Matteo Renzi ha indicato la rotta: “usciamo dalla palude” in cui si è impantanato il governo Letta. Il segretario del Pd si candida alla presidenza del Consiglio sfiduciando, di fatto, il compagno di partito Enrico Letta, che dal canto suo non ha partecipato alla direzione che si è tenuta ieri pomeriggio (invitando i membri dem a “decider con serenità” il suo futuro). Renzi, dunque, è sempre più vicino ad essere il nuovo premier: il suo insediamento a Palazzo Chigi è ormai questione di ore. Certo è che con questo fatto si innesca un domino di conseguenze difficili da gestire, sia da parte del leader Pd che dallo stesso partito. Il progetto di Renzi – che propone un patto fino al 2018 – è certamente ambizioso e coraggioso, ma in quanti lo seguiranno? E cosa succederà adesso nel panorama politico italiano? Berlusconi, su tutti, potrebbe fare un colpo di mano e tornare con rinnovato vigore al centro della scena. Dunque, cosa aspettarsi? Lo abbiamo chiesto ad Antonio Polito, direttore del Corriere del Mezzogiorno ed editorialista del Corriere della Sera.
La direzione ha votato con 136 sì e 16 no il documento di congedo a Enrico Letta: finisce il suo governo, arriva Matteo Renzi. Tutto normale?
Non direi. Nei Paesi normali si vincono le elezioni per andare al governo; questo non è accaduto e bisogna sottolineare che è molto tempo che non succede: gli ultimi due esecutivi (quello Monti e quello dimissionario di oggi) sono frutto di soluzioni parlamentari e non di maggioranze politiche. E, soprattutto, non è normale che un unico partito produca tre premier in un anno: Bersani – presidente del Consiglio incaricato con un modello che prevedeva un’alleanza con il M5S –, Letta – obbligato a fare le larghe intese con Berlusconi – e infine Renzi, che dovrebbe fare le larghe intese con Berlusconi fuori dal governo, ma in una maggioranza esterna che fa le riforme.
Insomma, c’è qualcosa che non va…
Un partito che propone tre premier nel giro di 12 mesi non è normale.
Letta aveva detto: chi vuol venire al mio posto deve dire cosa vuol fare. Renzi lo ha fatto?
Beh, oggi Renzi ha detto l’essenziale. Ha detto quello che Letta voleva che dicesse apertamente, ovvero ha chiesto la sua testa. Ecco, sui contenuti non ha detto molto, ma sostanzialmente ha parlato delle tempistiche dell’incarico (fino a fine legislatura, 2018 quindi) e dell’accelerata che vorrebbe imprimere, premendo sul pedale con più vigore rispetto a Letta. Certo, siamo ben lontani da un programma di governo. E a proposito…
Prego.
Non dimentichiamoci che il Pd non ha la maggioranza e dunque dovrà contrattare il programma con le altre forze parlamentari. Cosa che oggi Alfano ha ricordato, seppur timidamente.
Ma Letta è caduto effettivamente per avere fatto poco o nulla, come si dice nel Pd, perché serviva una svolta o per rivalità politiche interne?
Letta ha fatto certamente poco, ma se non è stato performante è perché prima l’esecutivo è stato bloccato per due-tre mesi dai ricatti di Berlusconi e poi, negli ultimi tempi, perché ha dovuto aspettare la risoluzione del giallo interno al partito, con la vittoria di Renzi e la sua proposta politica.
Quindi paga colpe (anche) non sue?
Le forze politiche, compreso il Pd, hanno una buona parte di responsabilità nel poco che ha fatto il governo Letta. È caduto perché il suo partito, rispetto al momento della sua nomina a primo ministro, è cambiato completamente. Renzi vuole assumere il comando delle operazioni: questa la ragione principe per la quale Letta non è più a Palazzo Chigi.
Il Pd da domani è più forte o più debole di prima?
A mio avviso ha dato uno spettacolo brutto che certamente non lo avvantaggia, soprattutto perché si era tanto detto che il prossimo governo sarebbe nato dalle urne e che Renzi non sarebbe diventato premier senza la benedizione popolare. Favorisce, semmai, l’antipolitica. È anche vero però – come ha detto Renzi – che se i risultati di governo sono visibili e convincenti, queste cose si dimenticano in fretta. C’è poi il nodo delle elezioni europee.
