Una mossa, da Gattopardo, per conservare lo status quo. Piero Ostellino, ex direttore del Corriere della Sera – per cui oggi fa l’editorialista –, commenta così il passaggio di consegne a Palazzo Chigi tra Enrico Letta, premier dimissionario perché sfiduciato dal suo stesso partito, e Matteo Renzi, segretario del Pd e prossimo presidente del Consiglio. Sono partiti nel pomeriggio di ieri le consultazione con il capo dello Stato per delineare la struttura del futuro esecutivo. Qual è futuro ci attende? Per Ostellino (“siamo un Paese morto”) è inutile illudersi.
Letta dimissionario e Renzi in arrivo a Palazzo Chigi. Fino a qualche giorno fa non sembrava possibile arrivare a tanto. Perché è crollato tutto in così poco tempo e da dove è arrivata l’accelerata?
Letta è stato sfiduciato dal suo partito: il tutto è nato dalla direzione del Pd. Renzi, a sua volta, aveva fretta perché temeva di rimanere troppo a lungo in anticamera e, quindi, di bruciarsi. Poi il Pd si era scelto un segretario che inevitabilmente sarebbe dovuto diventare presidente del Consiglio, ed è infatti quello che sta accadendo.
Da oggi cosa dobbiamo aspettarci?
Dalla lista dei ministri ben poco. Non mi sembra certo il migliore degli inizi partire per fare la rivoluzione riformista – per lo meno negli intenti – con un vecchio sindacalista come Epifani al Lavoro e il vice presidente operativo del Csm, Vietti, alla Giustizia. Io, dalla mia, non avevo riposto alcuna fiducia e speranza in Renzi: non votando non mi faccio illusioni. Resta però il fatto che molti italiani se le erano fatte e mi pare che siano destinate a rimanere deluse.
Parlando invece delle tempistiche, in quanti giorni si riuscirà a dare una forma al governo?
Questo dipende dalle consultazioni, dalla formazione del Consiglio dei ministri e da ragioni tecniche che richiedono tempi ragionevoli, non troppo lunghi.
Ma con Renzi a Palazzo Chigi cambia qualcosa?
A giudicare dalle premesse direi che non cambia niente. Ancora una volta in Italia si è cambiato qualche cosa affinché non cambiasse nulla, secondo la classica regola del Gattopardo. Penso dunque che si manterrà in vita (come si è sempre fatto in Italia) uno status quo precario e non apprezzabile. È inutile che ci facciamo delle illusioni: questo è un Paese morto. Ben prima dell’arrivo di Renzi.
Come pensa che si muoverà Berlusconi in questi mesi?
Bisognerebbe chiederlo a lui. Se gli sono state date garanzie sui suoi affari personali Berlusconi non farà opposizione feroce, altrimenti si metterà di traverso. Tutto ruota intorno ai suoi problemi personali, il che non è che sia molto esaltante…
Pensa che questa situazione sia stata pensata a tavolino in quel famoso incontro del Nazareno?
Probabilmente sì. Questa forma di alleanza è nata in quelle due ore e mezza; d’altra parte, siccome Renzi proponeva di fare una riforma che inquadrasse anche le regole del gioco della democrazia, era naturale che coinvolgesse anche l’altro grosso partito del Paese.
È trapelata una voce che parla di un accordo Renzi-Berlusconi per andare alle urne ad ottobre…
Io dissi che bisognava andare alle elezioni nel 2011 quando Berlusconi perse la maggioranza in Parlamento. L’invenzione di Napolitano fu dettata dalle migliori intenzioni, ma come sempre succede in questi casi si finisce all’inferno. Quello del presidente della Repubblica è stato, a mio avviso, un errore.
Prima ha citato il Gattopardo. Uniamo i puntini: Alan Friedman e le rivelazioni su Napolitano…
Ripeto, nel 2011 Napolitano ha sbagliato, come ha sbagliato negli ultimi tempi. Questo non significa che non sia un galantuomo. Di fronte a quello che ha che portato alla luce Friedman i sostenitori del capo dello Stato hanno infatti detto: “Ha fatto bene perché è un galantuomo”. Anche mia madre era una signora per bene.
Ma scusi, del fatto che Forza Italia e Pd si sarebbero accordati per andare a votare dopo l’estate cosa ne viene?
Dico solo che andare alle urne non è mai un male. Consultare gli italiani per sapere cosa pensano è un bene. La democrazia funziona così. E adesso invece hanno imposto il terzo presidente del Consiglio non eletto.
Letta: da chi è stato tradito e che fine farà?
Non credo proprio che abbandonerà il Pd e non parlerei di tradimento: in politica cambiano le opinioni e le maggioranze; in più il suo governo non è che abbia brillato per attività. Il suo esecutivo vivacchiava e i suoi ne hanno fatto un altro sperando che non vivacchi, tutto qua.
(Fabio Franchini)