Riforma della giustizia al via tra la fine di maggio e l’inizio di giugno, subito dopo avere completato quella del Senato. Il ministro Andrea Orlando ha in mente innanzitutto una riforma del processo civile, con l’obiettivo di introdurre una serie di filtri per evitare che i contenziosi arrivino a giudizio. Prevista anche l’introduzione del reato di auto riciclaggio, con l’obiettivo di impedire ai condannati l’utilizzo del denaro lucrato attraverso il crimine. La presidenza del Consiglio sta pensando inoltre a una riforma della giustizia amministrativa per modificare il modo in cui si presentano i ricorsi al Tar e abolire la sospensiva. Ne abbiamo parlato con Cosimo Ferri, magistrato e sottosegretario alla Giustizia del governo Renzi, dopo avere ricoperto lo stesso incarico nel governo Letta.
Da dove prenderà le mosse la riforma della Giustizia del governo Renzi?
Quando si parla di ripresa economica, una delle priorità è quella di trovare il modo di dare a questo Paese una giustizia civile che funzioni. L’inefficienza della giustizia pesa per le piccole e medie imprese quasi come la burocrazia. Le sfide che abbiamo davanti oggi sono eliminare gli eccessi della burocrazia e dare al nostro Paese un sistema giustizia efficiente, perché la situazione attuale è di ostacolo allo sviluppo del sistema economico.
Che cosa occorre fare per quanto riguarda la giustizia civile?
Dobbiamo intanto pensare di ridurre l’arretrato, perché ci sono 5 milioni di processi civili pendenti. Oggi l’organico della magistratura e il modo in cui è organizzata la macchina giudiziaria non permettono di fornire una risposta rapida e di qualità, perché i numeri sono talmente elevati che è sempre più difficile parlare di una giustizia di qualità e tempestiva. I tre gradi di giudizio su cui si basa il sistema italiano fanno sì che anche questioni che hanno un valore economico di pochi euro arrivino fino in Cassazione. Bisogna puntare sul processo civile telematico, informatizzare, eliminare tutta una serie di adempimenti che allungano i tempi di risposta.
Il ministero della Giustizia si sta già muovendo per attuare la riforma?
Abbiamo avviato dei tavoli con l’Avvocatura di Stato, e stiamo cercando di trovare delle soluzioni con un provvedimento legislativo pronto a breve che dovrebbe risolvere il fardello dell’arretrato civile, che ci portiamo dietro da tempo. Perché una riforma della giustizia civile abbia dei risvolti positivi è dunque necessario affrontare il problema dell’arretrato.
In che modo ritiene invece che vada riformata la giustizia amministrativa?
Bisogna partire da due temi di fondo. L’allungamento dei tempi fa sì che il contributo unificato per accedere alla giustizia amministrativa sia altissimo, tanto che possono accedervi solo alcune imprese che hanno una particolare disponibilità economica, quando la questione ha una rilevanza tale da fare sì che valga la pena fare ricorso. La sentenza numero 500 della Cassazione ha previsto inoltre che anche il giudice ordinario possa consentire la tutela degli interessi legittimi.
Lei come ritiene che debba essere applicata questa sentenza?
La mia proposta è quella di una grande riforma per dare vita a una giurisdizione unica. Per quanto riguarda la giustizia amministrativa c’è anche un problema di rapporto tra la discrezionalità della pubblica amministrazione e la tutela del cittadino. Molto spesso però la prassi che si è vista è stata quella di una giustizia amministrativa che ha creato diversi problemi. L’esempio classico è quello di un Comune che ha scelto di costruire o di realizzare una determinata opera, che è poi fermata da una sentenza del Tar. A quel punto il Consiglio di Stato impiega un anno per la sentenza di secondo grado, e per tutto questo tempo l’opera rimane bloccata. Va quindi cambiata la mentalità per offrire ai cittadini e alle imprese una giustizia amministrativa rapida, che di fronte a un contenzioso risolve la questione nel minor tempo possibile.
(Pietro Vernizzi)