“Anche ammesso che Renzi riesca a formare il nuovo governo, appena varcate le Mura di Roma affonderà nel pantano come tutti i suoi predecessori. Se vuole salvarsi dalle sabbie mobili l’unica via di fuga sono le elezioni anticipate per scegliere una nuova Assemblea Costituente”. Ne è certo Mattia Feltri, giornalista de La Stampa, che sottolinea: “Il problema dell’Italia è la Costituzione, non i ministri che formeranno il nuovo esecutivo. Anche su questo però voglio dare un consiglio a Renzi, anche se immagino che rimarrà inascoltato: confermi la Cancellieri, è stato il miglior ministro della Giustizia degli ultimi 20 anni”. Mentre di Alfano Feltri dice: “Ha scommesso sul fatto che Berlusconi fosse un uomo morto e ha sbagliato, ora si aggrappa alla poltrona di ministro che è tutto ciò che gli rimane”.



Partiamo dalla maggioranza che sosterrà il prossimo governo. Secondo lei chi ne farà parte?

Prevedo che non ci saranno delle variazioni significative rispetto a quella che sosteneva il governo Letta, anche se è possibile che ci sia uno spostamento di piccoli gruppi di parlamentari. Il M5S è spaccato.

Una parte dei grillini potrebbe sostenere Renzi?



E’ dal primo giorno della legislatura che ci sentiamo dire che il M5S è spaccato, e poi non si spacca mai. Litigano, rilasciano interviste, ma alla prova dei fatti restano uniti. L’idea di un sostegno del M5S a un premier del Pd è come l’attesa del Messia da parte degli ebrei.

C’è qualche nome che, entrando nel governo, potrebbe convincere Grillo?

No, è del tutto impossibile. Un conto è ipotizzare che dieci o 20 parlamentari lascino il M5S per sostenere il governo Renzi. Ma escludo in maniera categorica che nominando due o tre ministri che piacciono al M5S, si riesca a ottenere il voto di fiducia da parte dell’intero partito.



Il Nuovo Centro Destra continuerà ad essere un interlocutore privilegiato o si punterà a un appoggio esterno di Forza Italia?

Ncd è un interlocutore indispensabile per fare avere i numeri al governo, altrimenti Renzi lo avrebbe già accantonato. Ma non è da trascurare neanche l’ipotesi che alla fine il governo Renzi non nasca affatto.

Prevede un ritorno alle urne?

E’ una possibilità che in questo momento non si è ancora concretizzata. Ma se Renzi non riuscisse a formare il governo che ha in mente e incontrasse delle difficoltà a formare una maggioranza chiara, si andrà a votare subito. Una cosa ritengo impossibile: la formazione di un governo il cui unico obiettivo sia quello di approvare la legge elettorale, in quanto mancano i tempi. Se invece non si troveranno un governo e una maggioranza entro una settimana o dieci giorni, siamo ancora in tempo per andare a votare per le Politiche lo stesso giorno delle Europee, con il sistema proporzionale.

Tra i possibili ministri, finora qual è stato il rifiuto più pesante che ha ricevuto Renzi?

Da un punto di vista dell’immagine che gli dicano no amici consolidati come Farinetti e Guerra, è di per sé un fatto abbastanza pensante. Da un punto di vista politico invece i rifiuti peggiori sono quelli di Barca e di Lucrezia Reichlin. Entrambi hanno motivato il loro rifiuto con la mancanza di un programma economico preciso, il che equivale a una stroncatura.

 

Che cosa ne pensa delle ipotesi di Mauro Moretti e Marianna Madia come ministri?

Moretti ha guidato le Ferrovie dello Stato in modo abbastanza discutibile. Le Fs non hanno registrato risultati particolarmente brillanti, ma vanno male le ferrovie come va male il governo, va male la posta, va male la salumeria sotto casa mia che l’altro giorno ha chiuso perché c’è la crisi. Moretti però quantomeno ha esperienza, la Madia invece non ha nemmeno quella.

 

Tra le figure vicine a Renzi c’è stato Ichino. Può essere lui il nuovo ministro del Lavoro?

Credo che più che Ichino vicino a Renzi fosse Renzi vicino a Ichino. Il giuslavorista non ha mai avuto delle particolari affinità intellettuali e ideologiche, ma Renzi ha visto nel piano per il lavoro di Ichino qualcosa di un po’ più nuovo, fresco e moderno.

 

Alfano resterà nel suo ruolo chiave di vicepremier?

Quello di Alfano non è un ruolo chiave, ma una poltrona cui lui resta aggrappato per disperazione. Alfano ha messo in atto la scissione da Forza Italia nel momento di massima debolezza di Berlusconi, condannato e prossimo alla decadenza da senatore, scommettendo sulla morte politica del Cavaliere. Berlusconi però è ancora vivo e finché non morirà politicamente, nel centrodestra non ci sarà spazio per nessun altro. Alfano non ha avuto un ruolo chiave nel governo precedente, e non lo avrà nel prossimo.

 

Se Renzi le chiedesse un consiglio sui ministri da nominare, lei cosa gli direbbe?

Renzi non chiede mai consiglio a nessuno, ma gliene darò uno lo stesso: confermi la Cancellieri come ministro della Giustizia. E’ stato un bravo ministro che ha avuto un brutto incidente con il caso Ligresti, nei cui confronti però non aveva fornito un aiuto concreto ma solo una solidarietà umana. Nonostante questo incidente, insieme a Flick la Cancellieri è stato il miglior ministro della Giustizia degli ultimi 20 anni.

 

Che cos’altro consiglia a Renzi, nel momento in cui deve scegliere la squadra di governo?

Appena varcate le Mure Aureliane di Roma, Renzi si è trovato in mezzo al pantano, e il pantano è uguale per tutti. Il mio consiglio è di pensarci bene prima di imbarcarsi in questa avventura. Renzi non deve illudersi che, dove gli altri sono affondati nelle sabbie mobili, lui si troverà una pista ciclabile.

 

Come può fare Renzi per non affondare nel pantano?

L’unica via d’uscita è eleggere una nuova Assemblea costituente ed elaborare una nuova Costituzione. Noi abbiamo la Costituzione più bella del mondo sul piano teorico, ma anche la più inadeguata per rispondere alle sfide del momento. Finché non si rimette a posto questa Costituzione e continuiamo ad andare in giro su una macchina che è stata costruita 66 anni fa, non potremo mai essere competitivi. Basta vedere quanto sta avvenendo in questi giorni con consultazioni e pause di riflessione. Il ruolo del Parlamento oggi è tradito quotidianamente dall’utilizzo dei decreti, che dovrebbero essere una scorciatoia ma poi tornano sempre al punto di partenza.

 

(Pietro Vernizzi)