Un discorso alla Kennedy con cui un Renzi sicuro e disinvolto ha cercato di scuotere un Paese in ginocchio. Il debutto da premier del sindaco di Firenze per chiedere la fiducia al Senato è stata l’occasione per affrontare i temi chiave di questa legislatura. “Ci avviciniamo in punta di piedi e con rispetto profondo e non formale che si deve a quest’Aula e alla storia del paese che qui ha un simbolo”, sono state le sue parole. Chi si aspettava un premier in grado di snocciolare cifre e numeri è rimasto però deluso. Per Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera, “il punto di partenza è che Renzi si trova tra le mani il volante di un vecchio camion senza servosterzo, e per dare una svolta al nostro Paese occorreranno dei bicipiti da lottatore”.



Che cosa l’ha colpita di più nel discorso programmatico di Matteo Renzi?

Il fatto che non si tratti di un vero discorso programmatico. Non c’è neanche l’abbozzo di un programma, mancano i numeri e l’elencazione delle ipotetiche soluzioni. C’è l’elencazione di una serie di desiderata, alcuni molto generici come sulla giustizia, rispetto a cui non è chiaro quale sarebbe la riforma. Lo stesso vale per la restituzione totale dei debiti della pubblica amministrazione, rispetto a cui Renzi non ha detto in quali tempi avverrà, e per la “riduzione in doppia cifra” del cuneo fiscale. Due riforme rispetto a cui manca un’indicazione precisa delle coperture economiche.



Che cosa si aspetta dal mandato del governo Renzi?

Poiché manca un programma, è difficile valutare Renzi da questo punto di vista. Per il momento si è limitato a un discorso politico e all’enunciazione di un’idea dell’Italia. Quest’ultima tra l’altro non è nuovissima in quanto Renzi l’aveva già espressa più volte, nella direzione del Pd, nel momento in cui ha deciso di fare il governo, e prima ancora durante la campagna per le primarie. Conosciamo ormai le idee di Renzi che in larga parte sono giuste, ma per tradurle in azioni di governo ci vorrebbe quantomeno un programma.

La maggioranza reggerà oppure è a rischio?



La maggioranza durerà, ma il problema è che il programma di Renzi per il momento è uno solo: fare capire a tutti che se si vuole completare la legislatura questo governo è l’unica ancora di salvezza. E’ questo il messaggio espresso chiaramente dal premier nel suo discorso di ieri. Renzi ha inoltre ribadito che la riforma elettorale conterrà una clausola per cui entrerà in vigore quando sarà approvata anche la riforma del Senato, in modo da allungare la vita della legislatura. Il contenuto vero della proposta di Renzi al Parlamento è che con lui si può andare avanti, e questa è la ragione per cui questo governo ha la maggioranza anche se non ha ancora un programma.

Renzi intende calibrare il programma strada facendo o non sa neanche lui che cosa fare?

Renzi sa che cosa vuole e lo ha detto: una grande riforma del fisco, della giustizia e della pubblica amministrazione, andando nella direzione di un Paese più moderno, meno oppresso dalla burocrazia e dalle tasse e più attento alla scuola. Il problema di Renzi è come ottenere tutto ciò attraverso dei provvedimenti legislativi. In Italia le leggi rischiano sempre di essere inefficaci, perché si perdono nel mare dei regolamenti attuativi e delle applicazioni. Non è come guidare una monoposto, tale per cui basta muovere un po’ il volante e la macchina cambia direzione. Governare l’Italia assomiglia piuttosto ad avere tra le mani un vecchio camion senza servosterzo.

 

Renzi intende attuare provvedimenti economici, come il taglio del cuneo fiscale, che non sono riusciti a Letta. Con quali soldi lo farà?

Questo è il problema cruciale, anche perché il governo non intende sforare il limite del 3% e il nostro è un Paese enormemente indebitato che deve chiedere ogni mese decine di miliardi ai mercati per tirare avanti. Non è quindi affatto semplice trovare i soldi per la pubblica amministrazione, per tagliare il cuneo fiscale, per finanziare un piano di riassetto delle scuole, per attuare il cosiddetto “sostegno universale alla disoccupazione” che Renzi ha evocato anche oggi. Solo per quest’ultimo provvedimento occorrono tra i 50 e i 70 miliardi, e quindi il problema sarà dove trovarli. Renzi quindi sa perfettamente che cosa vuole ma non sa come fare per ottenerlo.

 

Perché Renzi nel suo discorso non ha toccato il tema dell’Europa?

Perché quello è il punto più delicato. Ieri ha parlato ancora una volta alla gente, con l’obiettivo di infondere fiducia a un Paese in ginocchio. Molto del suo discorso è stato all’insegna della “nuova frontiera” di Kennedy, per ricordare cioè che ce la possiamo fare e che siamo un grande popolo. Parlare dell’Europa invece è impopolare finché se ne parla bene, e pericoloso quando se ne parla male. La vera questione di questo governo è quale tipo di trattativa e di negoziato riuscirà a instaurare con l’Europa, non tanto per sforare il 3%, quanto piuttosto per ridurre il ritmo con cui dobbiamo rientrare dal deficit.

 

(Pietro Vernizzi)