Non sarà un governo problematico. Non ci saranno grandi intoppi o impedimenti nella sua formazione, che dovrebbe avvenire nel giro di una settimana. L’incarico accettato con riserva, i tempi per ragionare sui contenuti di un esecutivo di legislatura sono inevitabili in una situazione come quella che sta vivendo l’Italia. Matteo Renzi ha assunto un’aria meno “scanzonata”, più adatta al ruolo che sta per assumere, anche per quello che il Paese si aspetta dal suo governo, soprattutto sui problemi dell’economia, del lavoro, della pressione fiscale oltre che delle riforme istituzionali.
È vero che l’elenco delle riforme promesse da Matteo Renzi, nel giro di quattro mesi, sembrano il controcanto di sinistra del primo Berlusconi, quando scese in campo agli inizi degli anni Novanta. È quasi certo che non sarà possibile rispettare una “tabella di marcia” come quella indicata dal nuovo segretario del Partito democratico. Forse Renzi fa solo un richiamo al coraggio di affrontare una sfida e cerca di smorzare le richieste che gli vengono dagli alleati del Nuovo centro destra e dai malumori che esistono nel suo stesso partito per la costituzione di un governo che non ha avuto un “battesimo elettorale”. Paolo Franchi, editorialista del Corriere della Sera, attento osservatore della realtà politica e sociale italiana, non dà tutto per scontato, ma non vede intoppi insuperabili su questo versante.



Possono essere intoppi questi malumori democratici e le richieste di rappresentanza nel governo di Ncd?
Ci sarà una parte del Pd che occuperà una spazio più a sinistra, che potrà rappresentare una parte dell’elettorato che non si riconosce nella politica di Renzi. Ma la sostanza è che il partito sembra non esistere più, cioè non ha più la funzione che poteva avere un tempo. Realisticamente che cosa possono fare Pippo Civati e altri in una situazione come questa? Al massimo una forma di testimonianza che li collega a un rapporto più stretto con il partito di Vendola, con Sel, con altri scontenti di sinistra. Ma nella sostanza non vedo impedimenti tali da frenare, da sinistra, soprattutto all’interno del Pd, la corsa di Renzi.



Poi ci sono le puntualizzazioni, chiamiamole così, di Angelino Alfano, per una rappresentanza di Ncd nell’esecutivo.
Certamente ci sono anche questi punti, ma non mi sembrano insuperabili. Quali prospettive differenti potrebbe avere in mente Alfano se non confluire poi sul sostegno a questo governo? Ripeto che non si vede dare nulla per scontato, ma i problemi tra le forze politiche della maggioranza che si intravede mi sembrano tutti superabili e non tali da costituire intoppi insormontabili. Anche l'”opposizione responsabile” di Forza Italia mi sembra indicativa di un clima che si respira in questo Paese. E, tanto per intenderci, non credo a “patti sotterranei”, come qualcuno sta dicendo, tra Renzi e il luogotenente di Berlusconi, Denis Verdini. I problemi veri mi sembra di vederli altrove.



Beh, un problema sulla costituzione del governo esiste per il ministero dell’Economia. Circolano nomi e poi si bruciano, come quello di Barca ad esempio. Oppure come quello di Lucrezia Reichlin, che sembra non sia di moda nelle stanze della Cancelleria di Berlino.

Questo è un nodo problematico e anche spinoso. Ma alla fine penso, anche in questo caso, che una mediazione alla fine si riesca a trovare tra i vari protagonisti interessati a trovare un ministro dell’Economia che non sia scomodo per la Bce, per l’Europa e per altri ancora. Certo, parlando di economia e della situazione sociale che esiste nel Paese, ci si avvicina al nocciolo della questione, ai problemi con i quali Matteo Renzi deve confrontarsi. In altre parole, il problema europeo.

In che senso, problema europeo?
Esiste certamente il nodo dei rapporti con l’Europa e gli italiani si aspettano un atteggiamento diverso, ma esiste al contempo il problema della credibilità dell’Europa, che ha la sua scadenza alle prossime elezioni europee di maggio. In quell’occasione Matteo Renzi misurerà la sua credibilità. Europeista convinto, il segretario del Pd non può permettersi un insuccesso e magari una clamorosa affermazione delle forze, a vario titolo, antieuropeiste. La partita in questo caso è tutt’altro che semplice. Basta guardare i sondaggi della Francia, con un 57 percento assegnato a Marine Le Pen, per provare un brivido lungo la schiena. Matteo Renzi può anche partire “a razzo” nei primi cento giorni, può varare finalmente la riforma elettorale e intervenire su altre questioni, ma poi deve superare l’ostacolo delle elezioni europee, che a me sembrano il vero intoppo reale del suo governo di legislatura.

(Gianluigi Da Rold)