L’approvazione dell’Italicum sta andando male, nei tempi e nei contenuti: molti sono scivolati sulle quote rosa e tutti sono caduti sulle preferenze. L’idea di Renzi di fare tutto in breve tempo è saltata.

Intanto è certo che il sistema politico, nel suo insieme, si sta logorando ulteriormente: il 33% degli elettori non si esprime: non si sa se andrà a votare, né per chi voterà; il sentimento anti-euro è sempre più agitato con l’intento di captare il malessere diffuso verso i vincoli europei; adesso l’Europa è accusata di essere la causa della mancata uscita dalla crisi. Ma se, a poco più di 60 giorni dal voto europeo, si dicesse agli italiani che entro fine anno il governo (Renzi?) dovrà ridurre il deficit allo 0,5% e avere pronto un piano di rientro del 20% del debito, con molta probabilità già a maggio il Paese imploderebbe politicamente. Tuttavia, anche senza dire la verità, è probabile che al Parlamento europeo gli italiani invieranno solo tre forze politiche: Pd, FI e M5S. Tutti gli altri, compresi Lega e Ncd sono sotto la soglia del 4%.



Questo risultato sarebbe quasi certamente lo stesso se si votasse per le elezioni del Parlamento nazionale con la legge elettorale uscita da Palazzo della Consulta dopo la decisione della Corte costituzionale sul porcellum.

A questo punto: cui prodest approvare l’Italicum? 

Ci si espone a critiche feroci sulle mancate preferenze e il Parlamento dei nominati e, con un premio di maggioranza che oscilla da un minimo del 16% a un massimo uguale a “n%”, per la mancanza di una soglia minima (la soglia serve per decidere se passare, o meno, al ballottaggio), si può arrivare a risultati peggiori persino del vituperato Porcellum.



Certamente Renzi sta cavalcando la tigre e sembra convenirgli, anche se i sondaggi non danno l’impressione che sia cambiata qualcosa con lui a Palazzo Chigi; ma per fare bella figura Renzi ha bisogno che si dica che la legge elettorale è stata approvata con Berlusconi.

Ma a Berlusconi conviene, in questo momento, approvare l’Italicum e rispettare il patto che Renzi ha già abbondantemente violato? 

I suoi presunti alleati (Ncd, Lega, Fratelli d’Italia-An, Udc) sono tutti sotto soglia e, se non si modifica questa, piuttosto che fare i gregari senza successo preferiranno andare in ordine sparso (lo stesso vale per il Pd e già Vendola, a nome di Sel, ha dichiarato che non intende fare il portatore d’acqua). Potrebbe anche accadere, come sembrava dai sondaggi di alcune settimane fa (prima dell’espulsione dei senatori del M5S), che sia scavalcato da Grillo che si ritroverebbe al ballottaggio al suo posto.



Quando Berlusconi guarderà alla realtà dei dati elettorali (quelli veri) potrebbe essere troppo tardi per lui e, se ci riflette prima, la sua convenienza ad approvare l’Italicum scema sempre di più, ogni giorno che passa.

Si obietterà che così non avrebbe rispettato il patto, ma – a parte la possibilità di potere ribaltare l’accusa – agli italiani non è detto che piaccia un Berlusconi remissivo nei confronti di un giovanotto e, poi, si è dimostrato che quando ha fatto saltare il banco ci ha sempre guadagnato. 

Votare con la legge elettorale attuale non agevolerebbe più i piccoli partiti, ormai ridotti al lumicino, ma significherebbe che in ogni caso la posizione di FI è essenziale per una governabilità del Paese, pure se a guidare il governo dovesse restare Renzi, e sarebbe anche irrilevante chi viene proposto come candidato leader, una volta acclarato che Berlusocni, almeno questa volta, non può più scendere in campo.

L’Italicum lo condannerebbe a un’opposizione solitaria e forse non sarebbe sufficiente neppure la figlia Marina a modificare questo scenario. 

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