Nonostante il dibattito in corso tra chi vuole e chi non vuole abolire il Senato come è oggi, si va avanti sulla strada della riforma. Il ministro Boschi infatti presenta oggi al consiglio dei ministri la riforma apposita. Si augura, dice in una intervista al quotidiano La Stampa, che sia sostenuta da tutta la maggioranza e anche da Forza Italia. Una concessione però è già stata fatta, in special modo al presidente del senato Piero Grasso che si è dichiarato del tutto contrario all’abolizione dell’aula: si chiamerà ancora Senato (delle autonomie) e non Assemblea delle autonomie come previsto in precedenza. Ecco, spiega il ministro, come sarà il nuovo senato. Prima di tutto niente più voti di fiducia al senato, niente voto sul bilancio dello stato e tutti i membri che non vengono eletti non percepiranno indennità alcuna. Al suo interno ci saranno i presidenti delle regioni, i sindaci dei capoluoghi di regione e delle province autonome, due consiglieri regionali e due sindaci per ogni regione. Quindi ventuno senatori su nomina del capo dello stato per sette anni di durata. Restano in carica gli attuali senatori a vita. In totale 148 membri. Dice il ministro che ancora non si è stati in grado di calcolare quanto si risparmierà. Il nuovo Senato avrà gli stessi poteri della Camera per quanto riguarda le leggi costituzionali e di revisione costituzionale sull’elezione del presidente della Repubblica, dei membri del Csm e della Consulta. Dal punto di vista del procedimento legislativo, si procederà così: la Camera approva una legge e il Senato può pronunciarsi entro trenta giorni con eventuali modifiche. A questo punto la Camera ha venti giorni di tempo per pronunciarsi in via definitiva accogliendo o meno le modifiche del senato. Il ministro dice che così la Camera lavorerà meglio evitando “il ping pong” con il Senato ed eliminando lo spreco di tempo.