Secondo Tiziano Treu, ex ministro del Lavoro e attuale membro del Cnel (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro), il governo Renzi sta battendo il giusto sentiero: “Il taglio del cuneo fiscale è da sempre fondamentale e rappresenta una priorità assolutamente necessaria. Il problema è quante risorse riuscirà a mobilitare e quali saranno le dimensioni del taglio. Treu, intervistato da ilsussidiario.net (qui l’intervista completa) commenta poi la scelta di Giuliano Poletti come nuovo ministro del Lavoro: “È un uomo di grande esperienza che dovrà “dare fiato all’economia e quindi ridurre il peso del Fisco. In secondo luogo, nell’ordine specificato dallo stesso Jobs Act, occorre semplificare, togliere procedure che pesano sulle aziende, e soprattutto sulle piccole imprese. Si può poi intervenire naturalmente sulla semplificazione dei tipi negoziali, compreso lo stesso Jobs Act di Renzi”. E il famigerato contratto unico? “Quello previsto nel Jobs Act non è un contratto unico; è  un contratto di entrata che è reso più facile perché per i primi tre anni non ha rigidità. Restano però gli altri contratti come lo stesso contratto a termine, che mi auguro sarà però semplificato, e allo stesso modo resta il contratto di somministrazione”.



L’uscita di Graziano Delrio circa l’aumento della tassazione dei Bot non è una scivolata. È questo il pensiero di Mauro Bottarelli che, riferendosi al sottosegretario della presidenza del consiglio, dice: “Se parla, sa cosa dice. E quando ha parlato di aumentare la tassazione sui Bot dall’attuale 12,5% non ha dato fiato a una voce dal sen sfuggita: ha testato la piazza, su preciso mandato” definendo la nota di smentita di Palazzo Chigi come “la classica toppa peggio del buco”. E prosegue: “Si dice infatti sì che l’intenzione non è quella di imporre nuove tasse bensì di abbassare quelle attuali, ma si parla anche di rimodulazione delle aliquote per finanziare l’abbattimento del cuneo fiscale. Quindi, non si esclude affatto che quel 12,5% possa diventare 15%. O magari 20%. Tanto, come ha detto Delrio, la vecchietta con i suoi Bot non starà male per questo. Tanto più che servirà a qualcosa di importante, ovvero l’abbattimento del costo del lavoro per aiutare i giovani a essere assunti e gli imprenditori ad assumere”. Di cosa di tratta? “Di un bel ricatto morale, fatto alla perfezione”. C’è la mano dell’Europa dietro tutto questo: “È il governo dei curatori fallimentari, i quali – esattamente come i Blues Brothers – sono in missione per conto di qualcuno di molto importante. Nel primo caso era Dio, in questo più prosaicamente la Commissione europea” le cui richieste si nascondono dietro “la faccia giovane, fresca e rassicurante di Matteo Renzi”.



Ciò che più ha colpito Antonio Polito dell’intervento di Matteo Renzi in Senato, è “il fatto che non si tratta di un vero discorso programmatico”. Secondo l’editorialista del Corriere della Sera, infatti, “non c’è neanche l’abbozzo di un programma, mancano i numeri e l’elencazione delle ipotetiche soluzioni. C’è l’elencazione di una serie di desiderata, alcuni molto generici come sulla giustizia, rispetto a cui non è chiaro quale sarebbe la riforma”. Lo stesso vale “per la restituzione totale dei debiti della pubblica amministrazione, rispetto a cui Renzi non ha detto in quali tempi avverrà, e per la riduzione in doppia cifra del cuneo fiscale. Due riforme rispetto a cui manca un’indicazione precisa delle coperture economiche”. Quindi, poiché manca un programma, secondo Polito “è difficile valutare Renzi da questo punto di vista. Per il momento si è limitato a un discorso politico e all’enunciazione di un’idea dell’Italia. Quest’ultima tra l’altro non è nuovissima, in quanto Renzi l’aveva già espressa più volte, nella direzione del Pd, nel momento in cui ha deciso di fare il governo, e prima ancora durante la campagna per le primarie. Conosciamo ormai le idee di Renzi che in larga parte sono giuste, ma per tradurle in azioni di governo ci vorrebbe quantomeno un programma”.