Si spieghi.
Renzi teme il risultato delle europee e il fatto che un brutto esito possa mandare per aria la sua segreteria. Ha pensato dunque di “premunirsi” facendo campagna elettorale da Palazzo Chigi, dimostrando che il Pd è cambiato, e in meglio. Se gli riesce questo giochetto il Pd ne esce più forte.
Il fatto che Renzi diventi premier senza passare dalle urne è un elemento che lo indebolisce?
Certo, è un fattore che gli gioca contro. Il Paese è sorpreso e anche un po’ sconcertato per quello che è successo. E parallelamente si rafforza la propaganda di Grillo e Berlusconi contro il Pd, ma tutto questo può essere pareggiato da un effetto “del fare” se il governo funzionasse.
Ncd ha dato l’altolà non assicurando l’appoggio. Fa parte del gioco delle parti vista la situazione o c’è dell’altro?
Il Nuovo Centrodestra entrerà nel governo, nessuno ha dubbi su questo. Non penso dunque che dobbiamo aspettarci chissà cosa. Ecco, il partito di Alfano – che ha i voti per essere decisivo al Senato – ha però un problema molto delicato: spiegare il proprio ruolo in un governo di centro-sinistra.
Renzi punta dritto al 2018. È fattibile?
La condizione della maggioranza è abborracciata. E appunto, nel programma di Renzi ci sono temi (unioni civili, Bossi-Fini) urticanti proprio per Ncd. Assisteremo a qualche mal di pancia di sicuro. Sta a vedere quanti saranno…
Basteranno dunque Renzi e la sua nuova squadra a dare discontinuità?
Innanzitutto godrebbe del pieno sostegno del proprio partito, cosa che Letta non aveva. Ma la questione cruciale sono i margini di manovra che il governo italiano ha sul tema della finanza pubblica insieme alle politiche europee adottate in materia. Se il resto d’Europa e i mercati decidessero di scommettere sulla proposta politica di Matteo Renzi ne trarremmo sicuro vantaggio dal punto di vista economico, ma onestamente non credo che Renzi godrà di un trattamento speciale. Spero di sbagliarmi.
Alla luce dei fatti, come cambieranno i rapporti con Forza Italia? Può un governo Renzi fare le riforme insieme a chi gli farà opposizione politica in parlamento?
Questa è la vera incognita. Allora: Renzi e Berlusconi si erano accordati sul fare le riforme e sul tornare, in un secondo momento, al voto. Ora però Renzi parla di governare fino al 2018, ma Berlusconi non ha certo voglia di aspettare 4 anni, lasciandolo a Palazzo Chigi, correndo per di più il rischio di un suo rafforzamento. Il tutto potrebbe avere conseguenze sul tavolo delle riforme con Forza Italia che potrebbe far saltare tutto e tirarsi indietro.
Siamo alla vigilia di una nuova elezione del capo dello Stato o Napolitano rimarrà saldo al Quirinale?
Napolitano, a differenza di Letta, non può essere sfiduciato. Il presidente della Repubblica ha detto, al momento dell’elezione, che non avrebbe fatto tutto il mandato e che avrebbe retto la carica finché il processo di riforme si fosse avviato e le sue forze lo avessero sostenuto. Ora il processo è stato avviato: la legge elettorale è alla Camera e ora dovrebbe arrivare quella relativa al titolo V. Quindi penso che Napolitano si dimetterà non appena la situazione si incanalerà sui binari della stabilità e non appena si possa tornare alle urne senza che succeda la fine del mondo.
Che fine farà Letta? Avrà un posto nel governo Renzi?
Secondo me, per come si è comportato e per l’orgoglio che ha dimostrato, escludo quest’ipotesi. Facendo il parallelo con Prodi e D’Alema, quest’ultimo si preoccupò di sistemare il professore in Europa; poiché in Europa ci sono numerose cariche prossime a rinnovarsi penso che il suo futuro possa essere lì.
(Fabio Franchini)