“L’Italicum valido solo per la Camera è uno stratagemma attraverso cui i parlamentari vogliono ingabbiare Renzi. Un’intera classe politica mossa dal solo desiderio di sopravvivere ha come unico obiettivo quello di evitare le elezioni anticipate”. E’ l’analisi di Roberto D’Alimonte, professore di Sistema politico italiano all’Università di Firenze, dopo l’accordo raggiunto tra Pd e Forza Italia per approvare una riforma di legge elettorale che sia valida soltanto per la Camera dei deputati. Un accordo che rischia però di traballare, in quanto ieri alla Camera dei deputati ci sono state sette votazioni, di cui tre a scrutinio segreto, e l’aula dovrà riunirsi ancora per esaminare diverse norme tra cui quella sulla parità di genere.
Professor D’Alimonte, chi sta cercando di ingabbiare Renzi?
Sono in tanti a volerlo fare, a partire dai suoi alleati: Alfano, i Popolari e una parte del Pd. I parlamentari vogliono durare e per essere sicuri di riuscirci non vogliono dare a Renzi una legge elettorale attraverso la quale possa chiedere le elezioni anticipate. E’ una manovra ordita dai “peones” del Parlamento? Questa manovra non riguarda soltanto i “peones”, ma tutti i parlamentari senza distinzioni, siano essi di prima o di seconda fila. La garanzia affinché non si vada a votare subito è che non ci si un sistema elettorale pronto all’uso. Il fatto di applicare l’Italicum solo alla Camera dei deputati e di lasciare il proporzionale al Senato rende difficile ritornare a votare.
Perché allora Renzi ha affermato che l’accordo raggiunto è un risultato positivo?
Perché quando sarà approvato anche al Senato, l’Italicum rappresenterà una riforma elettorale di tipo maggioritario che è sicuramente migliore di quella uscita dalla sentenza della Consulta. Renzi può quindi affermare che oggi l’Italia ha un sistema elettorale migliore, anche se quest’ultimo sarà completato solo quando ci sarà la riforma del Senato.
Il vero obiettivo è evitare di andare a elezioni anticipate o bloccare le riforme?
Il vero obiettivo è non consentire a Renzi di andare a elezioni anticipate. Se poi le riforme non saranno messe in atto, allora sapremo che il vero disegno era questo. Per il momento giudico però solo sulla base di ciò che vedo, e cioè che con questa soluzione non si può ritornare a votare.
Chi ha più paura di andare a votare?
Renzi è l’unico a non avere questo timore, mentre tutti gli altri preferiscono che la legislatura duri fino al 2018. I politici vogliono evitare i rischi, e tornare a votare significa rischiare. Nel momento in cui c’è la possibilità di andare avanti per cinque anni, non si vede perché rimettere tutto in discussione. L’unico ad avere interesse a farlo, dal momento che i sondaggi sono a lui favorevoli, è Matteo Renzi. Non lo può fare però perché non c’è un sistema elettorale tale da garantire la governabilità.
E’ una classe politica ridotta alla conservazione di se stessa?
Sì, ma questa è una regola che vale ovunque. Il primo obiettivo del politico in quanto tale è conservare se stesso.
I nostri politici non sono più guidati neanche dall’ambizione?
Per la maggior parte dei parlamentari l’ambizione viene dopo la sopravvivenza.
E’ anche l’Italicum a frustrare l’ambizione dei nostri parlamentari, i quali sono nominati dall’alto e non scelti dagli elettori?
E’ così purtroppo, anche se le riforme elettorali si fanno in Parlamento con i voti che si riescono a raccogliere. Personalmente sono favorevole ai collegi uninominali, ma mi rendo conto che in Parlamento non ci sono i numeri necessari per introdurli, e lo stesso discorso vale per i voti di preferenza. Berlusconi si oppone infatti tanto agli uni quanto agli altri.
(Pietro Vernizzi)