Il periodo nero di Berlusconi continua: in attesa della sentenza del 10 aprile che deciderà se comminargli gli arresti domiciliari o i servizi sociali, sul leader di Forza Italia è calata l’interdizione per due anni dai pubblici uffici. L’indomani, mercoledì 19 marzo, si è autosospeso dalla Federazione Nazionale dei Cavalieri: Silvio Berlusconi decade dunque da Cavaliere del lavoro. Game over? Piero Sansonetti, direttore de Gli Altri ed ex direttore di Liberazione, non ne è così convinto: “È l’antiberlusconismo (compreso quello dei giudici) a tenerlo in vita. Il berlusconismo sarà anche in crisi, ma l’antiberlusconismo è talmente forte che gli fa da assicurazione sulla vita, da rete di salvataggio”.
Confermata l’interdizione dai pubblici uffici, il momento difficile di Berlusconi si aggrava. Se l’accordo con Renzi lo aveva rimesso al centro della vita politica, ora è in secondo piano. Sta subendo l’immagine del premier?
Si sono aiutati e (ri)messi in gioco a vicenda. Tutti e due, con quell’operazione del Nazereno, pensavano di risolvere i loro problemi. E non è così: Berlusconi ha il problema delle grane giudiziarie e Renzi quello di trovare il modo per mantenere le promesse fatte. In questo momento la situazione del presidente del consiglio è più favorevole, ma prima o poi dovrà pur attaccare il muro del mantenimento degli impegni presi. Certo, Berlusconi ha ricevuto un’altra batosta dalla magistratura, ma sul medio periodo non mi sembra che le cose cambino: sono leader molto attivi, spregiudicati e in grande difficoltà. Uno deve salvare se stesso, l’altro l’Italia.
Per i primi tempi Forza Italia è stata morbida con il premier. Negli ultimi giorni sono arrivate però le prime stoccate firmate FI (Brunetta su tutti). È una strategia per recuperare quel terreno perso (se è perso) da Renzi?
In parte è così: a maggio ci sono le Europee e ora siamo in campagna elettorale. Berlusconi – come lo stesso Renzi – non può permettersi un risultato negativo alle elezioni. In questa situazione non possono mancare gli screzi e gli attacchi, ma non penso che vi sia stata una rottura.
Non sta dunque prendendo le distanze?
No. Sono due partiti diversi e ovviamente ci sono queste schermaglie, ma non credo che Berlusconi, sia interessato alla caduta di Renzi, tanto più con due anni di interdizione dai pubblici uffici, cosa che lo tiene lontano dalla competizione elettorale. Naturalmente non può sostenerlo direttamente, ma continuerà questa tattica un po’ guerrigliera, utilizzando anche il fatto che alcuni dei suoi sono più moderati, mentre altri sono più d’attacco.
Nonostante gli eventuali arresti domiciliari, non vede quindi un Berlusconi dietro le quinte, in posizione marginale?
Nell’ombra, in questo momento, non ci sta. Ha avuto un ruolo decisivo nell’operazione della legge elettorale. E Berlusconi ha un grande punto di forza…
Quale?
Paradossalmente, è l’antiberlusconismo – compreso quello dei giudici – a tenerlo in vita. Il berlusconismo sarà anche in crisi, ma l’antiberlusconismo è talmente forte che gli fa da assicurazione sulla vita, da rete di salvataggio. Io ho sempre pensato che il suo più grande capolavoro sia stato proprio quello di aver creato questo sentimento che gli fa da armatura. Personalmente non gli fa bene, ma politicamente gli giova eccome.
Il futuro di Forza Italia e del centro-destra non è quindi così buio?
È difficile fare previsioni, ma non do certo per scontato che sia finito. In politica esiste la legge dei pieni e vuoti, e il vuoto non è possibile. La destra deve continuare a esistere e non mi sembra francamente che l’operazione del Nuovo Centrodestra di Alfano sia così riuscita. La destra, in Italia, rimane Berlusconi: finché non nasce una nuova destra, lui è in una botte di ferro.
Una possibile mossa per rimanere protagonista potrebbe essere il giocarsi la carta delle figlie, Marina o Barbara?
È un’ipotesi che sicuramente è stata valutata. Marina, però, non ha intenzione di entrare in politica. Se poi decidesse di farlo penso che avrebbe anche successo. Barbara è forse più propensa, ma mi sembra troppo giovane e inesperta per un ruolo di questo genere.
Renzi gode comunque di un vantaggio su Berlusconi: pensa che cercherà di capitalizzarlo nei prossimi due anni?
Nessun presidente del consiglio tende ad andare alle elezioni anticipate. Difenderà finché potrà il ruolo che ha raggiunto (in maniera clamorosa e inaspettata). Dunque, non penso assolutamente che Renzi, di sua volontà, tenterà di andare alle urne.
(Fabio Franchini)