Al Senato continuano le discussioni alle quali seguiranno le repliche di Renzi mentre il voto di fiducia del Senato dovrebbe essere previsto per le 23:00. Queste fasi possono essere seguite in diretta streaming video cliccando qui. Passato questo scoglio domani è la volta della Camera. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi sarà a Montecitorio dalle 10, dove fino alle 16 si svolgerà la discussione generale, come stabilito questo pomeriggio dalla conferenza dei capigruppo. Poi, dalle 16 alle 18.30, è prevista la replica del premier e le dichiarazioni di voto con diretta televisiva e, infine, la votazione dalle 18.30 alle 20. Intanto, dopo Pippo Civati, ha parlato della fiducia all’esecutivo anche Lucrezia Ricchiuti, senatrice “civatiana” del Pd: “Noi le voteremo la fiducia – ha detto a 24 Mattino su Radio 24 – ma pensiamo che debba farsi carico di taluni elementi specifici senza i quali perderà la nostra fiducia”. “Ieri avevo un’assemblea sul territorio – ha aggiunto – e tutti mi dicevano di essere ‘col mal di pancia’, non contenti, ma erano dell’idea che avrei dovuto votare la fiducia. Quindi lo farò. Altrimenti rischio di essere fuori dal partito? Non sarebbe una mia grande preoccupazione, senza la politica non muoio. Io non ho votato la fiducia a Letta ma avevo un movimento dietro che mi spingeva a farlo. Oggi invece non è così, ma non sono tutti entusiasti, anzi. Subisco molto questa scelta”.
Dopo il discorso del presidente del Consiglio Matteo Renzi, la fase di voto di fiducia è preceduta del dibattito nell’aula del Senato sulle comunicazioni del premier seguibile anche questo in diretta streaming online sui siti internet. Sono 39 i senatori iscritti a parlare e la prima a prendere la parola è stata Elena Fattori del Movimento 5 Stelle. E’ stato inoltre comunicato che i lavori dell’Aula sono stati fatti slittare di un’ora, quindi sarà alle 21 e non alle 20 la replica di Renzi, a cui seguiranno le dichiarazioni di voto. La prima chiama è in programma non prima delle ore 23. E’ tornato intanto a parlare Pippo Civati, della minoranza del Partito Democratico, riguardo la decisione di votare la fiducia al governo Renzi: “Il mio è il travaglio di tutti gli elettori che pensano che stiamo facendo un errore clamoroso. La mia è una sfiducia, di fatto”, ha detto ai microfoni di Effetto Giorno, su Radio 24. Riguardo l’ipotesi di lasciare il partito, “me lo stanno chiedendo quasi tutti, capisce l’imbarazzo e la difficoltà. Penso che il progetto del PD è l’unico che possa rispondere ad una sinistra di governo”.
Dopo il discorso di Renzi al Senato si avvicina il momento del voto di fiducia al suo governo. “Questo è il tempo del coraggio, che non esclude nessuno e non lascia alibi a nessuno”. Matteo Renzi ha concluso con queste parole il suo discorso nell’Aula del Senato a cui ha chiesto la fiducia. “L’opportunità non è pari, è dispari: ce n’è solo una – ha detto il premier – C’è una sola occasione. Se dovessimo perdere non cercheremo alibi, se dovessimo perdere questa sfida la colpa sarebbe solo mia”. “Questo è un governo politico – ha precisato il presidente del Consiglio – e lo dimostra la presenza al suo interno di tre segretari di partito. Avrei preferito arrivare qui con un mandato elettorale, ma non ce n’erano le condizioni”. In ogni caso, ha aggiunto rivolgendosi ai senatori del Movimento 5 Stelle, “noi non abbiamo paura di andare ad elezioni, anzi: nelle ultime tornate regionali noi ci siamo sempre stati, anche quando era difficile e quando i sondaggi erano negativi. E le abbiamo sempre vinte”. Di seguito il video del suo intervento a Palazzo Madama.
