“Papa Francesco è una bravissima persona. Noi lo chiamiamo perfino il Papa grillino, perché ha portato dentro il Vaticano la rivoluzione delle piccole cose”. Parola di Vito Crimi, senatore del MoVimento 5 Stelle ex ed capogruppo pentastellato a Palazzo Madama. Ospite de L’Abitacolo, web format di Franco Bechis (vicedirettore del quotidiano Libero), Crimi si lascia andare a paragoni azzardati tra il MoVimento e il Pontefice, sul quale pone però una questione non da poco: “mi preoccupa come da parte della Chiesa sia stato messo lì con un’operazione di lifting. Temo che venga usato. Mi sembra la trama di un vecchio film di Grillo, Cercasi Gesù, dove si parlava proprio di un’operazione di marketing per rilanciare la fede”. Il senatore a cinque parla anche di Barack Obama, oggi in visita in Vaticano: “Sì, sicuramente ha portato anche lui un po’ di novità, però alla fine vive dentro il sistema”. Nel corso della chiacchierata con il giornalista c’ è stato modo di parlare del ddl Delrio circa il taglio e il restyling delle province; il grillino ha motivato il no del suo partito: ““E’ un provvedimento finto perché da 108 province passiamo a dieci città metropolitane e 98 province. Ma la cosa allucinante è che moltiplicano gli organi: avevamo il presidente della provincia e il consiglio provinciale. Ora abbiamo un terzo organo, che è l’assemblea dei sindaci e nelle città metropolitane la conferenza dei sindaci. La differenza è che si eleggono fra di loro, invece di essere eletti dal popolo”. Non lo convince certo anche la riforma del Senato e del bicameralismo perfetto: “Altra riforma inutile che non fa risparmiare quasi nulla: è pura fiction dire che si risparmia un miliardo, tanto più che il Senato oggi costa la metà. Facciamo invece una Camera di 400 deputati e un Senato di 100 senatori, che abbiano il compito di controllare l’altra Camera gli atti del Presidente della Repubblica su cui nessuno vigila”. Infine, in vista delle elezioni europee di maggio dice: “Saranno lo scontro diretto fra MoVimento cinque stelle e Pd. È una battaglia diretta per capire quale delle due strade è voluta dagli italiani”.



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