“Il presidente del Consiglio incaricato non ha fatto solo 70 minuti di retorica a braccio. Chi ha stentato a trovare cose concrete sbaglia, perché ce ne sono tante, forse troppe per i tempi strettissimi che si è dato”. Sono queste le parole di Stefano Cingolani – editorialista de Il Foglio ed esperto di economia – nel suo articolo per Ilsussidiario.net. “Il problema semmai – aggiunge – è che non ha fornito indicazioni chiare su come trovare le risorse, quelle finanziarie e quelle politiche. Proprio tempi e risorse, infatti, possono diventare la trappola sulla strada dei sogni e del coraggio” che Renzi ha, senza dubbio, mostrato. Il merito del premier è stato quello di dare, e subito, “il senso dell’urgenza”, per (ri)marcare la differenza tra il passo che vuole avere il suo esecutivo e quello del “temporeggiatore” Enrico Letta. In sintesi il piano (economico) di Renzi prevede: “ 1) lo sblocco totale dei debiti della Pubblica amministrazione anche utilizzando la Cassa depositi e prestiti, la quale, a quel che si capisce, potrebbe anticipare la liquidità necessaria; l’impatto sul bilancio pubblico è momentaneo, perché comunque in sede di competenza le uscite dovute sono già contabilizzate; 2) un fondo di garanzia per le piccole e medie imprese passando anche qui per la Cdp, che a questo punto diventa il volano degli interventi di breve termine; 3) una riduzione a doppia cifra del cuneo fiscale. Insomma: “ Buone intenzioni, si attendono gli allegati”. E nel piatto ricco i Renzi c’è ovviamente il pacchetto della riforma della legge elettorale, abolizione senato e revisione del Titolo V della Costituzione (oltre a Pubblica Amministrazione e giustizia) “Un tour de force: se riesce, tanto di cappello”.

Il governo, ha detto il premier Matteo Renzi nel suo intervento di ieri in Senato, intende sostenere il mondo dell’impresa, innanzitutto facendo fino in fondo il suo dovere di debitore. Giuliano Cazzola però si chiede: come farà a saldare i crediti? “Semplice: li sborserà la Cassa depositi e prestiti e in più questa istituzione aprirà i cordoni della borsa a favore del finanziamento delle piccole imprese”. Prima domanda: “Ma perché nessuno ci ha pensato prima?”, aggiunge Cazzola. “Seconda domanda: ma la Cassa depositi e prestiti stampa forse moneta nei sotterranei?”. No, le sue risorse vengono in gran parte “dal risparmio postale, oltre che da titoli emessi in proprio (che comunque devono essere rimborsati)”. Quindi, anche se saldare i debiti verso le imprese può essere considerata una buona politica, “perché farlo con i risparmi depositati nei libretti postali? Come e quando avverrà la loro restituzione, dal momento che le imprese quelle risorse vorranno giustamente tenersele?”. Passiamo quindi all’altra promessa, cioè il taglio a due cifre del cuneo. Cazzola scrive: “Renzi si riferiva al valore assoluto o a una percentuale? Se si tratta del primo caso (quindi di circa 10 miliardi almeno) una promessa più conveniente (un taglio da 19 miliardi a regime) l’aveva già fatta Enrico Letta”. Se invece siamo a ragionare di aliquote percentuali “è bene far notare che ogni punto vale un importo compreso tra 2,7 e 3 miliardi. Poiché per avere una riduzione di due cifre bisogna arrivare almeno al 10%, il conto finale è presto fatto: tra i 27 e i 30 miliardi”. Alla fine si arriva inesorabilmente a un centinaio di miliardi da impegnare in pochi mesi: “Auguri – conclude Cazzola – Si vede che Matteo Renzi ha trovato quel vaso ricolmo d’oro che, secondo la leggenda, è sepolto laddove finisce l’arcobaleno”.