E’ terminato il discorso di Matteo Renzi al Senato in vista del voto di fiducia, e la seduta è stata temporaneamente sospesa per consentire al premier di andare alla Camera per depositare il suo discorso programmatico. “A questa generazione – ha detto il sindaco di Firenze in un passaggio conclusivo – diciamo che l’Italia vuole diventare un luogo di opportunità, l’opportunità, fatemelo dire con una battuta, è dispari e non pari. Se perdiamo, non cercheremo alibi, se perderemo la sfida la colpa è solo mia, deve finire il tempo in cui nei Palazzi dei Poteri si trova una scusa”. Intanto, mentre il discorso proseguiva, Beppe Grillo è tornato a farsi sentire su Twitter dove ha lanciato l’hashtag “#sfiduciamoRenzie”. Il leader del Movimento 5 Stelle ha scritto che “Renzie rappresenta le banche e i poteri forti, è giovane ma allo stesso tempo vecchio. Non è credibile. #SfiduciamoRenzie”.
Matteo Renzi sta cercando con il suo discorso di guadagnare il voto di fiducia in Parlamento. Tornano protagoniste le riforme e le prossime mosse del governo: “L’Italicum è pronto per essere discusso alla Camera. E’ una priorità ed è una prima parziale risposta all’esigenza di evitare che la politica perda ulteriormente la faccia”, ha detto il premier, aggiungendo che “politicamente esiste un legame netto” con la riforma del Senato e con quella del titolo V della Costituzione. “Sono tre parti della stessa cosa”. Secondo Renzi è poi “arrivato il momento di mettere nel mese di giugno all’attenzione di questo Parlamento un pacchetto organico di revisione della giustizia che non lasci fuori niente. Parto dalla giustizia amministrativa”. Tra le varie proposte annunciate c’è anche quella di “inviare a tutti i dipendenti pubblici e pensionati, direttamente a casa magari usando la tecnologia, la dichiarazione dei redditi precompilata”. Questo perché il “fisco non deve più essere un nemico ostile che fa paura”, ma deve diventare “una sorta di consulenza che fa al cittadino”. Sulla riforma delle Province, invece, “c’è un’opposizione dura dove si è saldata una forma di ostruzionismo tra Movimento 5 Stelle e Forza Italia. Vi invitiamo a riflettere su una possibile soluzione: chiudiamo il ddl Delrio, non votiamo a maggio. Ma nel capitolo sul Titolo V riproponiamo il tema su cosa sono le province. E’ un punto equilibrato”, ha proposto Renzi, che poi ha aggiunto: “Non consideriamo il Parlamento un inutile orpello, non abbiamo idea di venire a dettare linea e chiedere che rapidamente la si esegua nelle Aule. Ma fatevi carico insieme a noi, perché i tempi non sono più una variabile indipendente, o non saremo credibili non tanto per partner Ue ma per nostri cittadini”.
Sta continuando il discorso di Matteo Renzi al Senato in attasa del voto di fiducia. Il segretario del pd in diretta streaming dichiara: “Chiediamo fiducia a questo Senato perché pensiamo che l’Italia abbia la necessità di recuperare fiducia per uscire dalla crisi, è arrugginita, impantanata da una burocrazia asfissiante”. Lo ha detto Matteo Renzi nel suo discorso, durante il quale ha aggiunto che “l’idea che le norme succedute negli anni non hanno prodotto il risultato auspicato è sotto gli occhi di tutti”, quindi “o si ha il coraggio di scelte radicali” oppure “perderemo il rapporto con chi da casa continua a pensare alla politica”. Il primo impegno annunciato dal premier è “lo sblocco totale dei debiti della Pubblica Amministrazione attraverso un diverso utilizzo della Cassa Depositi e Prestiti”, dopo di che “porteremo immediatamente alla vostra attenzione una riduzione a doppia cifra del cuneo fiscale con misure serie, irreversibili, non solo legate alla revisione della spesa, che porterà già nel semestre 2014 risultati immediati”. Il neo presidente del Consiglio poi aggiunge: “Avremmo preferito un chiaro mandato elettorale”, ma “propongo che questa sia la legislatura della svolta” utile a “indicare una prospettiva di futuro”. Renzi ha poi voluto ringraziare il suo predecessore, Enrico Letta, per i risultati ottenuti dal suo governo.
