Tra le varie iniziative prese dal consiglio dei ministri, anche la messa all’asta di 1500 auto blu, in un’asta che si terrà dal 26 marzo al 16 aprile. Ma soprattutto lo sblocco immediato dei debiti della pubblica amministrazione: 22 miliardi già pagati, ha spiegato, e 68 miliardi da pagare entro il mese di luglio. Quindi uno stanziamento di 500 milioni per il fondo di garanzia per la lotta al credit crunch e lo sblocco di 3 miliardi di fondi europei. Annunciata la possibile riduzione dell’Irap con uno scambio tra un aumento della tassazione sulle rendite finanziarie dal 20 al 26% in modo da essere in linea con la media europea e la riduzione del 10% dell’imposta sulle imprese.  Dal primo giugno i 500 milioni annunciati saranno disponibili per chi vuole creare imprese sociali, aumento di 600 milioni del credito di imposta per i ricercatori con obbiettivo di creare da adesso al 2018 100mila nuovi posti di lavoro. 



Ecco alcune delle misure varate nel concreto oggi dal consiglio dei ministri, come ha spiegato Renzi. Coloro che hanno un reddito di 1500 euro al mese siano dipendenti o co. co. co., “percepiranno mille euro netti in più all’anno”. Coloro invece che hanno un reddito di 25mila euro lordi all’anno otterranno un taglio di tasse: “Circa 85 euro netti al mese per 10 milioni di italiani, i destinatari del nostro intervento non sono solo i ceti meno abbienti, ma anche un po’ di ceto medio”. Per quanto riguarda invece la copertura dei 10 miliardi di taglio dell’Irpef, Renzi ha spiegato che essa è sostenuta totalmente dal governo grazie al risparmio di spesa senza aumenti di tassazione. “La spending  è uno strumento che secondo i dati di Cottarelli arriva nel 2016 a valere 35 miliardi, nel 2015 vale 19 miliardi e nel 2014 sette miliardi. Cottarelli ha parlato prudenzialmente di 3 miliardi” ha spiegato. Per quanto riguarda l’edilizia scolastica spiega che il plafond è stato alimentato a 3,5 miliardi che saranno disponibili per comuni e province per interventi sulle scuole. Inoltre ci saranno altri 500 milioni di euro per il fondo garanzia per combattere il credit crunch.



Cento giorni di lotta dura: così Matteo Renzi parlando durante la conferenza stampa che indica quanto deciso dal consiglio dei ministri di oggi, provvedimenti assai importanti. “Noi pensiamo che sia fondamentale non solo lavorare per cambiare l’Europa, ma partire dal cambiare l’Italia e perché questo accada bisogna battagliare contro chi dice ‘si è sempre fatto così’. Saranno cento giorni di lotta molto dura per cambiare pubblica amministrazione, fisco e giustizia”, ha detto. Ha quindi spiegato con delle slide i vari punti del piano di rilancio dell’economia: Il prossimo semestre l’Italia guiderà l’Europa e pensiamo che sia assolutamente fondamentale non solo lavorare per cambiare l’Europa ma partire dal cambiare noi stessi”. A proposito invece del voto di stamane alla camera che ha visto l’approvazione della legge elettorale, ha detto che così non ci saranno mai più larghe intese e che chi vince alle elezioni governerà per cinque anni. “E’ una rivoluzione impressionante per l’Italia. Con questa legge elettorale c’è un cambio culturale, c’è un vincitore sempre” ha detto.



E’ ancora in corso il consiglio dei Ministri a Palazzo Chigi, al termine del quale Matteo Renzi terrà una conferenza stampa che potrà essere seguita in diretta streaming. La riunione è stata anticipata da una informativa del premier in materia di riforme costituzionali e di interventi di politica economica, inclusa la riduzione del carico fiscale. Diversi invece gli ordini del giorno, dalle misure urgenti per l’emergenza abitativa fino alle disposizioni per favorire il rilancio dell’occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese. Si è parlato ovviamente anche del disegno legge delega al governo sul Jobs Act, quindi “in materia di riforma degli ammortizzatori sociali, dei servizi per il lavoro e delle politiche attive, nonché in materia di riordino dei rapporti di lavoro e di sostegno alla maternità e alla conciliazione”. Tra le altre misure, compaiono le norme “per agevolare ulteriormente il rispetto della normativa europea sui tempi di pagamento da parte della pubblica amministrazione” e due decreti legislativi in materia ambientale. Clicca qui per seguire la diretta streaming della conferenza stampa di Matteo Renzi

