“Meglio la Cgil di Renzi, meglio Grillo di Forza Italia”. E’ lapidario Matteo Salvini, leader della Lega nord, nel segnare le sue coordinate sulla ribollente mappa politica italiana. In una conversazione di fine anno con ilsussidiario.net, Salvini è subito preoccupato di chiarire che “per noi Susanna Camusso non è un nemico: chiunque si impegna a combattere la disoccupazione è uno dei nostri amici e tra questi sicuramente non c’è Matteo Renzi”. Un concetto netto come il seguente: “In questo momento il centrodestra non esiste, e quindi non potremmo allearci con Forza Italia, con qualcosa che non c’è”. Last but not the least: “Beppe Grillo? E perché non dovrei parlargli? Anche domani: gliel’ho chiesto più volte personalmente ma purtroppo mi ha sempre detto di no”.
Salvini, che cosa ne pensa del Jobs Act?
E’ una bufala perché non contiene nulla che comporti una ripartenza economica per l’Italia. L’unico aspetto positivo che poteva esserci, cioè l’applicazione anche ai dipendenti pubblici, è stato stralciato.
Renzi ha stralciato il Jobs Act per il settore pubblico perché ha paura di perdere voti?
Portare un po’ di merito nel pubblico impiego e licenziare chi non lo merita sarebbe stata l’unica novità di questa riforma. Renzi l’ha tolta e quindi rimane il nulla. Probabilmente lo ha fatto per motivi elettorali, ma difendere i fannulloni non fa bene al Paese.
Se fosse lei al governo come farebbe la riforma del lavoro?
Cancellerei la legge Fornero sulle pensioni che ha bloccato milioni di persone. Poi abolirei gli studi di settore che colpiscono sempre e solo i piccoli imprenditori. E poi non avrei tentennamenti nel portare nella Pa i criteri di merito e di licenziabilità che il governo di Pd e Ncd ha pensato sempre e solo per il privato. Ma l’unica vera riforma del lavoro sa quale sarebbe?
Quale?
Abbassare le tasse con l’aliquota fiscale unica al 15%.
Si è detto che il Jobs Act lo abbia scritto Confindustria. Chi sta con Renzi e chi no?
La Confindustria di Giorgio Squinzi, ma anche la Fiat di Sergio Marchionne che ne è uscita e anche Luca di Montezemolo che è stato fatto uscire dalla Fiat ed è andato a presiedere l’Alitalia araba: alla fine tutti i cosiddetti “grandi industriali” stanno con Renzi. Il premier ha scelto il grande capitale, non ha mai amato le Pmi che rappresentano l’ossatura del Paese e del suo Pil.
Lei verrebbe a patti con la Cgil se questo permettesse di aumentare l’occupazione?
Assolutamente sì.
Quindi la Cgil non è il nemico?
Io non ho nemici tranne la disoccupazione. I sindacati in passato sono stati uno dei più grandi problemi dell’Italia. Per me però conta il presente: dobbiamo sconfiggere la disoccupazione e chi mi aiuta a farlo è mio amico. Tra i miei amici sicuramente non c’è Renzi.
Dire di no alla concertazione è stato un errore?
La verità sta nel mezzo. Essere ostaggio del sindacato non va bene, fare tutto di testa propria obbedendo solo alle grandi industrie non va bene ugualmente. E’ qui che non mi piace proprio l’idea dell’uomo solo al comando, che vuole fare tutto lui, anche perché poi Renzi non sta facendo nulla. Avrei preferito maggiore dialogo e discussione.
Che cosa ne pensa del piano Juncker?
E’ un’altra bufala perché si parla di 300 miliardi ma ce ne sono solo 21, spalmati su cinque anni e per 28 Paesi. Lascio ai lettori calcolare qual è la reale entità della somma che arriverà all’Italia. Niente.
Dopo gli ultimi risultati positivi della Lega lei sembra aver moderato un po’ i toni……
Falso. I contenuti delle nostre idee restano rivoluzionari, non è una questione di toni. Il nostro progetto, premiato dal voto, non cambia, anzi si rafforza. Secondo la flat tax al 15% potrai mai essere una cosa “moderata” da economisti del Fondo monetario? La Lega non cambierebbe idee neppure se perdesse.
