70 minuti “a braccio”. Queste le tempistiche e le modalità del discorso che Matteo Renzi ha tenuto ieri al Senato della Repubblica con il quale il premier incaricato ha chiesto la fiducia all’organo parlamentare che vuole rottamare: “Spero di essere l’ultimo presidente a chiedere la fiducia a quest’Aula”. Ma le sue parole non hanno convinto tutti, e anche dentro il suo stesso partito i mugugni e i mal di pancia si fanno sentire, sia per un piano per il rilancio dell’Italia che per molti è (in parte) utopistico, sia per la volontà, appunto, di eliminare il Senato, trasformandolo in camera dei comuni e della autonomie, aperto a sindaci e presidenti di regione. La senatrice del Pd Lucrezia Ricchiuti esprime le proprie preoccupazioni per il modo in cui si vuole procedere in tal senso, augurandosi piuttosto l’abolizione del Senato.
Ha definito “una follia” la proposta di riforma del Senato della Repubblica avanzata da Matteo Renzi. Perché?
Premesso che dobbiamo sicuramente riformare il Senato – e il bicameralismo, perché così com’è non funziona – però non si può non dargli un ruolo. Infatti in Europa, nella stragrande maggioranza dei Paesi, il monocameralismo non esiste. Bisogna dar dignità e un ruolo a questa camera. La proposta di Renzi è che non deve più essere il Senato degli eletti, bensì un organo composto da 109 sindaci, 20 presidenti di regione e 21 nominati dal presidente della Repubblica…
E convocati una volta al mese.
Esatto: si dovrebbero riunire ogni mese, gratuitamente. E dovrebbero occuparsi di determinate materie legate al territorio. Ecco, questa proposta, secondo me, è folle.
In quanto?
I sindaci devono fare i sindaci, i presidenti di regione i presidenti di regione e gli altri 21 accantoniamoli pure…
Cosa dovrebbe essere dunque il (nuovo) Senato?
Un Senato (ridimensionato nei numeri) degli eletti che non deve più dare la fiducia e al governo e con compiti diversificati dalla Camera.
Del tipo?
Le faccio un esempio: noi approviamo i decreti legge e poi devono essere emanati i decreti attuativi. Ecco, la maggior parte delle volte le leggi non vengono attuate perché non vengono poi emanati i decreti attuativi. Una delle sue funzioni, quindi, potrebbe essere proprio quella di controllo su questo procedimento, oltre che sulla pubblica amministrazione.
Insomma, riformarlo, ma non così…
Non questa cosa raffazzonata. Un sindaco o un presidente di regione ha altro da fare; io sono stata amministratrice di un paese e insieme alla mia giunta non avevamo quasi il tempo per respirare. I sindaci e i presidenti di regione, che hanno già il loro bel da fare, dove lo trovano il tempo da dedicare a un impegno del genere? Io una proposta del genere non la prendo neanche in considerazione: di tutte quelle che sono state depositate è la peggiore.
Meglio abolirlo del tutto?
Premessa: io sono per la riduzione dei parlamentari e degli emolumenti, però se dobbiamo fare delle cose fatte male allora sì, piuttosto aboliamolo. Adesso c’è quest’idea da parte dell’opinione pubblica che la politica sia lì solamente a scaldare la sedia, senza fare nulla, ma non per questo bisogna farsi guidare dalla pancia nel fare le cose. Bisogna ragionarci per bene e trovare la forma migliore.
Qualcuno ha proposto di modellarlo sul Bundesrat tedesco.
Non si possono fare paragoni. A parte che il Bundesrat non è certo formato da cento e passa membri, poi la Germania è uno Stato federale, cosa che noi non siamo. Ripeto, quando si fanno le comparazioni bisogna vedere se si tratta di contesti paragonabili. E noi e la Germania non lo siamo.
C’è chi dice che l’idea di Renzi, in sostanza, sia quella di di sostituire il Senato con l’Anci.
Esiste la conferenza Stato-Regioni: costituzionalizziamola, allora. L’Anci c’è già, perché bisogna farne il doppione in Senato?
Ma Renzi ha i numeri per fare la riforma annunciata?
No, per la proposta avanzata da Matteo Renzi non ci sono assolutamente i numeri. Noi del Pd abbiamo fatto più di una riunione di gruppo: c’è chi l’ha sposata, ma in molti altri – e non solo civatiani – hanno altre idee e progetti seri. Quella di Renzi non ha le gambe, va rifatta. Io, così com’è, non la voterò mai.
(Fabio Franchini)