“Anche dopo la crisi del governo Letta, Napolitano cercherà di fare sì che il patto tra Renzi e Berlusconi duri il più a lungo possibile. Il nuovo asse consente di riproporre la strategia delle larghe intese per le riforme sulla quale il presidente della Repubblica ha scommesso negli ultimi anni”. E’ la lettura di Lanfranco Turci, ex deputato del Pds, a suo tempo esponente della corrente migliorista capeggiata proprio da Napolitano, e attualmente coordinatore del Network per il Socialismo Europeo. Il presidente della Repubblica negli ultimi giorni ha tenuto una posizione piuttosto defilata, e ai cronisti che lo hanno interpellato sulla possibilità di elezioni anticipate, ha risposto con un laconico ma chiaro: “Non diciamo sciocchezze”. Quindi, alla domanda sul muro contro muro tra Renzi e Letta, ha aggiunto: “Di muri non ne vedo”.
Quali carte ha da giocare Napolitano dopo questa crisi di governo?
Napolitano si augura che il cambio della guida del governo non faccia venire meno il patto Renzi-Berlusconi. Non sto dicendo che il nuovo asse sia stato voluto dal presidente della Repubblica, ma quest’ultimo lo ha sempre assecondato e ora farà in modo che non venga meno. Napolitano cercherà di fare sì che l’intesa tra il sindaco di Firenze e il Cavaliere duri il più a lungo possibile, e per quanto dipenderà da lui farà in modo che non vada in crisi.
Il patto Renzi-Berlusconi potrebbe trasformarsi in un accordo di governo?
No. Renzi è un uomo spregiudicato, ma il Pd non sarebbe in grado di accettare un governo insieme a Berlusconi. Il sindaco di Firenze sta applicando la tattica di Deng Xiao Ping, per il quale “non importa il colore dei gatti purché prendano i topi”, anche se nel caso di Renzi i “topi” sono soprattutto il successo personale. Ma non credo che il Pd potrebbe mai seguire il segretario qualora a quest’ultimo venisse in mente di proporre un’intesa di governo con Berlusconi.
Il patto durerà quanto basta per modificare la Costituzione?
Se Berlusconi riuscirà a portare rapidamente a casa la legge elettorale, a quel punto mirerà a interrompere i giochi e a indurre lo stesso Nuovo Centro Destra a staccare la spina a un eventuale governo Renzi.
Per quale motivo dall’inizio della crisi Napolitano è rimasto così in disparte?
Napolitano si è reso conto della situazione caotica in cui si trova il Pd sotto il tourbillon della direzione Renzi. Pur non avendo rinunciato a “governare” la crisi, il capo dello Stato ha scelto di lasciare che i conflitti si definissero all’interno del partito di maggioranza relativa. Quando alcuno giorni fa ha detto “prima di tutto se la vedano nel Pd”, la sua è stata una battuta eloquente. Nel novembre 2011 e dopo le elezioni di un anno fa, Napolitano aveva giocato fin dall’inizio un ruolo molto più attivo imprimendo alla crisi una direzione precisa.
Il ruolo di Napolitano è defilato anche per gli attacchi di cui è stato vittima in questi giorni?
Non credo che ci sia un legame tra queste due cose. Napolitano è una tempra robusta, fin dai tempi del Pci è sempre stato un moderato, ma questo non vuol dire che sia una persona senza coraggio o senza forza di carattere. Negli ultimi anni il presidente ha inoltre rafforzato il suo ruolo personale nella politica italiana. Non credo che sia stato intimidito dalla recente sortita di Friedmann, che peraltro è abbastanza risibile, con tutto il cancan che il Corriere della Sera ha cercato di imbastire.
Chi sono in questo momento i nemici di Napolitano?
Le interviste di Friedman a Prodi e Debenedetti sono state rilasciate alcuni mesi fa. La ricostruzione dello scrittore americano lascia molto il tempo che trova, perché va a caccia di retroscena in quanto non sa di cosa parlare, oppure perché le cose importanti sono troppo impegnative da approfondire. Napolitano ha sicuramente dei nemici, ma non mi sembra che in questo momento ci sia qualcuno in particolare che sta lavorando contro di lui. Stiamo scontando la debolezza del governo Letta, e soprattutto il fenomeno Renzi. Quest’ultimo, come tutti i prodotti mediatici, non è a “lunga conservazione”, e ce ne accorgeremo presto.
(Pietro Vernizzi)