“Abbiamo due miliardi di euro pronti sull’edilizia scolastica. Mercoledì prossimo presenteremo il piano casa, non ce la facciamo per venerdì perché stiamo facendo alcune modifiche, Jobs act e misure per la scuola”. Queste le parole di Matteo Renzi in occasione dell’incontro, a Siracusa, con i sindaci siciliani. L’agenda economica dell’esecutivo di cui tiene il timone deve ancora essere concretamente svelata e in attesa che il piano venga presentato al Paese e alle Camere, il premier fa sapere come il punto sia “decidere come spendere i soldi nel modo più efficiente”. Nel frattempo, le polemiche per i quattro sottosegretari indagati tengono banco e scuotono la maggioranza, ma Maria Elena Boschi precisa come il governo non ne chiederà le dimissioni. L’Italicum – vigente solo per la Camera – è ormai pronto per essere discusso e (possibilmente) varato, non senza il malcontento di Berlusconi che si è detto “deluso” dal premier. Il tutto mentre il Movimento 5 Stelle sembra prossimo all’implosione: gli scomunicati daranno vita a un nuova formazione. Il punto politico di Stefano Folli, editorialista de Il Sole-24 Ore ed ex direttore del Corriere della Sera.



“Il governo non chiede dimissioni di ministri o sottosegretari sulla base di un avviso di garanzia”: lo ha detto Maria Elena Boschi. Falsa partenza per la squadra di governo?

E’ bene essere garantisti, ma non è che sia scritto da qualche parte che chi ha problemi da chiarire con la giustizia deve essere nominato sottosegretario. Insomma, sotto questo punto di vista, non è stata certamente una partenza felice.



La figura di Renzi ne risulta indebolita o esce comunque indenne da queste grane?

Se sono limitate a quello che si è visto, non credo comunque che questo singolo aspetto possa incidere molto sull’immagine di Renzi. Se invece dovessero trascinarsi nel tempo, dando luogo a fatti che ora però non possiamo prevedere, allora sarebbe diverso.

L’impressione è che il presidente del Consiglio abbia usato il manuale Cencelli per tenere insieme il partito e un governo “inusuale”…

Un esecutivo di coalizione come quello attuale produce inevitabilmente una lottizzazione degli incarici. Se fosse un monocolore renziano sarebbe tutt’altro discorso, ma non lo è, per cui c’è poco da stupirsi. Poi, il Pd è composito e pieno di correnti: mi sembra un po’ strano che Renzi potesse fare un governo completamente insensibile a quelli che sono gli equilibri politici all’interno della coalizione e del suo stesso partito. Quindi non mi scandalizzo molto di questo. Poi…



Prego.

Bisogna vedere se questa squadra – che io stesso ho criticato in quanto l’ho trovata debole e poco convincente – costituisce un danno al cammino del governo oppure no. Renzi accentra molto su di sé, dunque è su quello che lui farà o non farà che verrà giudicato: è qui che la sua immagine sarà confermata, incrinata o cancellata. Ripeto, la squadra in sé non è stato un passaggio felice: sono più le riserve che i motivi di soddisfazione, però, come detto, non è questo il punto decisivo.

Passando invece alla riforma della legge elettorale, che percorso avrà l’Italicum nelle prossime settimane? 

Innanzitutto, bisogna vedere se l’Italicum verrà approvato o meno. Se non verrà approvato in tempo rapidi sarà un bel problema per Renzi: lui ha bisogno di portarlo a casa nei termini in cui è stato definito, con leggere modifiche che non stravolgano tutto l’impianto.

 

Però l’altro ieri è spuntato fuori quest’Italicum a metà, che non verrebbe applicato al Senato, per il quale varrebbe la legge proporzionale uscita dalla Consulta. C’è il rischio di ingovernabilità?

È un compromesso che non regge. Bisogna riformare rapidamente il Senato; è impensabile che un Paese possa andare avanti con due sistemi elettorali così diversi tra loro che non danno due maggioranze uguali. È questa un’altra grande sfida di Renzi: riuscire a non far stravolgere l’ossatura di base dell’Italicum, facendolo approvare, e al tempo stesso sbrigarsi con la riforma del Senato. Io poi non credo affatto che il Senato sarà cancellato.

 

Perché?

Tutto il discorso di un organo ridotto per le autonomie locali e senza compensi lo trovo molto strano. Quello che è alla portata di mano è un Senato riformato e reso più snello, con funzioni diverse dalla Camera e senza più il voto di fiducia da dare al governo, così da superare il bicameralismo perfetto. Ecco, quest’operazione – che non rientra in quello detto da Renzi finora – è nel novero delle cose plausibili e realistiche. Se Renzi non riesce a fare questo in tempi ristretti rischia di cadere in una contraddizione infinita.

 

La Commissione Europea ha, in sostanza, bocciato i nostri conti parlando di “squilibri macroeconomici”. Come influisce questo giudizio sul piano economico del governo?

È un richiamo alla realtà brutale: ce lo potevamo anche immaginare. Rende più impervia la scalata dello stesso Renzi per il quale è alquanto difficile non affrontare il vero nodo a cui ci ha richiamati questo monito europeo, ovvero quello del debito. Lui, fino ad oggi, non ha affrontato veramente questo aspetto che, in realtà, è assolutamente cruciale.

 

Ci spieghi.

Se non affrontiamo il problema del debito siamo a rischio di essere commissariati. È vero, c’è un po’ di ripresa economica, ma è troppo debole. In più i programmi del governo comportano tutti un aumento della spesa: alcune cose sono sacrosante – come la riduzione del cuneo fiscale – ma molto costose. Renzi non può dire agli italiani che le riforme sono a costo zero: non è vero. Queste riforme costano tanto, sono dolorose e almeno in una prima fase non producono consenso elettorale. Mi viene in mente un esempio.

 

Quale?

In Germania Schröder ha fatto le riforme di cui oggi il Paese beneficia (e tanto), ma poi ci ha perso le elezioni. Invece mi sembra che Renzi voglia vincerle le elezioni, quando ci saranno.

 

Lorenzo Battista, senatore M5S scomunicato, ha annunciato la formazione di un nuovo gruppo. Pensa che gli espulsi pentastellati andranno a fare da stampella all’esecutivo?

Mi viene da dire di sì, ma non ci sono ancora elementi concreti per valutare. Si tratta di persone che non hanno un seguito elettorale per cui hanno interesse che la legislatura continui. Daranno magari un appoggio critico e questo a Renzi farebbe senza dubbio comodo. Non sono comunque convinto che questa piccola scissione possa davvero disturbare Grillo: manifesta oggettivamente una grossa difficoltà, ma il futuro del Movimento 5 Stelle è tutto da scrivere e dipende moltissimo dalla condizione economica del Paese; se migliora e il governo riesce ad avviare il processo di rinnovamento allora i problemi in casa 5 Stelle aumenteranno (e di molto) e si potrà pensare a un declino.

 

Altrimenti?

Se invece la situazione economica peggiorerà e il governo dovesse fallire i suoi obbiettivi allora non saranno di sicuro queste dipartite ad azzoppare il progetto populistico di Grillo.

 

(Fabio Franchini)