Matteo Renzi ha ottenuto la fiducia dal Senato: il sì è arrivato attorno all’una di notte. Il presidente del consiglio – che aspetta ora il voto di pura formalità della Camera – ha esposto a Palazzo Madama il suo programma, in circa un’ ora e mezza di discorso (a braccio) nel quale non sono certo mancate le frecciatine verso i banchi del Movimento 5 Stelle. Ecco il suo progetto per rilanciare l’Italia.

Il primo punto toccato dal premier è stata l’istruzione e la scuola, a favore della quale sono previste misure a sostegno dell’edilizia scolastica. Renzi ha poi sottolineato la necessità di riportare al centro la figura, troppe volte bistrattata, dell’insegnante. Ha poiu annunciato la volontà di essere presente nelle scuole italiane, così da far entrare la politica laddove si formano le future generazioni: la prima tappa è fissata a Treviso.

Il primo impegno dell’esecutivo in tale contesto sarà lo “sblocco totale” dei debiti della Pubblica Amministrazione, seguito dalla facilitazione del credito per le piccole e medie imprese e dalla riduzione “a doppia cifra” (ovvero 10 miliardi) del cuneo fiscale (che verrebbe ricompensato dall’aumento delle rendite finanziarie e dalla spending review) . Ecco le sue parole in merito al taglio delle tasse sul lavoro: “Una riduzione a doppia cifra del cuneo fiscale con misure serie, irreversibili, non solo legate alla revisione della spesa, che porterà nel primo semestre 2014 risultati immediati”. Tra i provvedimenti – ai quali il neo ministro dell’economia Padoan sta già lavorando – anche la riduzione dell’Irpef di un punto per i redditi più bassi e per le prime due aliquote (23 e 27), la riduzione dell’Irap per le aziende che assumono giovani.

Il presidente del consiglio ha parlato di macchina statale farraginosa per questo il nodo opprimente della burocrazia è da sciogliere il prima possibile. Ecco il passaggio: “Quella della burocrazia è la madre di tutte le battaglie. Significa cambiare mentalità, tutti”.

“Entro marzo” arriverà il piano per il lavoro che presenterà “normative profondamente innovative”. Renzi ha aggiunto: “Se non riusciamo a creare nuove assunzioni, il problema delle garanzie dei nuovi assunti neanche si pone”. Sul tavolo di Giuliano Poletti – che ha annunciato che dialogherà con imprese e sindacati – il contratto d’inserimento, il sussidio di disoccupazione universale. L’obbiettivo di Renzi è un mercato del lavoro più flessibile che prevede infatti un contratto di inserimento per i giovani, che per i primi 2-3 anni non sarebbero coperti dall’articolo 18 e quindi più facilmente licenziabili. In parallelo ci sarebbero investimenti e incentivi per l’ occupazione. Mentre per rendere più efficiente la pubblica amministrazione, Renzi ipotizza la licenziabilità per i dirigenti (“come i manager privati”) e mobilità per gli impiegati in eccesso, controbilanciata dallo sblocco delle retribuzioni.

“Io credo che sia arrivato il momento di un pacchetto organico di revisione della Giustizia che non lasci fuori niente” e aggiunge: “Dopo vent’anni di scontro ideologico” è arrivato il momento di ridurre i tempi biblici della giustizia civile.

“Vorrei essere l’ultimo Presidente del Consiglio a chiedere la riforma ai Senatori”: più chiaro di così non poteva essere. Si procede dunque a passo spedito sulla strada dell’abolizione del Bicameralismo perfetto, con il Senato della Repubblica trasformato in Camera delle regioni e delle autonomie, la revisione del Titolo V della Costituzione e la tanto agognata legge elettorale. Su queste tre riforme il Premier gode del sostegno di Forza Italia. Proprio da quel colloquio con Berlusconi al Nazareno, sede romanda del Pd, nacque il cosiddetto Italicum, una delle priorità assolute del governo.