“Napolitano rassegnerà le dimissioni non appena si saranno verificate tre condizioni: le riforme istituzionali, una nuova legge elettorale e condizioni dell’economia più serene”. Ne è certo Emanuele Macaluso, direttore de Le Nuove Ragioni del Socialismo, dopo che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha scritto una lettera aperta al direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli. Nella missiva il Capo dello Stato sottolinea: “Confido, in sostanza, che stiano per realizzarsi condizioni di maggior sicurezza, nel cambiamento, per il nostro sistema politico-costituzionale, che mi consentano di prevedere un distacco comprensibile e costruttivo dalle responsabilità che un anno fa mi risolsi ad assumere entro chiari limiti di necessità istituzionale e di sostenibilità personale”.



Macaluso, qual è il significato della lettera di Napolitano al Corriere?

La mia impressione è che si tratti di una ripuntualizzazione del fatto che, per usare le parole del presidente, “aver pagato allo spirito di fazione un prezzo nei consensi convenzionalmente misurabili, non mi fa dubitare della giustezza della strada seguita”. Anche rispetto alle critiche che gli sono state rivolte sulle riforme istituzionali da parte di alcuni importanti costituzionalisti, Napolitano si è detto disposto a discuterne, a confrontarsi e ad analizzare i problemi serenamente. Il Paese ha bisogno, come giustamente lui dice, di risistemare il sistema politico e l’economia, perché poi Napolitano se ne andrà.



Questa lettera è anche una presa di distanza da Renzi?

Da parte di Napolitano non c’è né una presa di distanza né un accorciamento della distanza rispetto a Renzi. Il presidente rispetta il modo in cui si sono svolte le cose con l’avvicendamento tra Letta e Renzi. Il governo si è formato grazie a un accordo tra il Partito Democratico e il Nuovo Centrodestra e al consenso del Parlamento. Da parte di Napolitano c’è una presa d’atto e un atteggiamento di rispetto nei confronti di una scelta che è stata fatta liberamente dal Pd e dai suoi alleati, e in particolare da Alfano.

Ritiene che Napolitano stia avvertendo tutta la fatica per il suo ruolo e intenda ritirarsi?



Non ci sono dubbi sul fatto che quello di presidente della Repubblica sia un ruolo faticoso. Nel suo discorso del 23 aprile di un anno fa Napolitano ha detto chiaramente che cosa intende fare. Il suo intento è quello di trovare le condizioni per un suo distacco, e da parte sua c’è quindi una grande coerenza.

 

Quindi eventuali dimissioni di Napolitano non la stupirebbero?

No, non mi stupirebbero affatto. Lo stesso Napolitano lo ha annunciato solennemente nel momento in cui è stato rieletto.

 

Napolitano ha detto anche: “Confido che stiano per realizzarsi le condizioni che mi consentano di prevedere un distacco comprensibile”. A quali condizioni si riferiva?

Entro aprile sarà approvata la nuova legge elettorale e saranno avviate le riforme della Costituzione e dell’economia. Si tratta di passi avanti non clamorosi, ma lo stesso De Bortoli nella sua lettera sul Corriere della Sera constata che lo spread sia ormai quasi nella regola. Le condizioni di cui parla Napolitano sono quindi queste tre: riforme istituzionali, legge elettorale e maggiore serenità per quanto riguarda l’economia. Una volta raggiunti questi obiettivi, come aveva preannunciato,

 

Napolitano si dimetterà. Ritiene che ciò avverrà prima o dopo il semestre italiano di presidenza Ue?

Napolitano ha detto chiaramente di considerare il semestre di presidenza Ue come un momento importante. Il nostro presidente del resto è uno dei più decisi europeisti che ci siano in Europa, e quindi intende governare personalmente la fase del semestre italiano di presidenza dell’Ue.

 

E’ possibile anche un distacco in tempi più rapidi?

Difficile dirlo in questo momento, anche se non posso escluderlo. Questo lo deciderà il presidente stesso quando riterrà che siano maturate le condizioni che ha posto.

 

(Pietro Vernizzi)