“Pier Luigi Bersani è la figura ideale per mettere d’accordo Renzi e Berlusconi sulla corsa al Quirinale. L’ex segretario del Pd è la figura in assoluto più simile a Napolitano: sono due uomini fatti della stessa pasta, molto inclini alla mediazione, che vengono entrambi dall’area migliorista del Pci”. Ne è convinto Piero Sansonetti, direttore del quotidiano Il Garantista, nel momento in cui Berlusconi è tornato a ribadire: “Mi aspetto un percorso di condivisione che consenta di avere un Presidente della Repubblica che non sia solo espressione della sinistra”. Il Cavaliere ufficialmente sostiene Amato come successore di Napolitano, ma in realtà il suo obiettivo come spiega Sansonetti sarebbe un altro.



Perché ritiene che Bersani abbia le carte in regola per essere il nuovo inquilino del Colle?

Bersani vinto le elezioni nel 2013, e la maggioranza in Parlamento è legata a lui. L’ex segretario non è mai stato così nemico di Renzi, all’interno del Pd non è furiosamente anti-berlusconiano e non appartiene all’ala “forcaiola” del partito. A differenza di Prodi, che Berlusconi non ha mai digerito, Bersani non gli andrebbe poi così male.



Come è visto Bersani dall’attuale Parlamento?

E’ da qualche mese che Bersani è diventato una persona che non suscita odi, e a differenza di Prodi non ha fatto quasi niente di male a nessuno. L’ex segretario del Pd è una brava persona e non ha mai avuto grandi nemici. D’altra parte non si può eleggere un presidente della Repubblica che non c’entri niente con la politica. In una fase così difficile come quella attuale il capo dello Stato deve essere un politico.

Ma non si voleva fare un presidente donna?

Il problema è che non hanno molte candidate. Il ministro Roberta Pinotti non ha i requisiti politici, Emma Bonino torna sempre tra i papabili ma non ce la fa mai. Anna Finocchiaro ha contro il “partito” del Fatto Quotidiano perché ha fatto la spesa all’Ikea con la scorta e si è fatta spingere un carrello. Bersani invece ha sempre spinto il carrello da solo, e quindi non credo che il Fatto Quotidiano gli farebbe una campagna contro. L’ex segretario è in credito con tutti e non è in debito con nessuno, anche Renzi gli deve riconoscere che ha vinto le primarie e le elezioni e poi gli ha ceduto il posto.



Perché in fondo a Berlusconi non dispiace l’idea di Bersani presidente?

Bersani è il miglior antidoto a Prodi, Rodotà e a qualunque candidato della magistratura. Non si può certo dire che Bersani sia l’uomo dei giudici, e quindi in fondo a Berlusconi non dispiace. L’ex segretario non è molto diverso da Napolitano, entrambi sono due figure molto inclini alla mediazione, sono due uomini fatti della stessa pasta che vengono dall’area migliorista del Pci. Bersani è stato tanto bravo come ministro quanto un disastro come segretario del Pd, e questo la dice lunga sul suo vero carattere.

 

In questo momento Renzi sta puntando sulle riforme istituzionali perché non riesce a risolvere i problemi economici del Paese?

Su questo non c’è dubbio, sull’economia Renzi non sa a quale santo votarsi e quindi scommette tutto sulle riforme istituzionali. Il vero problema però è che il caso “Mafia capitale” avrà effetti pesanti anche per Renzi. Queste inchieste crescono sempre di più fino a diventare delle valanghe.

 

In fondo che cosa c’entra Renzi con questo scandalo?

In teoria non c’entra nulla, ma la piega che ha preso non promette nulla di buono. Inizialmente sembrava che “Mafia Capitale” riguardasse solo Alemanno, ma già mercoledì i giornali parlavano soprattutto del coinvolgimento del Pd. Il Partito Democratico rischia molto, Renzi cerca di minimizzare ma se il suo partito prende dei colpi nella Capitale il segretario si troverà in serie difficoltà. Anche per questo punta tutto su legge elettorale e riforma del Senato, perché da altre parti naviga in cattive acque.

 

Lei che cosa ne pensa delle riforme istituzionali di Renzi?

Nessuna delle proposte presentate finora risolvono il problema della governabilità, e per farlo del resto non bastano né la riforma del Senato né una buona legge elettorale. Se vogliamo risolvere la questione della governabilità dobbiamo separare il potere esecutivo da quello legislativo.

 

In che modo?

Occorre eleggere direttamente il capo del governo e il capo dello Stato. La repubblica presidenziale è l’unico ordinamento che risolve questo problema. A quel punto che il presidente abbia o meno la maggioranza in Parlamento è un’altra questione. Negli Stati Uniti spesso i presidenti non hanno la maggioranza, ma non per questo si sciolgono le camere: si governa senza maggioranza in un normale equilibrio di poteri. Ritengo che il presidenzialismo sia l’unica soluzione anche per l’Italia.

 

(Pietro Vernizzi)