I tagli alla spesa pubblica sono uno dei capitoli più importanti del decreto fiscale di Renzi. Per coprire il bonus da 80 euro in busta paga, il presidente del Consiglio ha annunciato che 2,1 miliardi di euro verranno dalla voce “acquisti di beni e servizi”, attraverso la riduzione dei centri di spesa, cui enti locali, Stato e Regioni contribuiranno ciascuno in parti uguali per 700 milioni di euro, “Regioni a Statuto speciale comprese”. Un metodo contro cui il giornalista Pierluigi Battista ha polemizzato sul suo profilo di Twitter, sostenendo che di fatto Renzi non si assume la responsabilità di indicare agli enti locali in che modo e secondo quali criteri effettuare i tagli. Mentre per l’editorialista de Il Corriere della Sera, Piero Ostellino, «quello adottato da Renzi è un principio di buon senso, in quanto indica l’obiettivo lasciando alle autonomie locali la strada per raggiungerlo».
Ostellino, che cosa ne pensa del metodo scelto da Renzi?
È un invito alle Regioni e agli Enti locali affinché trovino autonomamente dei modi attraverso i quali ridurre la spesa.
Perché Renzi non si preoccupa di indicare in che modo deve avvenire questo taglio della spesa?
Perché non è suo compito. Gli Enti locali hanno una loro autonomia, e Renzi la rispetta pur facendo continuamente un po’ di demagogia sulla spesa.
Il governo dovrebbe preoccuparsi anche del fatto che i tagli siano possibili?
Questo si vedrà. La riduzione della spesa oltre certe dimensioni in Italia non è possibile perché ci sono troppe resistenze.
Il presidente del Consiglio dovrebbe intervenire con l’accetta o con il bisturi?
I governi non devono indicare troppo le vie attraverso cui pervenire a determinati risultati. Una volta che hanno individuato gli obiettivi da raggiungere, poi spetterà alle singole autonomie fare il resto. Insomma, fa bene Renzi a fornire delle indicazioni di massima senza entrare troppo nel dettaglio.
Proprio alla luce dell’autonomia delle Regioni, Renzi può obbligarle a effettuare determinati tagli?
L’autonomia delle Regioni in questo caso è perfettamente rispettata. Spetta a loro determinare il modo in cui va ridotta la spesa.
Quindi quello di Renzi è un metodo obbligato?
Più che obbligato, lo definirei un metodo ragionevole. Dal momento che esistono le autonomie locali, è giusto che si rimettano in carreggiata anche dal punto di vista del bilancio.
Che cosa ne pensa dei tagli agli F35?
Li ritengo dei tagli sensati, gli F35 sono aerei che non ci servono a nulla. L’Italia potrebbe fare benissimo a meno delle forze armate.
Davvero questo non avrebbe dei costi politici?
No, lo escluderei. L’Italia è un Paese che non conta nulla e che non è in grado di esercitare un’influenza attraverso la forza militare. Potremmo esercitare un’influenza solo attraverso una cultura molto sofisticata, cosa che non abbiamo.
I 900 milioni di euro complessivi sono un dato soddisfacente o soltanto una cifra simbolica?
Io non sono tanto favorevole alla quantificazione dei tagli, quanto alla riduzione delle dimensioni dello Stato, e quindi della Pubblica amministrazione compresi gli enti locali.
Le Regioni a Statuto speciale devono rinunciare ai loro privilegi?
Sì, in quanto le ritengo delle istituzioni abbastanza anomale, nate dal fatto che se ne temeva la secessione. Scongiurato il pericolo della secessione, uno Statuto speciale non ha più molto senso.
Ha ragione Renzi ha scagliarsi contro le municipalizzate?
Le municipalizzate sono diventate il luogo della corruzione che prima era centrale. Si è decentrata la corruzione, consegnandone gli strumenti nelle mani degli enti locali. In questo modo non si è fatto altro che un gran pasticcio.
I tagli di Renzi agli enti locali possono davvero funzionare senza il federalismo?
Io sono un vecchio liberale e ritengo che il potere centrale debba avere una sua forza anche nei confronti delle situazioni locali. Se il governo non ha la possibilità di commissariare un consiglio comunale o regionale, non vedo quale sia la funzione dello Stato.
(Pietro Vernizzi)