Fischia il vento, urla la bufera, scarpe rotte, eppur bisogna andar. Cantavano così i partigiani. Che volevano dire del sacrificio fatto per la causa. Ora siamo in un nuovo clima, la politica è vista male dalla gente, in Sardegna si è astenuto il 48%. Bisogna recuperare, mostrando che si fa sacrificio e che si immette una vera gratuità nel far politica. 



Grillo ha giocato questa carta con grande ridondanza. I suoi eletti rinunciano a parte dei guadagni, si definiscono cittadini anche se sono onorevoli, e cercano di farsi vedere diversi perché parlano male di tutti. Usano la rete, dibattono nel web, la loro democrazia è quella degli 80mila aderenti alla rete.

Poi hanno cominciato anche gli altri, andando al Quirinale con piccole auto di proprietà personale, o imprestate. Letta fra i primi. 



Adesso tocca a Renzi. Incaricato di formare il governo, scatta subito la questione istituzionale sulla protezione del capo del Governo. In questo campo lavorano decine di uomini dell’ordine pubblico. Ma Renzi ha dichiarato che lui non vuole la scorta, che lui è protetto dalla gente. Un vero strappo istituzionale. Probabilmente piacerà alla gente, ma certo non sarà così a lungo, perché basterà una lettera minatoria per far scattare le protezioni obbligatorie.

Mi sembra molto più significativa la sua dichiarazione programmatica: una riforma al mese, prima la riforma del sistema elettorale e del sistema bicamerale. Poi – ha dichiarato – in aprile la riforma del lavoro, in maggio la riforma del fisco, in giugno la riforma della burocrazia. Una cosa da far venire i brividi, un impegno mastodontico, ma certo possibile e molto urgente.



Ci riuscirà?

Resta a Firenze, va in treno, perde molto tempo per la sua “vita da normale”, e se la gara scatta vedremo anche ministri in bicicletta. Dunque quel programma chiederà un lavoro per il restante 50% del tempo, tenuto conto del tempo speso per mostrarsi vicini al popolo.

Fra l’altro vorrei ricordare che il taglio dei costi della politica porta in campo tagli che si devono fare a tutti i livelli del lavoro politico, e che possono generare importanti risparmi. 

Ancora  più impegnativo sarà far funzionare le gare nelle opere pubbliche e ottenere che non si sprechino ingenti somme in opere mal fatte o in cantieri fermi per tempi infiniti.

Poi c’è la grave condizione dei nuovi disoccupati e delle famiglie impoverite. È urgente attivare nuovi livelli di sostegno sociale. Il che vuol dire, visto che non si può estendere la spesa pubblica, fare risparmi sulla spesa al fine di spostare risorse sulle riforme annunciate e sul bisogno ulteriore di solidarietà sociale.

Tutto questo in una situazione particolare del governo unico possibile, che è quello di coalizione fra sinistra e moderati. Per fare cose efficaci, con una simile maggioranza, bisogna avere la grande maestria del compromesso, mediando fra culture politiche diverse per avere il comune sentire nelle riforme. Anche questo è possibile. Renzi ha pensato che doveva sostituire Letta perché questi aveva scarsa capacità di mettere d’accordo le parti, non riuscendo per questo a fare le riforme. Renzi si considera audace e determinato, ma resta il fatto che deve fare mediazione e compromesso.

È l’arte della politica, cari cittadini italiani, la politica è questo comporre le ragioni delle parti, e saper unificare il Paese. Altro che non usare l’auto blu! Va bene, un poco di demagogia sulla semplicità istituzionale è comprensibile. Ma non si creda che le sceneggiate saranno utili. 

La questione è: demagogia di vicinanza al popolo, o rinnovamento efficace? I moderati, con Alfano e gli altri, come si comporteranno nell’accelerazione delle riforme? O avranno anche loro il problema di farsi vedere in bicicletta?

Mi vien voglia di dire: speriamo che questi giovani al potere abbiano comunque imparato dai padri.