“Renzi ascolti anche i senatori e non faccia tutto da solo sulle riforme istituzionali”. E’ l’appello di Francesco Russo, senatore del Pd, che insieme a 24 colleghi ha firmato un appello per sostenere la posizione del presidente di Palazzo Madama, Piero Grasso, che dalle colonne di Repubblica aveva chiesto un Senato elettivo. “Il modello che proponiamo rispetta la Costituzione – gli aveva replicato Renzi -. La nostra proposta dice basta con il Senato come lo conosciamo adesso e porta alla semplificazione del processo legislativo. Il Senato non sarà più elettivo, altrimenti sarebbe una presa in giro nei confronti degli italiani”.



Senatore Russo, la riforma ha i numeri per passare al Senato?

Prima aspetterei di vedere qual è la proposta definitiva del governo. Al Senato la maggioranza di governo non ha certamente i numeri di cui gode alla Camera. Ciò rende più complessa l’approvazione di qualunque provvedimento. La novità delle ultime ore è inoltre l’anticipazione da parte di Forza Italia di una seconda ipotesi rispetto alla riforma del Senato. Ciò renderebbe le cose più complicate, anche perché noi abbiamo sempre sostenuto che le riforme costituzionali si fanno nel più ampio spirito bipartisan. Sono dunque ottimista sul fatto che i numeri si possano trovare, ma sono altrettanto convinto che ci sia bisogno di lavorare con attenzione per trovare nel Senato la massima convergenza possibile.



Qual è lo spirito della lettera che ha firmato insieme ad altri 25 senatori del Pd?

Esprimiamo un apprezzamento per alcune sottolineature di merito da parte del presidente del Senato, ma innanzitutto la massima disponibilità ad accompagnare le riforme del governo con la massima celerità possibile. Il mio auspicio è che le posizioni dei 25 senatori, molti dei quali sono giovani e alla prima legislatura, non siano associate con quelle di un pezzo della casta conservatrice. Vogliamo cambiare musica e farlo al tempo “andante con brio” con cui Renzi ci chiede di fare le cose, ma gli chiediamo di poter collaborare nella scrittura dello spartito.



Ritiene che nel Pd sia in atto una svolta autoritaria?

No, anzi ho apprezzato l’accelerazione impressa da Renzi rispetto a dei tempi che in passato sono stati insostenibili. Non mi spaventa la semplificazione di alcuni passaggi nei partiti, credo però che questo porti al centro la responsabilità del Parlamento, e soprattutto di questa legislatura al cui interno non c’è una maggioranza uscita dalle urne. I padri costituenti ci ricordano inoltre che le riforme costituzionali devono essere attuate con la massima partecipazione possibile.

Che cosa ne pensa delle dichiarazioni della Serracchiani, secondo cui Grasso “è stato eletto nel Pd e si deve adeguare alla linea”?

La stessa Serracchiani ha preso atto in un secondo momento del diverso ruolo che Grasso ricopre in quanto seconda carica dello Stato, e la colgo come una sua parziale presa di consapevolezza del fatto che i toni utilizzati non erano stati del tutto adeguati.

 

Se la vostra lettera non sarà ascoltata, siete pronti a non votare la riforma del Senato?

No, sicuramente non abbiamo intenzione di non votare. Ciò che ci interessa è che ci sia una collaborazione. I lavori in commissione e poi in aula porteranno a un dialogo tra diverse parti. Oggi è vero che c’è una proposta del governo, ma registriamo da parte di Quagliariello e di Grasso, di Forza Italia e di Scelta Civica delle posizioni differenziate. Il testo mi sembra destinato a cambiare e a essere messo in discussione, noi faremo il nostro lavoro ma il nostro obiettivo è votare a favore della riforma.

 

(Pietro Vernizzi)