L’Udc è costretta ad allearsi con Berlusconi per colpa di Renzi. E’ la denuncia dell’onorevole Rocco Buttiglione, presidente del partito di Casini, secondo cui “quando parlavamo di un grande centro lo facevamo in quanto auspicavamo un sistema politico strutturato in modo diverso. Renzi ha deciso il contrario. La sua legge elettorale obbliga il nostro partito a scegliere per uno dei due schieramenti”. In un’intervista uscita sabato su Repubblica, Pier Ferdinando Casini aveva spiegato: “E’ in corso una ristrutturazione drastica delle forze politiche, Vendola l’ha già capito e punta a mettersi d’accordo con Renzi. A noi moderati invece spetta il compito di lavorare sullo schema del Partito Popolare Europeo” insieme a Forza Italia.



Onorevole Buttiglione, condivide la scelta di Casini di tornare con Berlusconi?

Noi non ritorniamo con Berlusconi, ma vogliamo collaborare a fare un centrodestra nuovo. Insieme al centrosinistra abbiamo condiviso l’esperienza del governo di responsabilità che ci ha salvato dal destino della Grecia, ma la situazione d’emergenza non può durare per sempre. Ciò che vogliamo fare anche in Italia è il Partito Popolare Europeo, cioè un centro alternativo alla sinistra.



Perché allora allearsi con Forza Italia, che non aderisce al Ppe?

Sì che aderisce, sciaguratamente fui io che ottenni l’ingresso di Forza Italia nel Ppe sulla base di una serie di impegni che allora presero, e che oggi ritengo che manterranno ancora.

Che senso ha oggi essere alternativi al Pd, dopo essere stati insieme alla sinistra in due governi?

Esiste una centralità di questioni che riguardano la persona umana e che fanno in modo che Udc e Pd aderiscano a culture tendenzialmente alternative.

In un’intervista di alcuni mesi fa lei definì “ridicolo” l’atteggiamento del centrodestra il quale voleva convincere l’Udc “che non si può essere cristiani se non si è berlusconiani. Lo stesso Pdl del resto è pieno di persone che non sono d’accordo sui valori non negoziabili”. Ha cambiato idea?



Quanto affermai allora rimane vero, ma ci sono coalizioni per affrontare l’emergenza e coalizioni per gestire la vita politica ordinaria. L’alleanza con la sinistra era la risposta una situazione d’emergenza. Oggi si intravvede la fine dell’emergenza e incominciamo a pensare a quello che potrà essere il sistema di un Paese che esce dal tunnel.

E’ solo questo a essere cambiato?

No. Quando parlavamo di un grande centro lo facevamo in quanto auspicavamo un sistema politico strutturato in modo diverso. Renzi ha deciso il contrario. La sua legge elettorale obbliga il centro a scegliere per uno dei due schieramenti. Dal momento che dobbiamo scegliere prima delle elezioni, ci attrezziamo per farlo. E’ la legge elettorale scelta da Renzi a cambiare il quadro politico.

 

Avete pensato invece di costruire un polo di centro con Alfano?

Assolutamente sì. Noi vogliamo dialogare innanzitutto con Alfano, perché sappiamo che con lui non avremo difficoltà. Non le nascondo che invece con Forza Italia ci sono dei problemi, nel partito di Berlusconi c’è un elemento populista che non possiamo ignorare. Ma non è una valida ragione per non aprire il dialogo anche con Forza Italia.

 

Mario Mauro ha dichiarato “mai più con Berlusconi”. Perché volete dividervi da Mauro?

Non vogliamo dividerci da Mario Mauro, ma bisognerebbe capire meglio che cosa significhi questo “mai più con Berlusconi”. Se significa che non vogliamo Berlusconi come capo del governo, allora sono d’accordo con lui. Ma non penso che lo stesso Cavaliere abbia intenzione di riproporsi come premier. A Mauro voglio dire che dobbiamo fare un bagno di sano realismo.

 

In che senso?

Il realismo dice che se vogliamo vincere le prossime elezioni, noi con Berlusconi dobbiamo collaborare e accettare questo dato di fatto. Ma anche Berlusconi deve accettare il fatto che senza l’Udc perde, e quindi deve presentare un candidato che vada bene anche a noi. Magari il centro che ha in mente Mauro riuscirebbe anche a superare la soglia di sbarramento, ma la vera questione non è ottenere qualche posto nel governo e un certo numero di parlamentari. Il nostro problema deve essere quello di costruire il Ppe in Italia, cioè un grande partito che abbracci circa la metà dell’elettorato italiano.

 

(Pietro Vernizzi)