“La destra sociale ha smesso da tempo di identificarsi in un partito, ma continua a offrire un lascito fondamentale in termini di cultura politica. Il modello di welfare che ha permesso all’Italia di modernizzarsi viene proprio da questa matrice”. Lo sottolinea Marcello Veneziani, editorialista de il Giornale, secondo cui oggi questa corrente politica continua a fluire come un fiume carsico frammentandosi però in diverse forze politiche, da Forza Italia alla Lega nord allo stesso Movimento 5 Stelle. Mentre all’estero si identifica in un ambito più moderato e conservatore, come in Germania e nei Paesi mittel-europei, o in forze più radicali come Alba Dorata in Grecia.



Veneziani, che ne è rimasto oggi della destra sociale in Italia e in Europa?

La destra sociale oggi non ha un suo corpo compiuto. Rappresenta una sensibilità diffusa e presente in molti Paesi, ma non ha una configurazione politica determinata. Spesso si accompagna ad altre connotazioni, tanto che la si ritrova tra i cattolici conservatori oppure nel Fronte nazionale di Marine Le Pen. La sua presenza ormai è sparsa e non sempre ricomponibile.



Secondo lei può tornare ad avere la forza di un tempo?

E’ difficile ma non è impossibile. Oggettivamente sembra un progetto velleitario, rispetto alle grandi forze tecnocratiche e post-politiche che sono in campo oggi. Non conosciamo però l’evoluzione della storia, e soprattutto stiamo subendo gli effetti devastanti del dominio tecnico-finanziario. Ciò dovrebbe per naturale, fisiologica reazione, portare alla riscoperta di alcune tematiche care alla destra sociale.

Al di là della configurazione partitica, la destra sociale ha ancora un lascito da offrire a livello di cultura politica?



Sì, anche perché il modello di welfare grazie a cui l’Italia si è modernizzata deriva proprio dalla destra sociale. Il suo lascito riguarda in particolare la presenza di uno Stato che interviene, e che riesce a tutelare in varie forme i settori più deboli della società, attraverso la previdenza e la legislazione sociale, e al tempo stesso promuove il merito e l’iniziativa. Questo modello è stato il riferimento che ha percorso la storia migliore del nostro Paese negli ultimi 100 anni, e che poi si è perduta di recente.

La destra sociale in Italia è stata assorbita da Grillo?

No, si è dispersa in vari rivoli. Una parte sicuramente ha votato il Movimento 5 Stelle, ma non dimentichiamoci che Grillo è un volto e non una militanza. A fronte di un compatto nucleo di grillini militanti, la maggior parte dell’elettorato del M5S è fluttuante e provvisorio. Il voto della destra sociale è andato però anche a molti altri settori. Una parte è andata alla Lega nord, una parte a Berlusconi per una ragione puramente immediata e antagonistica. C’è poi chi si disperde nei mille rivoli delle destre che sono sorte e scomparse nel breve volgere degli ultimi anni.

 

Com’è invece la situazione a livello europeo?

In Europa l’area di opinione della destra sociale esiste, sia pure con connotazioni diverse. Ha trovato interpreti come Marine LePen in Francia, o si riconosce in un ambito più moderato e conservatore, come accade spesso in molti settori in Germania e nei Paesi mittel-europei, oppure riaffiora in modo più radicale. E’ il caso della Grecia o di altri fenomeni politici nord-europei che vanno dall’Irlanda ai Paesi Bassi.

 

Può nascere un fenomeno europeo sul modello greco?

Se nascesse sarebbe subito demonizzato. Forse anche per sua incompiutezza o immaturità, il fenomeno Alba Dorata non sarebbe esportabile e sarebbe subito bollato di nazismo. Anche chi ha un progetto di destra sociale non ha nulla a che vedere con quell’orizzonte storico e semantico. La protesta di destra in Grecia oggi è inevitabilmente monopolizzata da Alba Dorata e non esistono quindi degli altri soggetti in grado di portare avanti un processo politico compiuto.

 

(Pietro Vernizzi)