Pietro Grasso ribalta la decisione dell’Ufficio di Presidenza: il Senato della Repubblica si costituisce parte civile contro Berlusconi nel processo per la compravendita dei senatori nel corso del XV legislatura (che vede appunto coinvolto il leader forzista e Sergio De Gregorio). L’ex procuratore nazionale antimafia ha parlato di “obbligo morale”, smentendo – come detto – il parere del Consiglio che con 10 voti contrari e 8 a favore aveva espresso il proprio parere. Tra coloro i quali hanno votato “no” troviamo la senatrice di Scelta Civica Linda Lanzillotta (la stessa che in occasione del voto sulla decadenza Cavaliere aveva detto sì, appunto, alla decadenza da senatore) che ha commentato per ilsussidiario.net la decisione del presidente del Senato 



Senatrice, quali sono le ragioni alla base del suo “no”?

Il Senato è un’istituzione politica-legislativa e nel nostro ordinamento costituzionale è prevista una separazione dei poteri tra quello giudiziario e quello legislativo. L’integrità e la reputazione del Senato si tutelano attraverso l’attività politica e istituzionale. Ritengo quindi costituzionalmente non coerente trasformare in questione giudiziaria quello che è un caso prettamente politico. Poi…



Prego.

Non ci sono precedenti anche per casi analoghi in cui attività criminose di singoli senatori hanno inciso sull’immagine del Senato stesso. Insomma, il Senato deve agire perseguendo una via politica, non giudiziaria. Non mi è sembrata l’approccio corretto e per questo ho espresso la mia opinione contraria, condivisa peraltro da molti altri miei colleghi.

Il presidente Grasso ha poi ribaltato la vostra indicazione

Il presidente Grasso, essendo il rappresentante legale del Senato, ha ascoltato, si è fatto la sua idea e ha deciso – come gli consente il regolamento – di procedere unilateralmente non raccogliendo l’indicazione dell’Ufficio di Presidenza. Io rispetto la sua scelta – che è legittima – ma ho criticato il merito e soprattutto la motivazione che ne ha dato.



Grasso ha parlato infatti di “dovere morale”…

Esatto. Oggi in Aula si è scusato (correggendo il tiro e dicendo comunque di essere stato mal interpretato), ma quest’espressione di “dovere morale” non l’ho accettata in quanto in un’istituzione come il Senato si opera per categorie giuridiche e principi costituzionali e non per categorie etiche. Poi, quell’uscita sembrava dire, implicitamente, che chi non era d’accordo sulla sua tesi era immorale.

Ha detto che è prevalso in lui l’approccio del pm. È andato oltre il proprio ruolo?

No, ripeto: non è andato oltre le sue prerogative. Come detto, il presidente del Senato ha il potere di decidere da solo. Io personalmente non concordo sul contenuto  della sua decisione, sollecitata peraltro dal sostituto procuratore di Napoli e convalidata dal Gip: non è stata dunque un’autonoma iniziativa di Palazzo Madama. 

È venuta meno la terzietà?

No. Io penso che l’incidente debba concludersi qui. Credo che Grasso non abbia sottovalutato gli elementi di tensione, di scontro che questa decisione avrebbe innescato e temo che sorgeranno difficoltà nelle prossime settimane circa l’andamento dei lavori al Senato

Appunto, parlando delle possibili conseguenze politiche, pensa che ci possa essere un rallentamento delle riforme e che la decisione di Grasso si ripercuota direttamente sull’asse Renzi-Berlusconi?

Dipende da Berlusconi. Io penso – e mi auguro – che Berlusconi andrà avanti nel percorso avviato. Ma in questo modo si è offerto il fianco e si è creata un’occasione per poter ritornare invece ad una contrapposizione che potrebbe bloccare le riforme, cosa che non sarebbe certo positiva e proficua per il Paese

 

Forza Italia, infatti, si è irrigidita e ha annunciato l’intenzione di avanzare una mozione di censura contro Pietro Grasso.

È una cosa inammissibile. Non esiste la sfiducia al presidente di assemblea. Una volta eletto – salvo che commetta un reato – è inamovibile; ciò è necessario per sottrarre la sua figura alle pressioni e ai condizionamenti di una parte dell’aula e garantirne la terzietà e l’autonomia nell’esercizio delle sue funzioni. È un’iniziativa fuori luogo e non vi aderiremo certamente.

 

(Fabio Franchini)