Ma voi volete conquistare i voti dei moderati…
La Lega nord prende atto del fatto che aziende, negozi e partite Iva chiudono, e quindi i moderati sono sempre meno moderati. Sono da due giorni in Valtellina e non incontro altro che imprenditori che mi dicono che non ce la fanno più e stanno per chiudere.
L’ex leghista Giancarlo Pagliarini ha detto: “Salvini è bravo a raccogliere voti ma ha dimenticato il federalismo. E’ questa l’idea portante della Lega delle origini, uscire dall’euro non ci risolverà i problemi”.
Il federalismo è uno dei primi cinque punti che abbiamo presentato anche in occasione del varo del nostro progetto per il Mezzogiorno. Quindi non solo lo abbiamo come Dna della Lega al Nord, ma per la prima volta lo proponiamo realmente anche al Centro e al Sud. L’euro è una disgrazia che si aggiunge alle disgrazie che già abbiamo in casa, e se ne sono accorti già quasi tutti.
Lei si sente federalista e nazionalista nello stesso tempo?
No, io sono e sono sempre stato per le autonomie. Sono nazionalista solo nella misura in cui emergenze come la disoccupazione e l’immigrazione riguardano tutta l’Italia. L’immigrazione è un problema devastante da Nord a Sud e va combattuto in tutta Italia. Resto però convinto come Gianfranco Miglio che l’Italia sta insieme se valorizza le sue differenze.
Berlusconi sembra sempre più intenzionato a tornare in campo. Come pensa di conquistare il suo elettorato moderato?
Non mi interessa conquistare tizio o caio, il nostro problema è la sinistra perché le sue ricette mettono lo Stato davanti a tutto, mentre invece io metto il cittadino davanti a tutto. Berlusconi e Forza Italia sono un po’ troppo ondivaghi: un giorno sono di qui e uno di là. Il voto in Emilia-Romagna ha dato nove consiglieri regionali alla Lega nord con il 20% dei voti. Il problema non è la forma ma la sostanza.
Finiti i servizi sociali Berlusconi tornerà a essere il vecchio leone di un tempo?
Glielo auguro come persona e come uomo. Politicamente parlando però bisogna guardare al futuro.
Il futuro della Lega è con il centrodestra o da sola?
In questo momento non c’è il centrodestra, e quindi non potremmo allearci con qualcosa che non c’è. Parliamo ai cittadini, alle associazioni e agli imprenditori, non a partiti che non si capisce che cosa siano.
La Lega nord sarebbe disposta a governare insieme all’M5S?
Io ho chiesto più di una volta un incontro a Grillo, che l’ha sempre rifiutato. Il problema dell’M5S è che un conto è quello che dice, un altro quello che fa. Ricordo che i Cinque Stelle hanno votato insieme al Pd a favore dell’abolizione del reato di immigrazione clandestina. Comunque io Grillo lo incontrerei anche domani.
Come vede la partita per il Quirinale?
Non mi faccio illusioni, semplicemente ci opporremo a qualunque vecchio arnese di sinistra che ci proporranno.
Chi vi piacerebbe vedere al Colle?
Ci sono nomi dell’impresa, del mondo della cultura, del volontariato che ci piacerebbero. Non li faccio adesso perché poi avrebbero l’etichetta della Lega nord e quindi non avrebbero nessuna chance di passare.
Che cosa ne pensa di Riccardo Muti?
Un conto è dirigere un’orchestra, un altro fare il presidente della Repubblica. Chi ha guidato un’impresa o un’associazione di volontariato sa che cosa significhi. E lo stesso vale per chi fa cultura, chi scrive, chi insegna da tanti anni a migliaia di persone.
Come vede Mario Draghi e Sabino Cassese?
Io non voterò mai chiunque abbia collaborato alla costruzione di questa Europa e di questo euro che hanno portato a una disoccupazione da Dopoguerra. Chiunque sia complice della svendita della sovranità dell’Italia all’Europa non avrà i voti della Lega nord.
(Pietro Vernizzi)