“La cosa è molto semplice, Renzi e Berlusconi si sono trovati in macelleria e il Cavaliere ha detto al premier: ‘Ti do un po’ di prosciutto in più’. E così Renzi gli ha risposto: ‘Allora lasciamo la soglia di sbarramento invariata al 4,5%’”. Ignazio La Russa la butta sul ridere, anche se la bocciatura dell’emendamento di Fratelli d’Italia rischia di far esplodere le coalizioni all’interno degli schieramenti di centrodestra e di centrosinistra, che non a caso l’ex ministro della Difesa definisce “soltanto delle semplificazioni giornalistiche che diventano effettive solo quando c’è un comune sentire”. Parole dure, dopo che la Camera ha respinto a scrutinio palese l’emendamento alla riforma elettorale che abbassava la soglia di sbarramento dal 4,5% al 4%. A presentare la proposta era stato il gruppo di Fratelli d’Italia, sostenuto da altri piccoli partiti sia di centrodestra sia di centrosinistra. Partito Democratico e Forza Italia non sono intervenuti nel corso del dibattito ma hanno votato contro. I sì alla fine sono stati 215, meno dei 308 no. Un risultato comunque superiore ai 180-190 voti ottenuti dagli emendamenti relativi ad altri aspetti della soglia di sbarramento. Il Movimento 5 Stelle infatti in questo caso ha sostenuto la mozione di Fratelli d’Italia. Altri emendamenti hanno riguardato la proposta di abbassare all’8% la soglia di sbarramento per la coalizione e quella di escludere i voti delle “liste-civetta”, quelle cioè che non raggiungono l’1%, dal computo dei voti di ciascuna coalizione.
Dopo la bocciatura del vostro emendamento, siete ancora disposti a entrare in una coalizione con Forza Italia?
Le somme le tireremo quando la legge sarà stata approvata in via definitiva. Per adesso non abbiamo perso la guerra ma soltanto una battaglia, e quindi le conclusioni le vedremo alla fine della legge. Prendiamo atto del fatto che è una legge che non tiene in nessun conto, neanche a livello di semplice consultazione, tutti gli altri partiti che compongono gli schieramenti di centrodestra e di centrosinistra.
Uno schieramento non dovrebbe essere per definizione accomunato dagli stessi obiettivi?
Parlare di schieramenti in realtà è soltanto una somma giornalistica, che diventa effettiva quando c’è un comune sentire all’interno delle coalizioni. In questo momento questo comune sentire non c’è.
Che cosa significa dal punto di vista della democrazia il fatto che un partito di piccole-medie dimensioni non possa essere rappresentato?
Non abbiamo nessuna obiezione in quanto tale nei confronti della soglia di sbarramento del 4,5% per i partiti all’interno delle coalizioni. Se è questo ciò che vogliono Partito Democratico e Forza Italia, facciano pure. Non è questo lo scandalo, noi non ci attacchiamo a uno 0,5% in più o in meno. Lo scandalo è un altro …
Quale?
Il vero scandalo è che chi non raggiunge il 4,5% elegga con i suoi voti i parlamentari del partito più grande all’interno della stessa coalizione. L’elemento qualificante non è il numero della soglia di sbarramento, ma il fatto che “chi non è buono per il Re non è buono neanche per la Regina”. Se i voti di un partito non hanno fatto eleggere neanche un deputato, non possono essere computati per fare eleggere deputati del partito principale della mia stessa coalizione.
Nel frattempo è stato bocciato anche l’emendamento per abbassare all’8% la soglia di sbarramento per la coalizione. Lei come lo valuta?
Più o meno la stessa cosa. L’aspetto più incomprensibile è quello che ho detto prima, poi il punto esatto in cui si vuole fissare l’asticella dello sbarramento sarà sempre opinabile. Un fatto però è inaccettabile, che con i miei voti faccia eleggere il candidato di un altro partito.
(Pietro Vernizzi)