Prima del voto di fiducia come consueto c’è il discorso di Matteo Renzi al Senato: “Chiediamo fiducia e ci impegniamo a meritare la fiducia come governo perché crediamo che il Paese abbia bisogno di riacquistare fiducia per uscire dalla crisi in cui versa”, ha esordito il premier. “Ci avviciniamo in punta di piedi e con rispetto profondo e non formale che si deve a quest’Aula e alla storia del paese che qui ha un simbolo”, ha aggiunto il sindaco di Firenze, dicendo anche di voler “essere l’ultimo presidente del Consiglio a chiedere la fiducia al Senato”, riferendosi al progetto di riforma costituzionale che è in programma. Per quanto riguarda invece la legge elettorale e le altre riforme costituzionali, Renzi ha precisato che è stato raggiunto “un accordo che va oltre la maggioranza di governo”, e quell’accordo “lo rispetteremo nei tempi e nelle modalità prestabilite”. “Il presupposto è che eravamo ad un bivio – ha spiegato – o andare alle elezioni, noi non abbiamo paura, siamo abituati a candidarci”. Il premier ha quindi risposto ad alcuni mugugni provenienti dai banchi del Movimento 5 Stelle: “Noi non abbiamo paura di andare ad elezioni, anzi: nelle ultime tornate regionali noi ci siamo sempre stati, anche quando era difficile e quando i sondaggi erano negativi. E le abbiamo sempre vinte”. Poi attacca ancora: “So che è difficile stare in un partito il cui leader dice di non essere democratico”.
Ha preso il voto di fiducia al Senato per il governo Renzi seguibile in diretta streaming sui siti internet ed in tv. Pietro Grasso, ha da poco scritto su Facebook come si svolgerà l’intera giornata: “Dopo aver giurato sabato nelle mani del Presidente Napolitano, il premier Matteo Renzi e la sua squadra devono ottenere, attraverso un voto, la fiducia di entrambi i rami del Parlamento. Si comincia oggi dal Senato, così come prevede la cosiddetta prassi della ‘culla’: l’esecutivo deve nascere in una camera diversa da quella in cui ha preso il via il governo precedente (il governo Letta iniziò infatti il suo percorso alla Camera)”. Dalle 14.00 il premier Renzi “illustrerà le linee del programma che lui e i suoi Ministri intendono realizzare e sulle quali chiede, appunto, la fiducia dell’Aula. Una volta terminata questa fase, tutti i gruppi parlamentari hanno la facoltà di esprimere il loro parere, i loro consigli e le loro critiche sul programma appena delineato. Dopo aver raccolto tutte le opinioni delle forze parlamentari viene conferito al Presidente del Consiglio il diritto di replica, cosa che avverrà intorno alle 20”. Successivamente, aggiunge Grasso, “ogni gruppo esprimerà la propria dichiarazione di voto, annunciando pubblicamente se intende sostenere il governo o meno. La giornata parlamentare si chiude quindi con l’atto del voto di fiducia. Tutti i Senatori sono chiamati nominalmente (da qui il nome di “chiama” per questa procedura) ad esprimere, attraverso un Si o un No in maniera palese, la loro fiducia o meno nei confronti del governo. La “chiama” inizierà probabilmente alle 22 e terminerà qualche minuto prima delle 23. Per ottenere la fiducia in questo ramo del Parlamento il governo deve ottenere i voti favorevoli della maggioranza dei presenti”
Mancano pochi minuti alla diretta streaming del voto di fiducia al Senato per il goveno renzi che recentemente è stato segnato dalla polemica in seguito alle dichiarazioni del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio che ieri, durante la trasmissione di Lucia Annunziata “In mezz’ora”, ha ipotizzato l’aumento della tassazione sui Bot: “Se una signora anziana ha messo da parte 100mila euro in Bot non credo che se gli togli 25 o 30 euro ne avrà problemi di salute. Vediamo…”, aveva detto. Poi in serata la smentita da Palazzo Chigi: “L’orizzonte del governo è quello di una riduzione della pressione fiscale attraverso una rimodulazione delle rendite finanziarie e delle tasse sul lavoro – si legge sul sito del governo – Il tema della riduzione della pressione fiscale attraverso la rimodulazione sarà illustrato domani (oggi, ndr) dal presidente del Consiglio Matteo Renzi nel corso del suo intervento in Parlamento per il voto di fiducia”. Le parole di Delrio hanno però scatenato le prime reazioni dell’opposizione: “Possiamo archiviare le dichiarazioni del sottosegretario Delrio come un passo falso, una scivolata nella comunicazione, oppure sono il preludio di impegni programmatici del governo? – si chiede Mariastella Gelmini su Facebook – In questo caso, Forza Italia farebbe un’opposizione ferma e determinata. Un esecutivo che scrive nel proprio biglietto da visita la parola ‘tasse’ partirebbe con il piede sbagliato rinnegando peraltro il proposito dello stesso premier di muovere guerra a una tassazione insostenibile. Ascolteremo con viva curiosità il discorso programmatico del presidente Renzi”.
