Valentino Tavolazzi, consigliere comunale di Ferrara eletto in una lista civica affiliata al Movimento 5 stelle, è stato il primo scomunicato da Beppe Grillo. Ha da poco fondato un nuovo partito, Democrazia in Movimento, che “accoglie” gli epurati e i dissidenti pentastellati e che vuole essere, soprattutto, tutto ciò che il partito fondato da Grillo e Casaleggio non è riuscito ad essere. Secondo Tavolazzi, dietro al progetto (“non democratico” e “fallito”) a 5 Stelle c’è ben altro che l’intenzione di offrire al Paese una valida alternativa politica.
Lei è stato il primo ad essere espulso dal Movimento 5 Stelle. Come commenta le epurazioni dei sanatori Bocchino, Battista, Campanella e Orellana?
Erano già scritte. Beppe Grillo è ormai da alcuni anni che usa questo strumento delle espulsioni per liberarsi delle teste pensanti dal movimento. È chiaramente la prova che non si tratta di un movimento bensì di un’operazione politica-aziendale della Casaleggio Associati che per massimizzare il consenso nel Paese – attraverso messaggi di marketing politico magistralmente lanciati da Grillo nel Paese – deve, lungo il percorso, eliminare tutti coloro che rappresentano un ostacolo nel cammino verso questa meta. Ora i parlamentari 5 Stelle se ne stanno accorgendo.
La maggioranza del partito si stringe intorno al leader, ma le fuoriuscite non saranno certo risibili…
Nel momento in cui gli eletti pentastellati voglio rendersi utili per cambiare il Paese, ecco emergere una forte contrapposizione interna: o segui i miei ordini oppure ti caccio. Alcuni, la maggior parte, sono ubbidienti, altri manifestano il proprio dissenso vengono colpiti e allontanati.
Ma questa volontà di Grillo di non voler dialogare con nessun altro partito in nome di una superiorità morale non porterà il movimento – nato con le migliori intenzioni – a svuotarsi e a morire lentamente?
Questa, infatti, è una follia. E’ pazzesco che un partito nell’ambito del sistema rappresentativo della democrazia italiana possa supplire al lavoro di un sistema pluripartitico. Grillo poi ha detto di volere l’eliminazione dei partiti: crede ciò di poter governare da solo il Paese, addirittura in una situazione senza opposizione. Ecco, è una follia, è inaccettabile da qualsiasi punto di vista. Se il disegno era di andare in parlamento per governare l’Italia da soli, allora era un delirio, non certo un progetto politico.
Cosa sarebbe dovuto essere il partito? E cosa avrebbe dovuto fare?
Un Movimento 5 Stelle diverso da questo, democratico con un funzionamento interno, appunto, di vera democrazia che cerca di cambiare il Paese dando un contribuito concreto all’interno di un sistema istituzionale che prevede la collaborazione tra i partiti. In concreto, il M5S avrebbe dovuto esaminare le proposte esistenti sul tavolo e votarle e, viceversa, proporre delle soluzioni ai problemi dell’Italia e farsele votare.
È invece un partito che non ha orecchie per gli interlocutori e al cui interno il confronto e il dialogo non sembrano proprio possibili.
Vogliamo usare la parola fascismo? Se quando qualcuno non è d’accordo con te, tu lo elimini, non ci sono altri epiteti per definire questo comportamento. Il Movimento 5 Stelle, ad oggi, non è certamente democratico.
Un’utopia finita?
Oggi, alla luce dei fatti, ci siamo resi conti che non lo è mai stata. Se ci fosse stata un’utopia iniziale da parte dei fondatori – in primis Grillo e Casaleggio – avrebbero proceduto per strade diverse da quelle percorse finora. Non vi è mai stata nella loro testa l’idea di creare un movimento che cambiasse il Paese, bensì un progetto di marketing politico-aziendale teso ad ottenere un grande consenso da vendere su altri tavoli, non sappiamo quali…
I parlamentari grillini che hanno salutato e saluteranno Grillo e Casaleggio, daranno vita a un gruppo autonomo che potrebbe sostenere il governo. Lei ha fondato Democrazia in Movimento. Se fosse in Parlamento, sarebbe pronto a fare da “stampella” all’esecutivo?
Democrazia in Movimento ha una carta dei principi chiarissima e uno statuto: nasciamo con l’idea di portare avanti il cambiamento nel Paese nel rispetto delle regole democratiche sia internamente che esternamente: noi siamo per il dialogo con le altre forze politiche e per portare avanti le nostre proposte e di esaminare anche quelle degli altri. Che cosa faranno gli espulsi eletti nelle fila dei 5 Stelle non lo so – e bisognerebbe chiederlo a loro –, ma certo è che coerenza vorrebbe che si dimettessero dalla carica di senatore e deputato, e non solo dal Movimento 5 Stelle. Sono stati eletti all’interno di un progetto politico fallito; ora devono prendere atto di questo fallimento e chiamarsi fuori totalmente. Io, al loro posto, farei così.
(Fabio Franchini)