Il 27 marzo del 1994 Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia e del Polo delle Libertà vinse, a sorpresa, le elezioni politiche, annunciando quella rivoluzione liberale (poi mai realizzata). A venti anni di distanza (“venti anni di vittorie”) Gianfranco Rotondi – che nel ’94 fu eletto nella coalizione di centrodestra nella fila del Partito Popolare Italiano – ripercorre la lunga stagione del berlusconismo, che rischia ora un amaro epilogo, “un naufragio”. Il problema di Forza Italia? “Paradossalmente è quello che ha detto Alfano: non è né carne né pesce. È un partito con elettori democristiani e dirigenti socialisti, dove si teorizza che i voti li porta tutti Berlusconi”.
Il 27 marzo 1994 iniziava l’era Berlusconi.
È una data simbolica. Berlusconi, contro ogni previsione, stravinse le elezioni politiche.
Lei era nelle fila dei Popolari…
Io ero nel mio collegio di Avellino, dove fui uno dei quattro eletti su 468 del Partito Popolare. Fummo, in qualche modo, entrambi vincitori: Berlusconi prese il Paese e io scampai a un naufragio. Ecco, venti anni dopo a rischio naufragio c’è Berlusconi. All’epoca alcuni di noi ebbero la lucidità di capire che Berlusconi poteva diventare ciò che era stato la Dc, cioè il partito perno del sistema. Fu un’intuizione giusta; si è tanto parlato della provvisorietà del fenomeno berlusconiano, ma due decenni per un partito e un leader sono un tempo lunghissimo, che rappresenta la vittoria morale di Silvio Berlusconi.
Oggi a che gioco sta giocando Forza Italia? E lo sta giocando consapevolmente o è in balia del momento (e di Renzi)?
Mi chiedo: che cosa può guastare tutto e macchiare questa ventennale stagione? Oggi un cattivo epilogo – ovvero cosa è diventato il partito e come lo si sta gestendo – può dare la cifra finale a un ventennio di vittorie. Allora…
Prego.
Leggenda vuole che Berlusconi allora avesse vinto perché gli italiani volevano la rivoluzione liberale, ma la verità è che gli italiani nel ’94 non sapevano nemmeno cosa fosse. Sarebbe come dire che nel ’48 votarono Dc perché avevano letto i saggi di Dossetti e di La Pira. Gli italiani hanno sempre votato al di qua del muro dei comunisti e dei presunti loro eredi: Dc dal ’48 al ’94 e Berlusconi dal ’94 a oggi.
Che ha messo in piedi questa “coalizione dei moderati”…
Per rendersi credibile come diga antemurale alla sinistra ha unito tutte le tracce di cultura politica moderata (liberale, cattolica, socialista, riformista) dentro un trascinante filone di novità, di classe dirigente e di contenuti. Venti anni dopo assistiamo a un ripiegamento malinconico e al ripudio di ogni cultura politica, con il pretesto che il Paese vuole l’antipolitica e all’animale si accarezza a pelo.
Il problema del partito qual è?
Paradossalmente è quello che ha detto Alfano: non è né carne né pesce. È un partito con elettori democristiani e dirigenti socialisti, dove si teorizza che i voti li porta tutti Berlusconi, dimenticando che li porta solo se è sintesi di quegli elettorati che si definiscono ancora democristiani e socialisti.
Per evitare quel cattivo epilogo di cui diceva prima, Forza Italia cosa dovrebbe fare?
Non tutto in politica si può evitare: a un certo punto la politica presenta il suo conto implacabile. Abbiamo un leader che ha tutta la credibilità della sua storia e tutta la ragione che vanta a proposito della persecuzione giudiziaria. Il punto debole sta nel fatto che parliamo, come nel ’94, di come organizzare in un partito la spinta movimentista di Berlusconi. È un discorso che andava bene venti anni fa: ora è solo un’occasione perduta. Io, in questo momento, avverto come dovere quello di difenderlo dall’ingiustizia di chi vuole eliminarlo dalla scena politica impedendogli di esercitare i suoi diritti di capo dell’opposizione.
In che modo?
Con il mio governo ombra stiamo studiando una proposta da fare al governo, al capo dello Stato e alle forze politiche per farci carico, nell’ambito delle leggi vigenti, di un percorso che permetta a Berlusconi di rappresentare i milioni di italiani che si riconoscono in lui. Sto combattendo per consentirgli di esprimere un’opinione che probabilmente io poi contraddirò.
Però, prima o poi, bisognerà pur pensare a un dopo-Berlusconi
Io sono convinto che Berlusconi abbia ancora tanti anni di vita politica. Perché preoccuparmi del dopo? Io mi preoccupo del prima…
Quindi chiede un’opposizione più performante a Renzi? Stare nel limbo è deleterio?
Io, intanto, ho cominciato a farla, senza aspettare che lo decida il partito. Dobbiamo dire con chiarezza che sulle riforme stiamo con Renzi, mentre al governo siamo e sediamo alla parte opposta.
Un risultato negativo alle Europee quali conseguenze potrebbe causare?
Sarà positivo e deve esserlo. Forza Italia è la condizione per cui regga il sistema che si resetta nella legge dell’Italicum. Una frana di Forza Italia travolgerebbe tutto.
Per quanto riguarda il gioco delle alleanze future, pensa che riallacciare i rapporti con Ncd sia una cosa positiva e costruttiva o dovreste invece guardare altrove?
Io non guarderei al ceto politico, penso anzi che questa legislatura inghiotta sigle vecchie e persone. Bisogna pensare a cose nuove. Ce n’è il tempo, anche se poco. Berlusconi può essere ancora una volta il perno, ma questa volta il linguaggio e le regole devono essere quelle noiose della politica.
Rischio nuova scissione all’orizzonte?
Le scissioni, se vanno verso soluzioni giuste, possono essere utili e salvifiche. Quella di Alfano è sbagliata perché va in una direzione sbagliata: se gli elettori ci hanno votato per contrapporci alla sinistra, noi mica ci possiamo fare il governo insieme. Non era giusto né la prima volta, quando ci ha portato Berlusconi, né tantomeno la seconda quando loro sono rimasti contro Berlusconi.
(Fabio Franchini)