Oggi c’è il voto di fiducia al senato per il governo Renzi che inizia già tra le polemiche. A meno di un’ora dalla diretta streaming video sui siti internet ed in tv dell’evento a finire nella bufera per una presunta cena ad Arcore avvenuta lunedì scorso, è Federica Guidi che si difende da ogni accusa. Il neo ministro dello Sviluppo Economico del governo Renzi, che come tale si occuperà anche di televisioni, ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera nella quale ribadisce di non essere “mai stata ad Arcore a cena” e che Berlusconi “non mi ha offerto alcuna candidatura alle Europee”. L’ex presidente dei Giovani di Confindustria ha poi precisato di conoscere il leader di Forza Italia, “l’ho incontrato diverse volte ed è vero che, a essere precisi tramite Alfano, mi ha chiesto alle ultime elezioni di entrare in lista nel Pdl. Ma ho rifiutato per due motivi: perché non ho mai voluto scendere in politica e perché avevo un bambino piccolissimo”. La Guidi ha aggiunto poi di avere accettato la proposta di Renzi perché “il premier non mi ha chiesto alcuna appartenenza politica. Sono al governo solo come imprenditrice, privato cittadino e per la mia storia professionale”.
Il voto di fiducia al senato per il governo Renzi è un passaggio politico fondamentale per l’intero PD. In attesa della diretta streaming video del voto al Senato, Pippo Civati ha reso noto ieri l’esito della consultazione lanciata online per sapere cosa pensa la base del partito sul voto di fiducia all’esecutivo guidato dal segretario del PD. “I risultati del nostro questionario online ha dell’incredibile – scrive Civati – in 24 ore quasi 20mila risposte a una serie di domande strutturate come le nostre non si erano mai viste”. Il risultato complessivo è piuttosto equilibrato: “Il 50% pensa che complessivamente si debba votare una fiducia positiva al governo (il 27% condizionata ad una verifica dei risultati) mentre il 38% ritiene che si debba votare no. Solo l’11% pensa che sarebbe più opportuna una posizione di astensione o di uscita dall’aula”. I dati non cambiano significativamente “se passiamo alla platea di quelli che hanno votato alle primarie Civati (68% del totale) oppure Cuperlo (solo 7% del totale), ma cambiano negli altri casi. I votanti di Renzi (13% del totale) pensano che la fiducia vada largamente votata (58%) e pochi sono quelli per il sì critico (16%), mentre solo il 24% si dichiara per il no e l’1% per l’astensione”. I non votanti alle primarie (33% del totale) “hanno un atteggiamento opposto: per il 60% la fiducia non va votata mentre per il 30% si deve votare sì (diviso in maniera equilibrata tra critici e non critici), mentre solo l’8% propende per l’astensione”. Conclude quindi Civati: “È tra questi due estremi che si muove la scelta fondamentale sull’appoggio del governo Renzi: tra il sì di chi è più vicino al PD e lo vuole cambiare e il no di chi guarda con speranza questi movimenti da fuori e conta di metterli a fattor comune in un nuovo progetto politico”.
