“Renzi vuole al Quirinale un presidente-zerbino che appena eletto gli sciolga le camere. Se la Boschi avesse 50 anni sarebbe la candidata ideale”. Ne è convinto Giuseppe Cossiga, ex sottosegretario alla Difesa e figlio dell’ex capo dello Stato, Francesco Cossiga, secondo cui “potrebbe ripetersi lo stesso scenario che si verificò con mio padre. De Mita lo fece eleggere convinto che sarebbe stato funzionale al suo progetto, ma ben presto il nuovo presidente della Repubblica si trasformò nel suo peggior ‘nemico’”. Paolo Franchi, editorialista del Corriere della Sera, intervistato dal nostro quotidiano online aveva sottolineato che anche Renzi avrebbe utilizzato il metodo De Mita il quale “consiste nel fare cadere rapidamente tutti i petali di una rosa di nomi per fare avanzare senza esitazioni l’unica candidatura accettabile da tutti”.
Renzi ricorrerà al “metodo De Mita” come dice Franchi?
De Mita voleva un presidente della Repubblica che fosse funzionale a un progetto. Da questo punto di vista anche Renzi sarebbe ben contento di avere un presidente della Repubblica con le stesse caratteristiche. Il problema è che non so se il premier abbia già in mente un personaggio, e poi è probabile che si ripeta quello che accadde con De Mita. Mio padre fu eletto per essere funzionale a un progetto, ma poi, rendendosi conto della follia di quanto stava avvenendo, si trasformò addirittura nel “peggior nemico di De Mita”.
Qual era il progetto di De Mita nel 1985, e in che modo potrebbe ripetersi oggi?
Una riedizione “alla Renzi” dell’operazione De Mita potrebbe avvenire presentando un uomo che va bene alla sinistra. Questa figura deve essere però politicamente inconsistente, perché svincolata da correnti e quindi debole. Era proprio ciò che De Mita si aspettava da mio padre. Anche se poi nella realtà le cose andarono in modo completamente diverso.
E oggi qual è il progetto di Renzi?
Per Renzi la questione fondamentale è che il nuovo presidente della Repubblica sia disposto a sciogliere le camere appena eletto. Il premier vuole un capo dello Stato che lo aiuti a completare un paio di riforme, e soprattutto una legge elettorale che gli assicuri un potere assoluto, e poi indica le elezioni anticipate. Senza queste ultime, Renzi non può né vuole governare.
Chi vede meglio al Quirinale tra Bersani, Prodi, Veltroni, Draghi e Cassese?
Né Bersani, né Prodi, né Draghi né Cassese si presterebbero a fare lo zerbino di Renzi. L’unico che potrebbe andare bene è Veltroni che tanto non ha nulla da perdere.
Seguendo questa logica lei chi vedrebbe bene come nuovo presidente della Repubblica?
Renzi potrebbe candidare Paolo Gentiloni o Arturo Parisi. Berlusconi nella stessa situazione avrebbe candidato Gianni Letta, ma chi è il Letta di Renzi, Del Rio? Mi sembrerebbe una follia. Se Maria Elena Boschi avesse 50 anni, per il premier sarebbe la candidata ideale. Al Quirinale potrebbe salire Antonella Manzione, ex capo dei vigili urbani fiorentini, che di anni ne ha 51. Oppure i politici passati con Renzi all’ultimo momento, come Sergio Chiamparino, un uomo delle istituzioni che è comunque funzionale al progetto del presidente del Consiglio.
Repubblica ha parlato di un “piano Minzolini”, in base a cui Berlusconi sarebbe disposto a dire di sì a Prodi. Perché il quotidiano di Ezio Mauro pubblica questa indiscrezione proprio adesso?
L’obiettivo di Repubblica è bruciare Prodi, ma la vera questione è un’altra. Berlusconi è bollito, e il suo unico obiettivo è riottenere l’agibilità politica per ragioni che non sono solo politiche bensì personali. Non penso però che il Cavaliere sia così bollito da accettare i consigli di Minzolini, perché saremmo veramente al ridicolo. Ma il vero dato di fatto è che a Renzi non serve a nulla eleggere Prodi.
Perché?
Perché il Professore è sicuramente la figura che il presidente del Consiglio controlla di meno. Prodi va bene a Sel, alla minoranza Pd, e magari lo voterà anche Forza Italia nella speranza di mettere Renzi in difficoltà. Il “patto con il diavolo” di cui parla Minzolini lo stringerebbe Berlusconi, ma qui non dimentichiamoci che il “kingmaker” è Renzi. Quello delineato da Repubblica è uno scenario suggestivo e un po’ bizantino, ma non vedo perché Renzi dovrebbe cacciarsi in un guaio simile.
(Pietro Vernizzi)