Guerra a suon di hashtag tra Pd e Movimento 5 Stelle. L’M5S ha lanciato l’hashtag #glielochiedesilvio, con finti manifesti del Pd in cui si insinua che Renzi starebbe in realtà facendo gli interessi di Berlusconi. Il Pd risponde sulla stessa linea d’onda, con l’hashtag #celochiedebeppe all’insegna dell’ironia sui temi ricorrenti di Grillo. Il centro della campagna elettorale per le Europee del 2014 sembra essersi trasferito da tv e giornali alla rete e in particolare a Twitter. Ne abbiamo parlato con Mario Morcellini, preside di Scienze della comunicazione all’Università La Sapienza di Roma.
Che cosa ne pensa dei nuovi mezzi in cui si combatte questa battaglia elettorale?
A me sembra che non sia una campagna elettorale particolarmente vivace. Nonostante il fatto che sia la prima volta che si parla veramente di Europa, per colpa o per merito degli anti-europeisti, è difficile però notare una passione comunicativa per le posizioni e i programmi politici.
Da dove nasce questa mancanza di passione comunicativa?
C’è una drammatica difficoltà da parte dei partiti contrari a un’uscita dall’euro e dall’Ue a riuscire a comunicare gli aspetti positivi e coinvolgenti dell’idea di Europa. Quest’ultima, per come è stata rappresentata dal pessimo teatrino comunicativo italiano, si risolve in una dimensione scarsamente simbolica e coinvolgente. Il livello della comunicazione politica si trasferisce troppo rapidamente sui possibili vantaggi, o meglio ancora sulla riduzione del danno che stare in Europa comporta.
Come valuta invece la campagna elettorale dei gruppi anti-europeisti come il M5S?
A colpirmi sono soprattutto i luoghi comuni che sono utilizzati con estrema leggerezza culturale e intellettuale dai nemici dell’Europa. Con ciò intendo riferirmi ai movimenti populisti, ma mi colpisce la rapidità con cui i bisogni elettorali tipici di soggetti politici in difficoltà trovano una scorciatoia e un corto circuito comunicativo nell’idea di attaccare l’Europa e l’euro come fonte di impoverimento. L’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha letteralmente attaccato l’euro quale responsabile della povertà come se la crisi economica riguardasse solo la moneta.
Ritiene che il web abbia cambiato la natura della propaganda politica?
In apparenza sì, soprattutto grazie agli hashtag e al ruolo di Twitter, ma sono comportamenti minoritari che servono soprattutto a fare parlare televisione e giornali. Le scosse comunicative che avvengono nel mondo della rete, più che essere ampie in termini di risposte sociali su Internet, servono a innovare l’immagine ultra-tradizionale generalista e mainstream della comunicazione politica. Alle ultime elezioni politiche, Grillo ha condotto la sua campagna elettorale in rete e non è mai comparso nei media generalisti. Il suo trucco è stato quello di non sporcarsi le mani con la televisione, e chiedere che quest’ultima si concentrasse sulla sorpresa di un attore politico che non usava le strade del mainstream per fare a campagna elettorale.
Il M5S ha proposto di abolire Equitalia, come se ciò volesse dire pagare meno tasse. Che cosa ne pensa di questa proposta?
Spero che sia solo il riflesso di una seria difficoltà elettorale. Non sono sicuro che ci sarà una sconfitta dei Cinque Stelle, perché ho la sensazione che pur essendo venuto meno l’appeal di qualche tempo fa, è possibile che il movimento di Grillo raccolga il voto di protesta anti-europeo. Stando però a un nuovo sondaggio, il voto del M5S sarebbe ridotto di oltre la metà e quindi il partito si troverebbe in difficoltà. E’ difficile negare che sia le intemperanze in Parlamento sia la richiesta di abolire Equitalia, siano proposte così gridate e così poco verosimili che esprimono più una difficoltà comunicativa che un nuovo canone di comunicazione politica.
(Pietro Vernizzi)