“Prendiamo atto con grave disappunto della difficoltà del Presidente del Consiglio di garantire il sostegno della sua maggioranza agli accordi pubblicamente realizzati. Come ulteriore atto di collaborazione, nell’interesse del Paese, manifestiamo la nostra disponibilità ad una soluzione ragionevole”. Con queste parole Silvio Berlusconi ha detto sì alla richiesta di Matteo Renzi di modificare la riforma della legge elettorale applicandola solo alla Camera dei deputati. Il Senato sarà infatti abolito attraverso un processo di riforma costituzionale. Per Giuseppe Lauricella, deputato del Pd che ha scritto uno dei due emendamenti, poi superato da quello di Alfredo D’Attorre, “è un passo avanti positivo verso un sistema governabile, anche se bisogna sempre stare attenti alle mosse di Berlusconi perché potrebbe esserci qualche sorpresa dietro l’angolo”.



Onorevole Lauricella, che cosa ne pensa del via libera di Berlusconi sulla legge elettorale?

E’ una vittoria della posizione che abbiamo assunto contro tutti i tentativi di ritirare emendamenti che riguardassero la modifica solo per la Camera. La posizione che ho assunto fin dal primo momento esce come qualcosa di condiviso. Ciò è importante perché in questo modo si incomincia un percorso verso un sistema che abbia una sua coerenza e che si basi su una sola Camera.



Berlusconi ha paura di andare alle urne?

Può darsi che a questo punto Berlusconi si senta impreparato per il voto, oppure che abbia capito che da parte del Pd non c’è alcuna volontà di votare una nuova legge elettorale che comprenda anche il Senato.

Che cosa ne pensa del fatto che Berlusconi, pur accettando l’accordo, lo faccia “con disappunto”?

Il Cavaliere inizialmente voleva applicare la legge elettorale al Parlamento nella sua interezza. Bisogna sempre stare attenti alle mosse che Berlusconi propone o alle quali dice di adeguarsi, perché potrebbe esserci qualche sorpresa dietro l’angolo. Comunque il fatto stesso di approvare una legge in questo senso, già in qualche misura dà qualche garanzia.



Che senso ha modificare la legge elettorale soltanto per la Camera?

Perché è importante stabilire una stretta correlazione tra la legge elettorale e la riforma costituzionale per abolire il Senato. Questo in funzione del legame che noi vogliamo mantenere con la modifica del bicameralismo. Se alla fine saltasse l’accordo con Forza Italia, e si dovesse approvare una nuova legge elettorale valida sia per la Camera sia per il Senato, non avremmo risolto il problema della governabilità e avremmo quindi creato una legge incostituzionale tout court. Come afferma la sentenza della Corte costituzionale sul Porcellum, e come ha ribadito l’altro giorno il presidente della Consulta, il principio della governabilità non può essere disatteso.

 

Perché una riforma che riguardi entrambe le Camere sarebbe contraria al principio della governabilità?

Se noi approvassimo una legge per Camera e Senato, con la futura possibilità di avere due ballottaggi diversi e quindi con due maggioranze diverse per i due rami del Parlamento, dovremmo ritornare alle larghe intese. Agganciando invece la riforma elettorale all’abolizione del bicameralismo, risolveremo una volta per tutte il problema della governabilità. Siamo partiti dalla legge elettorale, ma se fossimo partiti dalla modifica del bicameralismo non ci sarebbe bisogno neanche di discutere di come agganciare le due riforme perché ciò avverrebbe naturalmente.

 

Quali sorprese si aspetta dietro l’angolo?

C’è sempre la possibilità che nei passaggi parlamentari sia riproposta qualche modifica alla legge da parte del gruppo di Forza Italia. Chi vuole realmente abolire il bicameralismo lega la legge elettorale alla riforma costituzionale. Temo però che qualcuno in Parlamento sia tentato dal desidero di andare a votare subito, e che quindi possa avallare una legge elettorale sia pure incostituzionale, ma che serva al disegno politico di una parte.

 

(Pietro Vernizzi)

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