“Sull’economia Renzi ha le mani legate. Tutto ciò che può fare è cercare di migliorare l’efficienza della macchina politica, anche se questo non si tradurrà certo in benefici per la ripresa”. E’ l’analisi di Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera, secondo cui difficilmente la legge di stabilità riuscirà a rilanciare l’economia italiana. Ieri Renzi è intervenuto alla Camera per rispondere alle domande dei deputati durante il question time.



Renzi si è detto pronto a utilizzare strumenti non convenzionali contro la disoccupazione. Lei che cosa ne pensa?

Il governo sta tentando di utilizzare delle risorse non altrimenti utilizzabili per una serie di progetti che creerebbero occupazione. In questo senso sono “strumenti non convenzionali”, perché il modo convenzionale di creare occupazione è l’impresa. Escluderei del resto che Renzi si riferisca ad assunzioni per lavori “socialmente utili”, come è avvenuto in un passato che definirei disastroso.



Come valuta l’invito del premier alla Germania a “ridurre gli squilibri macroeconomici”?

Il presidente del consiglio ha ricordato che non ci sono solo gli squilibri dei Paesi debitori come l’Italia, ma anche quelli macroeconomici come il surplus tedesco. Quest’ultimo consiste nel fatto che la Germania esporta tantissimo e non investe abbastanza. Se la Germania investisse di più e facesse più spesa pubblica, ciò potrebbe aiutare l’intera area euro perché alzerebbe leggermente l’inflazione.

Ha ragione Brunetta a dire che il piano Juncker è una presa in giro?

Sì, sul piano Juncker sono d’accordo con Brunetta. In Europa abbiamo già visto lo Stability and Growth Pack, o patto per la stabilità e la crescita, che doveva mobilitare 120 miliardi ma di cui non è rimasta più nessuna traccia. Bisogna considerare che 300 miliardi sono meno dell’1% del Pil europeo, e in più finora la Commissione ha reperito solo 21 miliardi da cui spera di arrivare alla somma finale attraverso un effetto leva.



Nel momento in cui si discute nei minimi dettagli di Italicum e riforma del Senato, non le sembra che il vero problema di Renzi sia la ripresa che non c’è?

E’ così, ma governo e Parlamento hanno poteri limitati in materia di crescita economica, tutto ciò che possono fare è creare un ambiente più favorevole alla ripresa. Non credo però che la legge di stabilità vada in questa direzione. E’ per questo che ci si concentra piuttosto sulla meccanica politica rispetto a cui governo e parlamento hanno un effettivo potere. Una riforma del sistema politico italiano, con un sistema legislativo più scorrevole ed efficace, aiuterebbe il Paese da ogni punto di vista, incluso quello economico, anche se non è questo che può riaccendere la ripresa.

 

Come valuta l’idea di fare entrare in vigore l’Italicum dal primo gennaio 2016?

A me fa venire in mente le clausole di salvaguardia sulle tasse. E’ un modo di governare “post-datato”, un po’ come gli assegni che si firmano oggi e che si riscuotono tra un anno. Oltretutto quella di Renzi è una labile promessa, perché una volta che c’è la legge, se si dovesse creare una crisi di governo e andare alle elezioni nulla impedirebbe al parlamento di votare per fare entrare in vigore l’Italicum prima del 2016. Scrivere dunque la data 2016 sulla legge non mi sembra una grande garanzia. Mi sembra una soluzione pasticciata, esattamente come lo era quando in prima approvazione, per garantire che non sarebbe stata usata a scopo di scioglimento anticipato, si fece una legge che valeva solo per la Camera e non anche per il Senato.

 

Lei come vede la questione dei capolista nominati?

Soltanto nel Pd varranno le preferenze, stando ai risultati elettorali prevedibili oggi. Con 120 collegi e i capolista eletti senza preferenze, bisogna prendere più di 120 parlamentari per fare scattare il gioco delle preferenze. L’unico partito che oggi sembra in grado di riuscirci è il Pd, mentre per gli altri non vale. Questa soluzione va bene a Berlusconi proprio perché comunque gli garantisce la possibilità di scegliere il suo gruppo parlamentare.

 

(Pietro Vernizzi)

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