“Renzi è il loro uomo”. Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze, si riferisce a quel blocco di poteri che ha spinto il segretario del Partito democratico a Palazzo Chigi. Da chi è formato? Da Repubblica, dal gruppo di via Solferino e da Confindustria. Rottamati i due vecchi cavalli Mario Monti ed Enrico Letta, tocca ora al sindaco di Firenze. E per Forte non è certo un caso che l’accelerata per farlo premier sia arrivata alla vigilia delle nomine statali.



Fabrizio Barca nella telefonata con il finto Vendola dice come vi sia la spinta di De Benedetti dietro l’operazione Renzi. Quali sono gli assetti di potere – italiani ed eventualmente europei – che possono essere alla base dell’ascesa di Renzi a Palazzo Chigi?

Facciamo prima un passo indietro. Lui ha (stra)vinto quelle Primarie, spinto anche dai giornali che lo hanno pompato. Si è accattivato simpatie e ha conquistato la maggioranza del suo partito. Poi – e qui vediamo altre mani che hanno partecipato all’operazione – c’è stato il colpo di scena di Friedman che ha dato l’impressione che nel passato periodo il Pd ha giocato sporco insieme a Napolitano. Veniamo quindi a Mario Monti e a Enrico Letta che, dopo essere stati messi al comando, sono stati screditati



C’era bisogno di un cambio di passo…

Ecco, e il rinnovamento invocato è coinciso con le crescenti affermazioni di altri due protagonisti

Che sarebbero?

Il primo è la Confindustria che aveva fame di riduzione del cuneo fiscale. Quindi, con le dichiarazioni dei suoi vertici e attraverso Il Sole 24 Ore, ha liquidato Letta. Il secondo il Corriere della sera con lo scoop di Friedman – che ha fatto il giro del mondo – e con la simpatia che, insieme a Repubblica,  mostra di continuo per Renzi, ha lanciato la sua candidatura. Letta, che prima piaceva, è stato licenziato su due piedi come una contessa dell’Ottocento poteva fare con una sua cameriera



Al suo posto ecco Renzi…

Che piace a De Benedetti (come si è ben capito anche dai racconti emersi in questi giorni), piace al gruppo di via Solferino, alla Confindustria e anche alla sinistra sindacale. Landini, avversario feroce del gruppo Fiat e della riforma alla tedesca dei contratti è vicino a Renzi. Ricordiamo come Confindustria sia vicina alle banche: alcune di loro (pensiamo a Mediobanca) sono intrecciate con il mondo industriale.

Quindi?

Insomma, tutti questi  hanno mandato avanti Renzi perché si sono stufati di Letta, come prima si erano stufati di Monti: due cavalli ormai logori. È evidente come vi sia un patto tra il Partito Democratico e questi gruppi di potere finanziario italiano pro Renzi. Non è un caso che la nomina di Renzi sia arrivata, con un’accelerata, nel momento delle nomine? (Eni, Enel, banche, ndr). Lui forse, quest’accelerata, non la desiderava neanche, ma ora sarà tenuto a rendere il servizio…

E del suo programma cosa pensa? L’agenda è tiratissima: legge elettorale, fisco, lavoro e pubblica amministrazione da riformare entro maggio. 

Le sue proposte mi sembrano nebulose e avventuristiche. E poi la tesi che basta essere giovani per avere capacità di innovazione non è credibile per la gente di buon senso. Il suo programma non si capisce, così come non si sa ancora quali saranno le persone che formeranno l’esecutivo e soprattutto quelle che reggeranno i ministeri fondamentali. Ripeto, l’impressione è quella di avventurismo: dubito che lui sappia bene cosa fare. Personalmente ci vedo anche una grande vena di populismo

 

E a livello europeo?

Renzi ha meno autorevolezza di Letta e molto meno di Monti. Quindi di voce in capitolo ne avrà ben poca…

 

Come cambia ora, se cambia, il ruolo di Giorgio Napolitano?

Io ho l’impressione che Napolitano –descritto come l’astuto mago che prende grandi decisioni – è stato di continuo trasportato da queste ondate di pressione provenienti dai cosiddetti poteri forti: ora non sa bene che pesci pigliare, dando quindi ascolto a questi signori.

 

(Fabio Franchini)