Si avvicina il voto di fiducia al senato per il governo Renzi, passaggio fondamentale per legittimare il suo esecutivo. E mentre televisioni e siti internet stanno preparandosi per lo streaming video dell’evento, nel frattempo il premier si sta già muovendo nella sua nuova veste istituzionale e le prime due telefonate da presidente del Consiglio sono state ai marò italiani ancora in India, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ai quali ha espresso la propria vicinanza e determinazione perché i due militari possano presto tornare a casa. “Consideriamo il vostro caso una priorità – ha sottolineato il premier a Latorre e Girone – siamo pronti a fare tutto quanto è in nostro potere per arrivare il più rapidamente possibile ad una soluzione positiva”. Nel pomeriggio di ieri, invece, il sindaco di Firenze ha avuto un’altra conversazione telefonica con la Cancelliera tedesca Angela Merkel. Al centro del colloquio le relazioni tra Italia e Germania, alla vigilia del vertice di Berlino del prossimo 17 marzo, e il comune impegno nel processo europeo. Anche il presidente degli Stati Uniti Barack Obama si é congratulato con Renzi e con il nuovo governo italiano, facendo sapere di essere pronto a lavorare “in stretta collaborazione con il premier Renzi e il presidente Napolitano”.
Il governo Renzi alla prova del voto di fiducia. Dopo il giuramento al Quirinale, l’esecutivo è ufficialmente in carica e il sindaco di Firenze è il presidente del Consiglio più giovane della storia della Repubblica italiana. Manca solamente il voto di fiducia in Parlamento, oggi al Senato e domani alla Camera, ma non dovrebbero esserci particolari sorprese nonostante le tensioni di questi giorni e il nuovo rischio di franchi tiratori nel Partito Democratico. La maggioranza è infatti la stessa del governo uscente, ma i numeri si riveleranno comunque decisivi per capire come Renzi otterrà la fiducia: qualche preoccupazione sorgerebbe infatti già con meno di 175 voti per il sì, mentre sotto i 170 non sarebbe azzardato parlare di vero e proprio allarme. Non è ancora chiaro come reagirà quella parte del Pd che non ha affatto gradito la staffetta: “Non votando la fiducia sarebbe difficile rimanere nel partito, dobbiamo valutare cosa fare in aula. Ci dispiacerebbe rompere”, ha detto Pippo Civati che nei giorni scorsi ha lanciato sul proprio blog una consultazione on line per sapere cosa ne pensa la base: “Siccome il vero problema di questa situazione, che precede qualsiasi giudizio su Renzi, sul suo governo e soprattutto sulla sua maggioranza, è il fatto che si sia proceduto per l’ennesima volta assemblando gruppi che tutti avevano votato per fare altro – si legge – vi chiediamo ancora di partecipare. Perché di solito sono gli elettori a scegliere”. Il problema è che la pensa allo stesso modo anche Silvio Berlusconi: “Vi ricordo che la democrazia si ha quando c’é un governo eletto dai cittadini, in caso contrario, quando non c’é, non è più democrazia – ha detto di recente il leader di Forza Italia – Oggi, più di prima, c’é assoluta necessità che ogni italiano di buon senso e amante della libertà scenda in campo con noi per convincere gli altri italiani che sono nell’ignoranza, che c’è la necessità di dare la maggioranza del 51% a un solo partito che alle elezioni possa esprimere un proprio governo che cambi le istituzioni”. “Non sappiamo quando succederà – ha concluso Berlusconi -, ma dobbiamo tenerci pronti a nuove elezioni. Ci sono 4 milioni di cittadini indecisi o delusi che possiamo contattare per spiegare loro qual é la situazione del nostro Paese e farli andare a votare nella direzione giusta”. Oggi pomeriggio, verso le 14, dopo le comunicazioni del presidente Piero Grasso ci sarà il discorso programmatico del neo presidente del Consiglio, mentre alle 15,30 prenderà il via il dibattito, seguito dalle repliche. In serata sono attese le dichiarazioni di voto e un paio d’ore più tardi la prima chiama per il voto di fiducia. Domani sarà invece la volta della Camera.