Negli anni Ottanta democristiani e socialisti usarono la spesa pubblica per contrastare l’avanzata del Pci. Da allora il debito pubblico italiano ha cominciato a salire fino a superare quota 100 per cento del Pil all’inizio degli anni Novanta. A sostenere questa tesi è Giuliano Amato, il “Dottor Sottile”, due volte presidente del Consiglio e oggi giudice costituzionale. Intervistato da Alan Friedman nell’ultima puntata di Ammazziamo il Gattopardo dedicata alla storia del nostro debito pubblico, Amato sostiene che l’Italia si desta solo in tempi di emergenza. “Se qualcosa è necessario ma pochi capiscono che è necessario, è molto difficile da fare salvo nei momenti di emergenza; stiamo per affondare, facciamo qualcosa. Infatti in questi anni quando stavamo per affondare abbiamo fatto qualcosa ma l’aspettativa era che poi l’onda sarebbe passata e noi avremmo continuato tranquilli come prima”. Abbiamo chiesto un commento a Paolo Cirino Pomicino, ex ministro del Bilancio e della Funzione pubblica.



Lei che è stato uno dei protagonisti di quel periodo cosa risponde?   
Mi pare che col passar del tempo Amato non sappia più cosa dice. Dimentica infatti che la società degli economisti dieci anni orsono dichiarò che il primo governo che aveva iniziato il risanamento dei conti pubblici era stato il governo Andreotti-Carli-Formica-Cirino Pomicino. Tanto che per la prima volta nel ’91 ci fu l’azzeramento dell’avanzo primario e l’anno successivo un primo avanzo di 6mila miliardi di lire. In più…



In più?
Il mio amico Amato dimentica che negli anni 80 l’Italia aveva due problemini che si chiamavano terrorismo e inflazione a due cifre: entrambi debellati, senza stravolgimenti democratici. Ma c’è da dire anche un’altra cosa.

A cosa si riferisce?
Amato dimentica inoltre che l’aumento del debito pubblico negli anni 80 non dipese tanto da una spesa molto forte quanto piuttosto dalla pressione fiscale che, grazie a Banca d’Italia e Tesoro, rimase per diversi e svariati anni nella media del 35% sul Pil, quando Francia e Germania superavano già il 40%. Quella scelta saggia evitò di innescare una miscela esplosiva tra le Brigate rosse, inflazione a due cifre e una politica fiscale restrittiva.



Semplici amnesie?
È vero che parlare di politica non è più di moda di questi tempi, ma Amato queste cose le ha vissute. Quindi, ascolti il mio consiglio: si faccia visitare. Tengo a precisare anche un’altra cosa.

Prego.

La cosiddetta “prima Repubblica” lasciò un debito di 839 miliardi di euro. In larghissima parte nelle mani degli italiani. La “seconda Repubblica”, in vent’anni di debiti ne ha aggiunti 1.200 miliardi. E la quota nelle mani degli investitori esteri è arrivata negli anni scorsi sino al 50%. E, come direbbe De Filippo, “ho detto tutto”.

Amato non è candidato alla successione di Napolitano?
Io non credo che Amato abbia detto queste cose, probabilmente le sue parole sono state travisate. Altrimenti sarebbero veramente testimonianza di vuoti di memoria.