È Rino Formica, socialista, svariate volte ministro di rilievo negli anni della prima Repubblica, a sottolineare con lucida preoccupazione quello che sta avvenendo oggi in Italia e gli sviluppi che si potrebbero avere anche con il nuovo Governo di Matteo Renzi.
Preciso, puntuale nell’analisi, Formica viene ancora oggi ascoltato con grande attenzione e rispetto. In una nota inviata una settimana fa a Critica sociale, la rivista di Filippo Turati e di Anna Kuliscioff, Formica si soffermava sulle consultazioni al Quirinale per il nuovo governo e spiegava senza peli sulla lingua: “È stata consumata un’offesa istituzionale che non potrà non avere conseguenze gravissime sul futuro della Repubblica. Un terzo della rappresentanza parlamentare (grillini e Lega) si è rifiutata di salire al colle del Quirinale. Un terzo (Forza Italia) è andata nella residenza del capo dello Stato per consumare una propria “vendetta” per la riabilitazione. Un terzo (il Pd) ha voluto marcare il suo distacco dal presidente della Repubblica mandando in delegazione con i capogruppo un funzionario di partito che sa tanto di commissario, tale Guerini. Il signor Renzi tra un bivacco di fedelissimi e una folla di tifosi della Fiorentina ha iniziato sue personali consultazioni da capo del Governo non ancora incaricato e ha avviato la formazione di una lista in previsione di una straordinaria quanto improbabile lunga vita del governo fino al 2018. Quella giornata ha fornito uno spettacolo degradante di protervia e insolenza e bene ha fatto il capo dello Stato ad anticipare che l’incarico esplorativo che affiderà dovrà essere svolto nel tempo necessario, con cura e precisione programmatica dettagliata per una soluzione solida”. Nell’ultima riga di questa breve nota, Formica aggiunge: “Dopo 35 anni vedo realizzarsi il programma di Rinascita Nazionale del ‘toscano’ Licio Gelli”.
Una dichiarazione, una nota, che mette i brividi alla schiena, anche riguardandola una settimana dopo, mentre intanto si consumano trattative politiche che qualche volta sconfinano nella cialtroneria. Che ne pensa senatore Formica?
Qui stiamo girando intorno alle parole, dimenticando che la crisi di governo è in realtà una crisi di sistema, con un’accumulazione di detriti che ci portiamo dietro da vent’anni. E venti anni in un’epoca come la nostra, nella modernità di questi tempi, equivalgono più o meno a due secoli dei tempi passati. La crisi è di sistema e si continuano ad affrontare gli effetti e non le cause di questa crisi.
C’è qualche cosa che l’ha colpita particolarmente?
Io credo che nessuno si sarebbe mai sognato di vedere in Parlamento una schizofrenia tale da portare a due diverse maggioranze. Una che dovrebbe affrontare temi di carattere economico e sociale e un’altra i problemi delle riforme istituzionali. Questa è una distinzione che non era possibile immaginare e che non ha alcun senso e che non si è mai verificata. Come si può non pensare che una riforma delle istituzioni sia un fatto squisitamente politico? Il tutto è impensabile e lasca aperti interrogativi e scenari che non tranquillizzano di certo sul futuro della nostra democrazia.
Che significato ha tutto questo?
C’è un patto tra Renzi e Berlusconi che non va di certo d’accordo con il concetto di democrazia partecipativa in cui l’Italia ha vissuto per tanto tempo, fin dai tempi della Costituente. In questo sia Berlusconi sia Renzi mi sembrano in perfetta sintonia. Non sopportano i corpi intermedi, non hanno un’idea della democrazia partecipativa, e vogliono semplificare senza riguardo, usando, solamente al momento, forze politiche medio-piccole che esistono ancora oggi in Parlamento.
Con quali conseguenze?
Andiamo con ordine. Mercoledì Renzi ha concluso le consultazioni. Quindi formalmente ha relazionato al capo dello Stato sulle trattative in corso per la formazione di una maggioranza di governo identica a quella del governo Letta. Si dovrebbe immaginare quindi che la differenza sarebbe dovuta al carattere, all’esuberanza di Renzi rispetto alla flemma inglese di Enrico Letta.
Invece, secondo lei che cosa è capitato veramente?
In realtà, Renzi ha verificato con Berlusconi la saldezza del patto di “maggioranza occulta” che non si sottoporrà al vaglio costituzionale del voto di fiducia. La formale maggioranza di governo si regge su formazioni politiche “morenti”. Essa ha il compito di “sfaccendare”, fare i lavori di casa praticamente, cioè avere cura delle faccende domestiche per sostenere un sistema sociale e civile in fermento e senza orizzonti certi. La maggioranza “in sonno” si regge invece sulla “intesa solidissima” (come afferma un berlusconiano colto e molto impegnato) tra Berlusconi e Renzi.
Mi scusi, Formica, ma su che cosa si fonda questo patto?
Questo patto si fonda su tre punti principali, fondamentali e non revocabili. Primo: l’intesa a due per l’elezione del presidente della Repubblica che si prevede in tempo ravvicinato. Secondo: elezioni politiche entro un anno. Terzo: una legge elettorale che garantisca Pd e Forza Italia. Si potrà domandare: come? In che modo? Con l’eliminazione delle rappresentanze parlamentari di partiti medio-piccoli; l’emarginazione di Grillo; una larga intesa parlamentare che abbia come diretto obiettivo la modifica costituzionale della forma dello Stato repubblicano e democratico attuale”.
Tutto questo fa quasi pensare a un “colpo di Stato”. Non le pare?
Questo vasto programma per Renzi e Berlusconi non è un “golpe”, ma è semplicemente la risposta a ciò che chiedono i mercati.
È questo che lei ha definito una settimana fa il piano di Rinascita Nazionale del “toscano” Licio Gelli?
Questo mi sembra la fotocopia del programma di Gelli. Non esistono più maggioranze catto-comuniste, ma catto-massoniche e al momento non sono molto coese tra di loro. Tuttavia, al momento non vedo forze che si possono opporre a questo piano.
I partiti che devono sfaccendare, come lei dice, non hanno alcuna forza?
Non mi pare. Ma vedremo in questi mesi. Io penso che si chiederà un po’ di respiro alla Bce. Poi si affronteranno scadenze inevitabili: elezioni europee, riassetto delle cariche in Europa. Magari Mario Draghi può diventare “importante” nel momento in cui si dovrà eleggere il nuovo presidente della Repubblica in Italia.
Sembra che sia uno scenario inevitabile quello che lei sta disegnando.
No, Renzi e Berlusconi devono fare i conti, devono fare attenzione a qualche variabile indipendente: l’interruzione della stanchezza popolare, con conseguenze drammatiche; l’attivismo della procure della Repubblica; l’attivismo della Corte dei conti. Vedremo.
(Gianluigi Da Rold)