Cari amici,
sono candidato come capolista per la circoscrizione Nord Ovest (Lombardia, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta) per il Nuovo Centrodestra alle elezioni per il Parlamento europeo.
Penso che sia ora di cambiare il ritornello stanco che ci sentiamo ripetere da anni: “Ce lo chiede l’Europa”.
Noi che cosa chiediamo all’Europa? E soprattutto: che cosa possiamo dare all’Europa perché l’Europa ritrovi se stessa?
Muoviamoci! Insieme.
E’ lo slogan che ho scelto per la mia campagna elettorale. Muoviamoci non è una cosa che si possa chiedere a un partito o a una struttura, a muoversi può essere solo la persona. È un invito a ciascuno di noi.
Muoviamoci! Per che cosa?
Perché c’è una nuova Italia che sta cercando di cambiare e di uscire dalla crisi. Serve una nuova Europa, che torni a respirare lo spirito che l’ha fatta nascere.
Che cosa accomuna oggi l’Italia e l’Europa? La coscienza che quello che c’è in gioco in questo momento è il bene comune. Non gli interessi dell’uno o dell’altro.
Una nuova Europa può nascere da qui. Perché, diciamolo chiaro: l’Europa di oggi non ci piace. L’Europa dei tecnocrati e dei burocrati ha più interesse al potere ragionieristico dei suoi palazzi che al benessere dei 500 milioni di cittadini che la abitano. Un’Europa così ha perso la sua ragion d’essere.
Bisogna muoversi per cambiare un modo d’essere dell’Europa che non entusiasma più nessuno.
Esattamente come successo in Italia, bisogna muoversi per sconfiggere scetticismi e rassegnazione, per valorizzare quelle famiglie che hanno fatto fronte alla crisi, quegli insegnanti che non si rassegnano allo status quo e accettano la sfida del rischio educativo, quelle imprese che resistono senza licenziare, quei giovani che hanno il coraggio di nuove avventure di studio e lavorative, quel grande mondo del non profit che ha innovato e rinnovato il welfare
Il Nuovo Centrodestra è nato per questo. Di fronte a chi giocava allo sfascio o passava il tempo a lamentarsi, il Nuovo Centrodestra ha scommesso sulla
Responsabilità, e innanzitutto sulla responsabilità personale.
Abbiamo oggi la possibilità di rinnovare l’esperienza dei padri fondatori dell’Europa, che dopo la guerra ritrovano nell’interesse comune – la pace come condizione per la difesa delle dignità della persona, e insieme condizione dello sviluppo e della ripresa – le ragioni per ripartire.
La pace non è conquistata una volta per tutte: oggi alle armi abbiamo sostituito le lotte economiche, ma non illudiamoci che la guerra sia un’esperienza definitivamente alle nostre spalle; quanto sta succedendo in Ucraina ce lo dimostra. Solo una nuova Europa, forte e solidale, sarà capace di sostenere la società civile che ha così coraggiosamente manifestato in piazza Maidan a Kiev.
Muoviamoci! Insieme.
Perché non c’è altra alternativa. La storia europea ce lo insegna. L’abbiamo visto anche nel 1989, nella testimonianza di Vaclav Havel in Cecoslovacchia, che parlò del “potere dei senza potere”. Uomini come lui o come Lech Walesa hanno mostrato che il protagonista del cambiamento della storia è l’io, il singolo uomo che decide di dire basta alla menzogna e di non rinunciare alla verità. Così un elettricista polacco ha creato un movimento di uomini e di donne che ha fatto venire giù il muro.
Io ho accettato di guidare la lista del Nuovo Centrodestra perché siamo in un momento storico in cui tutti devono giocarsi tutto: per una nuova Italia e per un’Europa dei popoli.
Chi fa politica per passione al bene comune deve testimoniarlo, è l’unico modo per non lasciare campo aperto a chi si muove solo per calcolo, sfruttando la rabbia della gente.
Il primo risultato utile sarà se in Europa avranno più spazio i partiti che in Italia hanno cercato di cambiare la situazione oppure se vincerà il populismo pessimista di Grillo e l’anti-europeismo di bassa lega. Il primo test che qualcosa è scattato non è se a Strasburgo andrò io o qualche altro candidato, ma se a vincere sarà la responsabilità o lo sfascismo.
In una situazione simile chiunque ha qualcosa da dare deve mettersi in gioco.
Ecco perché mi sono candidato.
E voglio un’Europa in cui l’ultima parola non sia il rigore contabile, ma la preoccupazione dello sviluppo sostenuta da “quell’attenzione a chi è accanto a te” di cui parlava Jean Monnet. Un’Europa che cessi di essere chiusa nell’autoreferenzialità della sua burocrazia e che torni a essere orientata dalla politica, quella con la P maiuscola.
L’Italia si sta preparando a guidare il semestre europeo. Da tanti anni questo ruolo non era più ricoperto da un Paese fondatore. La nostra forza nell’indirizzare il Consiglio europeo verso politiche di sviluppo e di occupazione dipenderà anche dal consenso popolare che riceveremo.
Combattere l’euroburocrazia, escludere le risorse in investimenti strategici dal patto di stabilità (sia quelli destinati alla ricerca e allo sviluppo sia a quelli destinati alle reti materiali e immateriali), coniugare accoglienza e sicurezza delle nostre frontiere, portare più sussidiarietà anche in Europa, dare nuovi poteri alla Bce per la difesa dell’euro. