Una leggina per mettere in sicurezza il Consultellum e una seconda norma che preveda l’entrata in vigore dell’Italicum in simultanea con la riforma del Senato. E’ la soluzione prospettata da Massimo Luciani, professore di Diritto costituzionale all’Università La Sapienza di Roma. In questo momento l’intrecciarsi della legge elettorale e della riforma costituzionale sta creando diversi problemi al parlamento, in quanto l’Italicum vale solo per la Camera ma il Senato non è ancora stato riformato.



Come ritiene che vadano raccordate l’Italicum e la riforma del Senato?

La soluzione migliore è quella di una clausola di salvaguardia che condizioni l’applicabilità della riforma elettorale all’entrata in vigore della riforma costituzionale. Ritengo che i dubbi di costituzionalità nei confronti di questa soluzione non siano giustificati. Gli unici dubbi fondati derivano semmai dall’assenza di una clausola di salvaguardia.



Come dovrebbe essere formulata la clausola?

Si può tranquillamente approvare la legge elettorale, ma si subordina la sua applicabilità all’approvazione di una riforma costituzionale che introduca la fiducia monocamerale, cioè che preveda il rapporto fiduciario soltanto tra Camera dei deputati e governo, escludendo dal circuito della fiducia il Senato. Se così non si facesse, il premio di maggioranza previsto per la Camera dall’Italicum sarebbe privo di ragionevolezza.

Quindi lei condivide il “lodo Calderoli”?

Prima che Calderoli la facesse propria, questa proposta era stata avanzata da numerosi costituzionalisti. Capisco che ci sia anche un problema politico, ma il problema tecnico si risolve molto facilmente.



In caso di elezioni anticipate con quale legge si voterebbe?

Si voterebbe con la legge elettorale uscita dalla sentenza della Consulta. Poiché però quella legge non è pienamente operativa, ho proposto che il Parlamento molto rapidamente metta in sicurezza quel sistema approvando una leggina. In caso di elezioni anticipate avremo una legge elettorale del tutto operativa, cosa che per adesso forse non abbiamo.

E se nel frattempo ripristinassimo il Mattarellum?

Sulla riedizione del Mattarellum non c’è affatto un accordo generalizzato, e quindi allo stato attuale non mi sembra una strada praticabile. E’ molto meglio fare un semplice “intervento ortopedico” di messa in sicurezza del sistema uscito dalla Consulta attraverso una piccola legge. I due tavoli dell’Italicum e della messa in sicurezza di quello che giornalisticamente è detto Consultellum francamente potrebbero essere percorsi insieme.

 

Che cosa ne pensa dell’intrecciarsi tra riforme e voto per il Quirinale?

Questo è un serio problema politico, ma dal punto di vista istituzionale non ci sono ostacoli o ingorghi. Le cose possono andare tranquillamente su binari paralleli, il problema è piuttosto di natura politica perché il nostro Parlamento ha già dimostrato di avere grandi difficoltà nell’elezione del capo dello Stato. E’ evidente che le divisioni che eventualmente dovessero maturare sul Quirinale potrebbero avere un effetto non positivo sull’iter delle riforme.

 

Per Rino Formica, la riforma del Senato fa sì che il nuovo presidente della Repubblica dovrebbe essere a interim, proprio come avvenne con De Nicola, il presidente eletto nel 1946 ai tempi dell’Assemblea Costituente, che si dimise nel 1948. Lei che cosa ne pensa?

Io non paragonerei l’entrata in vigore di una nuova costituzione con l’approvazione di una pur importante riforma costituzionale. Una semplice legge di revisione costituzionale non è infatti sufficiente per cambiare ordinamento. La portata della riforma del Senato non determina affatto un “salto di ordinamento” e quindi la necessità di azzerare tutte le istituzioni.

 

Che cosa ne pensa dell’ultima versione dell’Italicum con i capolista bloccati?

Sui capilista bloccati ho seri dubbi di legittimità costituzionale, perché c’è una disparità di trattamento tra gli elettori dei grandi partiti e quelli dei piccoli. E’ una soluzione che non mi convince, perché non sembra soddisfare i precetti che la Corte costituzionale ha fissato nella sentenza 1/2014.

 

(Pietro Vernizzi)