La riforma del Senato di Matteo Renzi – sul quale lo stesso presidente del Consiglio si gioca la faccia (“Se non passa la riforma finisce la mia storia politica”) – non piace troppo né in casa, né fuori. La revisione del bicameralismo perfetto renziana passa dalla trasformazione di Palazzo Madama in un organo destinato ai comuni e alle autonomie, ma diversi senatori del Partito democratico si sono detti contrari, firmando invece il disegno di legge di Vannino Chiti che prevede un Senato sempre elettivo, più ridotto nei numeri e con funzioni prettamente costituzionali. Il testo di Chiti piace ai Grillini, che (attraverso la nota di Maurizio Buccarella, capogruppo 5 Stelle al Senato) parlano di “buona proposta” sostenibile in aula a patto di alcune modifiche. Felice Casson, senatore Pd, firmatario del ddl e protagonista di un botta e risposta con Maria Elena Boschi (che ha invitato i compagni di partito a ritirare il ddl) fa sapere che attorno ai punti previsti dal testo Chiti vi è largo consenso.
Maurizio Buccarella, capogruppo di M5S a Palazzo Madama, ha aperto al ddl Chiti: “Buona proposta, contiene miglioramenti. Siamo pronti a sostenerla, ma con modifiche”. Prove tecniche di una nuova maggioranza?
Ma no, è semplicemente una valutazione politica autonoma di buon senso costituzionale in relazione a una proposta di riforma della Carta molto importante. Quando vi sono proposte su questa materia non è mai il caso di avere una fretta eccessiva e di ragionarci sopra; credo che questa posizione dei 5 Stelle abbia un rilievo notevole in ottica istituzionale.
Non è dunque il viatico per una futura alleanza con i pentastellati?
Io non escludo niente, ma non è questo il problema. Qui si sta parlando di una riforma della Costituzione, che è nata prima e che durerà ben più di questa legislatura: è un qualcosa di assolutamente primario.
L’apertura grillina è, comunque, con riserva. E Buccarella ha infatti parlato di modifiche.
Ma è presto per parlare di modifiche, perché la discussione in Commissione affari costituzionali è appena cominciata e al suo termine si esprimeranno degli esperti. Solo alla fine dei lavori dovrà essere considerato e valutato quale sarà il testo base sul quale fare emendamenti. Ecco, solo a questo punto si potrà iniziare a parlare di modifiche da apportare all’ossatura partorita.
I 5 Stelle vorrebbero un sistema di “recall” che permetta agli elettori di sfiduciare un parlamentare eletto. Voi siete disposti ad accettare indicazioni o tirate dritto?
Innanzitutto ci sarebbe bisogno di norme scritte in italiano…
Nel caso in cui lo fossero?
Non c’è alcuna preclusione di nessun genere. Bisogna valutare la proposta concreta, il contenuto. Ma prima ci vogliono le basi su cui discutere: le stiamo aspettando.
La sensazione è che in merito alla riforma del bicameralismo perfetto vi sia maggior dialogo con Grillo che con Renzi e i suoi.
Quella di M5S è certamente un’apertura importante e positiva (cosa che da parte mia avevo già avuto modo di osservare all’interno dei lavori della commissione Giustizia, dove si è sempre ragionato sui contenuti).
E la Boschi, invece, vi ha invitato a ritirare il ddl…
Non ci pensiamo nemmeno, e non capisco perché continui a chiedercelo.
Quindi è più facile confrontarsi con i grillini che con i vostri colleghi di partito renziani?
Io sono abituato a confrontarmi, sui contenuti, con tutti. Devo dire che quelli presentati dai senatori del Movimento 5 Stelle li condivido di più. Se il Senato dovesse essere quello prefigurato da Renzi non so quanto senso abbia dotarsi di una Camera del genere; ritengo che sarebbe meglio se ognuno avesse un mestiere soltanto e a tempo pieno: chi fa il sindaco faccia il sindaco e chi fa il presidente di regione faccia il presidente di regione. Avere due o tre incarichi non è la soluzione ideale.
Pensa che questo pertugio che si è aperto nel muro del “no a tutto e a tutti” di M5S sia sincero – e base di un dialogo serio – o una mossa strumentale per mettere in difficoltà il premier?
Io non so quali siano i loro propositi, né voglio fare processi alle intenzioni. Io so solo che con i senatori pentastellati in commissione Giustizia ho sempre fatto ragionamenti seri.
Sarebbero?
I nomi della Commissione sono pubblici…
I numeri per spingere fino in fondo il disegno di legge Chiti ci sono?
Non parlerei neanche di un ddl Chiti, bensì della proposta di dare determinate competenze legislative a un Senato elettivo. Ascoltando i primi interventi in Commissione affari costituzionali ho impressione che vi si un numero di senatori – appartenenti a un po’ tutte le forze politiche – molto consistente a favore delle proposte previste dal testo Chiiti, ma presenti anche in altri ddl.
Quantificando?
Finché non si chiude la discussione è impossibile dirlo…
(Fabio Franchini)