“Le nostre richieste sono due: che la sera del voto si sappia chi sono i parlamentari eletti con le preferenze, e non solo quelli nominati dalla segreteria dei partiti; che la legge elettorale entri in vigore insieme alle riforme costituzionali. Se ci sono questi requisiti, il tema delle riforme è risolto”. Lo afferma Francesco Boccia, deputato del Pd e presidente della commissione Bilancio alla Camera. Intervenendo ieri da Algeri, il presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva detto: “Non esiste la possibilità di legare la riforma elettorale a quella costituzionale: sarebbe un atto contro la Costituzione e un emendamento di questo tipo è già stato respinto. Possiamo immaginare una clausola di salvaguardia che fa entrare la legge elettorale in vigore il 1 gennaio 2016”. A proporre di legare riforme costituzionali e Italicum era stato il senatore della Lega nord, Roberto Calderoli.
Che cosa ne pensa della “clausola Calderoli” bocciata da Renzi?
Teoricamente si potrebbe votare alla Camera con una legge e al Senato con un’altra. Una parte del Pd del resto ha sempre chiesto ciò che chiede Calderoli. Renzi però ha già risposto da Algeri che la cosa non è possibile, ma che la riforma elettorale entrerà in vigore al primo gennaio 2016.
Lei è d’accordo con il premier?
Personalmente ritengo corretto fare entrare in vigore la legge elettorale dopo la riforma costituzionale. Mai come in questo momento però bisogna essere onesti e non ambigui. Se siamo tutti in buona fede e la legge elettorale, come dice Renzi da Algeri, indicherebbe una data, la data a quel punto è meglio che sia il primo gennaio 2018. Se invece la data è il primo gennaio 2016 è evidente che si vuole andare a votare prima della scadenza naturale. A quel punto allora è meglio andare a votare subito con il Consultellum, perché è chiaro a tutti che così non si fanno le riforme.
Lei auspica le elezioni anticipate?
Io ritengo che si debbano fare sia le riforme costituzionali sia la legge elettorale, e che si debba votare a scadenza naturale. Il tema che pone Calderoli, che è lo stesso che aveva posto parte del Pd alla Camera, è una questione seria che si risolve fissando come data di entrata in vigore della legge elettorale il primo gennaio 2018. Parliamo dell’Italicum. Con il sistema dei capilista, le preferenze varranno solo per i partiti con più del 20%.
In questo modo si crea una disparità tra gli elettori?
Così come è stato proposto anche nell’ultima mediazione l’Italicum non va bene, perché siamo al 60/70% di nominati. Il Porcellum come è noto ha ulteriormente allontanato i cittadini dalla politica, perché ha fatto percepire gli eletti come dei nominati e dei privilegiati. Gli eletti devono essere eletti dai cittadini e non nominati dalle segreterie dei partiti. E’ evidente quindi che quella quota non solo non va bene, ma non funziona.
Lei vuole abolire i nominati?
Il rapporto dovrebbe essere invertito. Personalmente preferirei che non ci fosse neanche un nominato, ma se proprio si vuole dare una quota ai partiti anziché 350/400 nominati su 630 deputati come ora, si può ipotizzare una quota pari al 10/20%, eleggendo il restante 80% con le preferenze.
Che cosa ne pensa del fatto che manca una soglia minima per l’accesso al premio, per cui un partito con il 25% dei voti può ottenere il 55% dei deputati?
Questo è un tema che può essere oggetto di confronto e discussione. E’ una riflessione che non è stata ancora fatta e che va fatta. C’è ancora tempo per introdurre questa modifica alla legge elettorale? Sulla legge elettorale c’è sicuramente tempo per intervenire. Se si è in buona fede è possibile farlo lungo l’arco degli auspici indicati dal premier, che ha sempre detto: “La sera del voto bisogna sapere chi ha vinto”. Con il ballottaggio è possibile sapere chi vince, ma la sera bisogna anche sapere se il deputato scelto dai cittadini con le preferenze è stato eletto. Occorre inoltre che la legge elettorale entri in vigore insieme alle riforme costituzionali. Se ci sono questi requisiti, il tema delle riforme è risolto.
E se questi requisiti non ci sono?
Se l’obiettivo è solo quello di minacciare le elezioni quando è più conveniente per la condizione generale del Paese, dimenticando poi che è il capo dello Stato che decide di sciogliere le camere, va da sé che il rischio di trovare delle difficoltà in Parlamento è molto alto. Io penso che sia finito il tempo delle ambiguità. Quando alcuni di noi lunedì in direzione del Pd hanno chiesto chiarezza sul patto del Nazareno, il motivo è proprio questo.
(Pietro Vernizzi)