Matteo Renzi, evidentemente soddisfatto del voto alla camera sulla legge elettorale da lui tanto voluta, ha commentato con un post su twitter: “Grazie alle deputate e ai deputati. Hanno dimostrato che possiamo davvero cambiare l’Italia. Politica 1-Disfattismo 0. Questa #lasvoltabuona”.  Naturalmente resta ancora da vedere cosa succederà al senato, dove in molti, ad esempio Bersani, hanno chiesto emendamenti alla legge elettorale. Nelle ore scorse Renzi invece si era lamentato delle difficoltà che si riscontravano alla camera, parlando di un tentativo di “farlo fuori”. In breve, ecco i principali punti che caratterizzano l’Italicum: doppio turno di coalizione, premio di maggioranza al 15%, soglie di sbarramento ed esclusione del Senato dalla riforma

Approvata la nuova legge elettorale: con 364 voti favorevoli, 156 voti contrari e 40 astenuti la Camera dei deputati approva l’Italicum. Hanno votato no Popolari, M5S, Lega, Fdi e Sel. Adesso si passa al Senato. 

Continuano le dichiarazioni di voto dei vari partiti in vista dell’approvazione della nuova legge elettorale. Come si sa, Lega nord, Fratelli d’Italia e Sel hanno già detto che voteranno contro, mentre Scelta civica si asterrà. Forza Italia ha fatto invece sapere che voterà a favore nonostante i compromessi dovuti fare sula legge, ma avvertendo che in senato non accetteranno cambiamenti. Il M5S è decisamente critico, voterà no ha detto il deputato Danilo Toninelli, definendo l’Italicum una pessima schifezza figlia degli interessi personali di Pd e Fi. Il Pd invece nelle parole di Roberto Speranza è ovviamente a favore: “Con il voto di oggi abbiamo avviamo il treno delle riforme. Non più solo parole ma fatti che ci consentono di dire agli italiani che la politica ce la può fare. Non ci arrendiamo, perché questa legge ha fatto dei passi in avanti. Oggi riformare questa democrazia è l’unico modo per salvarla”. 

Dopo il voto sugli emendamenti e i quindi ordini del giorno presentati, proseguono oggi i lavori dell’Aula della Camera sulla nuova legge elettorale. Sono in programma questa mattina le dichiarazioni di voto, seguite dal voto finale. Una volta approvata, la riforma passerà all’esame del Senato anche se, come stabilito nei giorni scorsi, l’Italicum sarà valido solo per Montecitorio. Per Palazzo Madama è stato invece pensato il cosiddetto “Consultellum”, vale a dire un proporzionale puro con le preferenze. Come detto, hanno preso il via stamattina le dichiarazioni di voto: “Non è giusto chiamarli piccoli partiti, ma partiti non allineati. E non siamo nemmeno così inutili come si è detto, visto che i nostri voti aiutano la coalizione a salire. Il Parlamento non è proprietà dei grandi partiti, ma rappresenta gli italiani e tutti gli italiani hanno il diritto di essere rappresentati”. Lo ha detto Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, annunciando voto contrario del gruppo. Sulla stessa linea Centro Democratico, secondo cui si tratta di “un provvedimento che prevede un sistema bipartitico che non fa parte della cultura e della storia democratica del nostro Paese. Annuncio quindi il voto contrario di Centro democratico”, ha spiegato Pino Pisicchio (Cd), capogruppo del Gruppo Misto. Giudizio negativo anche dalla Lega Nord: “Le riforme – ha detto Matteo Bragantini – si fanno se condivise, ma per questa riforma elettorale non è stato così. È una legge che non attirerà i cittadini al voto”. L’Italicum prevede una soglia al 37% per ottenere il premio di maggioranza, uno sbarramento al 4,5% per ottenere seggi alla Camera e brevi liste bloccate in piccole circoscrizioni in cui vengono eletti 3-6 deputati.

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