“Uno scontro simile a quelli della prima Repubblica nel quale Renzi è stato abilissimo”. È il commento laconico di Luciano Violante sull’epilogo del duello Letta-Renzi durato ben due mesi, e che si è concluso con l’uscita di scena del presidente del Consiglio. Ieri Letta ha annunciato le dimissioni, che arriveranno nella giornata di oggi: “A seguito delle decisioni assunte oggi (ieri, ndr) dalla Direzione nazionale del Partito democratico, ho informato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, della mia volontà di recarmi domani al Quirinale per rassegnare le dimissioni da presidente del Consiglio dei ministri”.



Partiamo dalle dimissioni di Letta. Qual è la sua valutazione dell’operato del presidente del Consiglio uscente?
La mia valutazione è sostanzialmente positiva. L’economia riprende a salire e lo spread scende, quindi dal punto di vista economico le cose sono state fatte. Lo stesso si può dire anche sul piano istituzionale, rispetto a cui sono stati raggiunti dei risultati importanti.



Quali sono stati i limiti di Letta come premier?
Letta avrebbe dovuto dedicarsi a pieno regime a realizzare le riforme istituzionali non appena la commissione da lui insediata aveva terminato i lavori. Tra l’altro i “saggi” avevano finito di lavorare un mese prima rispetto al termine stabilito, proprio per consentire a Letta di fare presto nel presentare i disegni di legge. Il premier ha scelto di seguire un’altra strada, e non credo che questo gli abbia giovato.

Solo tre giorni fa Renzi diceva: “Chi ce lo fa fare di andare al governo?”. Perché in una settimana ha cambiato posizione?
In questa settimana si è accentuato il logoramento del governo. Mercoledì sera il presidente Letta ha presentato una proposta francamente tardiva in relazione allo svolgimento degli eventi. L’attendismo del premier alla fine non gli ha giovato.



Renzi è il terzo premier non legittimato da elezioni generali. Lei che cosa ne pensa?
È così, anche se Renzi ha pur sempre avuto un’investitura attraverso le Primarie.

Le primarie sono una legittimazione sufficiente perché Renzi vada al governo?
Renzi va al governo perché la situazione politica è in parte logorata. Le primarie sono state per eleggere il segretario del Pd, non il presidente del Consiglio. Alcuni degli oppositori di Renzi in realtà lo avevano detto, sottolineando che la vera posta in palio era Palazzo Chigi.

Lei ritiene che la base elettorale delle primarie fosse sufficientemente ampia per sostituirsi a un voto vero e proprio?

Circa tre milioni di votanti sono una base più ristretta rispetto a quella delle elezioni generali, ma è pur sempre qualcosa di più rispetto alla “promozione sul campo” che hanno avuto in passato altri leader, come D’Alema.

C’è il rischio che il Parlamento si trasformi in un semplice organo di ratifica di quanto è deciso dalle segreterie dei partiti?
Io spero di no.

Con Renzi il Pd è più unito o più diviso?
Esiste un’opposizione interna, ma quest’ultima è molto attenta a non portare danni al partito.

Come valuta l’atteggiamento di Renzi nei confronti di Letta dal momento in cui è stato eletto?
È stato certamente molto abile.

Ma è stato corretto “sfiduciare” un premier del suo stesso partito?
Negli anni della prima Repubblica è accaduto spesso che il segretario di un partito appena arrivato scalzasse il presidente del Consiglio.

Vuol dire che Renzi ha seguito un copione democristiano?
Certamente no; ma nella storia della prima Repubblica si è già verificato lo stesso conflitto tra leader Dc che si è riproposto negli ultimi due mesi tra Letta e Renzi. È una constatazione.

(Pietro Vernizzi)