Caso F-35. I discussi cacciabombardieri sono stati al centro dell’incontro tra Matteo Renzi e Barack Obama, che giovedì ha incontrato a Roma il nostro presidente del Consiglio, oltre a Papa Francesco. Dopo averne annunciato il taglio, i 256 Tornado saranno sostituiti da 90 nuovi esemplari. Mario Mauro, ex ministro della difesa e leader dei Popolari per l’Italia, ricorda come “l’Italia, negli ultimi dieci anni, ha tagliato il 19% del proprio bilancio, mente in Paesi come Francia, Germania e Gran Bretagna, questa riduzione oscilla tra l’1 e il 3%. La Russia ha incrementato il proprio bilancio per la difesa del 111%, la Cina del 115% e Gli Stati Uniti del 35%”. Mauro commenta anche le ultime novità sul casò marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone: “Il comportamento dei nostri soldati sia il miglior viatico per una presa di consapevolezza delle autorità indiane di quanto sia fuori luogo l’iniziativa condotta contro di loro”.



Il caso F-35 fa contraddire Renzi, che aveva annunciato il taglio degli acquisti. Facciamo il punto.

Il problema principale non sta nell’acquisto di un determinato sistema d’arma, bensì quello rappresentato da due interrogativi ben più pertinenti…

Quali?

Il primo è se ha senso per l’Italia avere delle forze armate efficienti e, in secondo luogo, se un Paese come il nostro contribuisce in questo modo a servire la causa della pace. Ovviamente la risposta non può che passare attraverso un’assunzione di responsabilità: così come ci impegniamo da decenni – addirittura con il sacrificio dei nostri uomini migliori – in ottemperanza con le disposizioni delle Nazioni Unite, attraverso le quali la comunità internazionale si fa carico del tema della pace e della guerra, allora stesso modo, affinché tutto ciò abbia un senso, dobbiamo essere efficaci per garantire questo servizio alla causa della pace.



Quindi ci servono?

Con i chiari di luna che riguardano sia lo scenario nell’est Europa con la crisi Ucraina, sia quello mediorientale con la Siria, credo che l’Italia, l’Europa intera e il suo alleato storico debbano continuare a porsi il problema dei propri investimenti per quanto riguarda la difesa.

Fa bene quindi Roberto Speranza, capogruppo alla Camera del Pd a dire che, tutto sommato, gli F-35 non sono inutili?

Ma in realtà noi gli F-35 li abbiamo già, si chiamano Tornado. C’è però un problemino: hanno 40 anni e devono essere sostituiti. Ne abbiamo 256 e ne sostituiremo con 90 nuovi. Insomma, mi sembra che anche chi volesse dare una stretta ai cordini della borsa della difesa possa dirsi ampiamente soddisfatto.



Ma dal punto prettamente politico? Il Pd non è univocamente d’accordo. E nel mentre il ministro della difesa Roberta Pinotti rassicura le forze armate…

Il Partito democratico, da tempi non sospetti, vive un travaglio sul tema della difesa; al suo interno è legittimamente presente un filone sensibile a tematiche di natura pacifista. Così, non di rado, entra in conflitto con una cultura di governo che impone una visione adeguata alla gestione delle crisi internazionali. Poi…

 

Prego.

Bisogna ricorda una cosa. Dai dati forniti dal Sipri (agenzia di Stoccolma indipendente che monitora le spesa per la difesa nel mondo, ndr) l’Italia, negli ultimi dieci anni, ha tagliato il 19% del proprio bilancio, mente in Paesi come Francia, Germania e Gran Bretagna, questa riduzione oscilla tra l’1 e il 3%. Parallelamente la Russia ha incrementato il proprio bilancio per la difesa del 111%, la Cina del 115% e Gli Stati Uniti del 35%.

 

Questo per dire che l’Italia dovrebbe spendere di più?

No, l’Italia – fatte le giuste valutazione sulla sostenibilità della propria spesa pubblica – deve essere consapevole ed orgogliosa  di quanto fa per mantenere la sicurezza sul piano internazionale e anche al proprio interno.

 

Grillo dice che Obama è venuto a Roma per contrabbandare la sua economia e che noi abbiamo chinato il capo.

Parole fuori luogo. Il presidente degli Stati Uniti è venuto in Italia per incontrare il Papa: era questa la ragione principe della sua visita nella capitale.

 

Passando al caso marò, che lei ha seguito in quanto ministro della Difesa del governo Letta, ci sono novità: la Corte suprema indiana ha accolto il ricorso italiano contro l’accusa di terrorismo, sospendendo il processo. Si è sbloccato concretamente qualcosa?

È una vicenda piena di contraddizioni. Nel marasma emerge, come linea più coerente per tutti – sia per l’India che per l’Italia –, la necessità di riconoscere il principio di giurisdizione. Ecco, siccome il fatto è avvenuto in acque internazionali non c’è dubbio alcuno che la competenza debba essere italiana.

 

Le prossime tappe quali saranno? E come deve agire il governo?

La cosa più importante di tutte è che l’Italia si mostri unita e che continui a sostenere il governo negli sforzi di negoziato diplomatico che mirano a tutelare la dignità e i diritti dei nostri fucilieri di Marina. Tra l’altro penso che il comportamento dei nostri soldati sia il miglior viatico per una presa di consapevolezza delle autorità indiane di quanto sia fuori luogo l’iniziativa condotta contro di loro.

 

(Fabio Franchini)