Nella sua partita a poker contro Letta, Matteo Renzi sta vincendo e continuerà a vincere anche le prossime mani, ma come sa qualsiasi professionista del tavolo verde il segretario del Pd potrebbe trovarsi in mutande in un attimo. Lo spiega Mario Adinolfi, giornalista, blogger, ex deputato del Pd e professionista di Texas Hold’em, una variante del poker in salsa texana. Ciascuno dei due sfidanti ha uno stile di gioco completamente diverso dall’altro, Letta è cauto e misurato, Renzi rischia tutto puntando a ogni mano ogni cosa che ha, i vestiti che indossa e magari anche i risparmi di mamma e papà.
Nella partita a poker tra Letta e Renzi chi bluffa e chi gioca a carte scoperte?
Nessuno dei due sta bluffando. Sono due stili molto diversi di gioco, nel linguaggio del Texas Hold’em quello di Letta si chiama “tight” in quanto gioca di rimessa e non aggredisce mai. Quello di Renzi è invece uno stile che nel poker chiamiamo “maniac aggressive”, in quanto al contrario aggredisce ogni piatto e cerca di ottenere il massimo risultato possibile. Sono due stili molto diversi, ognuno con la sua capacità di essere efficace, anche se in questo momento l’intera partita sta andando a favore di Renzi.
Chi sta rischiando di più tra Renzi e Letta?
Renzi ha “aggredito i piatti” a tal punto che ha già corso parecchi rischi. Annunciando che abolirà il Senato non ha certo fatto una mossa di poco conto. E quando ha dichiarato che intende cambiare completamente la legislazione sul lavoro, ha toccato un tema delicato che rischia di alienargli le simpatie di una parte della sinistra.
Quali altre mosse azzardate ha fatto Renzi?
Se uno va nel Pd, un partito chiaramente organizzato per consorterie e congreghe, e dice che intende smantellarle tutte, si assume fin da subito un rischio enorme. In più Renzi ha imposto uno stile da uomo solo al comando, e sulla riforma elettorale ha detto “o prendere o lasciare”. Altri rischi li corre quando demonizza il Movimento 5 Stelle, o giunge a invitare Berlusconi dentro alla stessa sede del Pd. Renzi insomma sta correndo fin troppi rischi, e per questo nel linguaggio del poker sarebbe definito un “maniac aggressive”.
Letta invece è un giocatore più cauto e guardingo?
Evidentemente sì. Il suo stile non lo porta a rischiare, ha un percorso diverso tutto costruito con passettini molto brevi, che lo hanno portato però a compiere un tragitto molto ampio. Il suo stile di giocatore da poker è quello di conquistare un piatto alla volta, per arrivare in cima. Di per sé non è una strategia del tutto impropria, anche se in questo momento è perdente rispetto a quella di Renzi.
Chi può vincere di più nel lungo periodo?
Tendenzialmente l’”aggressivo” come Renzi ha le qualità per sbancare, ma può essere anche sbancato facilmente. Una delle caratteristiche di chi affronta una partita di poker, nel modo in cui Renzi sta giocando la sua partita politica, è che può andare molto su, oppure a seconda di come gira la fortuna può perdere molto in poche mani. Di questo del resto credo che Renzi sia molto consapevole anche se non gioca a poker. Può vincere tutto il piatto, che poi si chiama Italia, ma rischia anche di finire sotto a uno dei prossimi tornanti.
In questa partita con due giocatori più importanti c’è un terzo incomodo che può spuntare fuori e sbancare tutto?
Certo, è Silvio Berlusconi, che in questo momento sta un po’ giocando a bluffare in quanto non ha delle carte particolarmente buone. Però ha tutte le caratteristiche per essere un giocatore di successo in questa partita complicata.
Alfano invece che partita sta giocando?
Alfano è un giocatore secondario, non è quello che dà le carte, in questa fase non è protagonista ma può avere un potere interdittivo. Il leader del Nuovo Centro Destra è quello che più di ogni altro può giocare la blocking bet, stoppando sul nascere le mosse degli avversari più pericolosi.
(Pietro Vernizzi)