Le elezioni europee si avvicinano. Domenica 25 maggio gli italiani valuteranno questi primi mesi dell’esecutivo Renzi, esprimendo un giudizio di valore sullo stesso premier, che passerà per la prima volta all’esame delle urne. I sondaggi danno il Pd saldamente in testa, ma il Movimento 5 Stelle – cavalcando l’onda dell’anti euro e dell’anti Europa – si conferma sempre più la seconda forza politica del Paese, staccando una Forza Italia ormai in declino. Un declino che va di pari passo con la progressiva uscita di scena di Berlusconi. Stefano Folli, editorialista de Il Sole 24 ore, analizza lo stato di salute del leader azzurro (“Un signore su un piano inclinato, che sta perdendo la sua immagine”) e dell’alleanza del Nazareno: “Un duopolio in cui se uno dei due contraenti diventasse troppo forte o troppo debole, con l’inserimento contemporaneo di un terzo soggetto, salterebbe il banco”.



Berlusconi andrà dunque ai servizi sociali: a livello di immagine come ne esce?

Questi servizi sociali sono una pena simbolica da espiare, ma il bilancio per Berlusconi è negativo. Si parla di un signore che sta perdendo la sua immagine: non sarà un qualcosa di breve termine, ma si ormai trova su un piano inclinato che lo porterà verso una progressiva uscita di scena. E non scordiamoci gli altri processi in corso, con relative possibili condanne. Insomma, è un calvario. Lui cerca di tenere saldo il timone in questa burrasca, nella quale il suo partito rischia di sfarinarsi, ma è una situazione ormai definita.



Secondo lei saprà usare la sua nuova agibilità politica? E come?

Farà campagna elettorale nei limiti di questa sua libertà di manovra, ma mi sembra un uomo abbastanza colpito dalle circostanze. È vero che Berlusconi ha una tempra e un carattere straordinari, e magari si inventerà anche un colpo di coda, però francamente mi pare che lo scenario generale sia abbastanza melanconico. Penso perciò che difficilmente riuscirà a giocare la partita politica con la quella brillantezza dimostrata in passato.

Parlava di una Forza Italia che va verso l’implosione. È una crisi definitiva? 

In politica non c’è mai nulla di definitivo. Il problema di Forza Italia è che manca un gruppo dirigente e la possibilità di raccogliere l’eredità politica dello stesso Berlusconi. In questi ultimi anni non sono state costruite le basi per un post: ora ne pagano le conseguenze.



Non c’è nessuno, all’interno delle fila azzurre, in grado di salvare il partito?

Forza Italia è sempre stato (e ora lo si vede benissimo) il partito di Silvio Berlusconi. Lo spazio politico per rilanciarsi ci sarebbe ancora, ma il problema è proprio la mancanza di un gruppo dirigente coeso e omogeneo che possa esercitare un ruolo politico.

Dunque non spicca proprio nessuno?

A mancare è esattamente una personalità politica forte che sia capace di imporsi anche sulle correnti interne, proprio come ha fatto Renzi nel Partito democratico. Non c’è l’erede: non c’è nessun Matteo Renzi nel centro-destra.

 

Il voto moderato che viene dato in uscita da Forza Italia andrà a ingrossare quale bacino elettorale? Pd o Movimento 5 Stelle?

Intanto c’è da vedere quanti saranno questi voti in uscita. Penso che le elezioni europee non andranno bene per Berlusconi, ma quantificare i voti che Forza Italia perderà è, ad oggi, difficile da pronosticare. Credo che si divideranno in maniera abbastanza equa tra astensionismo, Renzi e M5S, con questi ultimi però che ne gioveranno maggiormente. Gli elettori berlusconiani che vogliono far pesare il loro voto potrebbero darlo a Grillo in un’ottica di destabilizzazione. Poi una quota, anche se non so quanto consistente, potrebbe finire ad Alfano.

 

Italicum posticipato dopo le Europee e in standby fino all’approvazione della riforma del Senato. È un modo per saggiare, prima, la reale forza di Grillo? L’Italicum bipolare si troverebbe a essere applicato a un sistema tripolare: potrebbe subire una rivoluzione…

Sono tante le ragioni per cui si continua a rinviare l’Italicum. Su tutte il nodo del Senato, che deve ancora essere sciolto. Il fattore Grillo non lo vedo un elemento fondamentale in questo caso, anche se ha certamente il suo ruolo. Credo però che le ragioni di questo parziale e nuovo slittamento abbiano a che fare con la difficoltà di accordarsi, soprattutto all’interno del Pd, circa la riforma di Palazzo Madama.

 

Poniamo il caso che Grillo, a sorpresa, vincesse le europee. L’agenda di governo dovrebbe tenerne conto…

Non è una prospettiva – anche sondaggi alla mano – che mi sembra possibile. È fantapolitica. Poi magari succede anche, eh, ma se Grillo dovesse davvero arrivare primo alle Europee provocherebbe una destabilizzazione tale sugli assetti del quadro politico italiano da andare oltre i confini dell’esecutivo. In Francia, un eventuale successo di Marine Le Pen verrebbe comunque riassorbito da un assetto istituzionale molto solido. Ecco, il nostro non lo è. Le riforme sono un work in progress e quindi l’effetto politico di uno scenario del genere – a cui io francamente non credo – sarebbe clamoroso.

 

E se non vincesse, ma si avvicinasse molto al Pd? Il cammino delle riforme subirebbero uno scossone non da poco.

Un cammino nel nome del duopolio Renzi-Berlusconi: è ovvio che se uno dei due contraenti diventasse troppo forte o troppo debole, con l’inserimento contemporaneo di un terzo soggetto, salterebbe il banco, portando a galla le enormi fragilità del nostro sistema. Sarebbe un “finto” tripolarismo che tenderebbe in realtà a diventare un duopolio, però con una forza (Grillo) incapace di reggere un rapporto parlamentare, come fanno invece Pd e Forza Italia.

 

Se lo stato di salute politica di Berlusconi è in picchiata, come esce Renzi dal passaggio delle nomine? Il premier è più forte o più debole?

Più forte. Comunque le si voglia giudicare, sono una sua vittoria calibrata, visto che ha tenuto conto degli equilibri politici. Ha messo le prime pietre di un suo sistema di potere, destinato nei suoi auspici a durare per anni.

 

(Fabio Franchini)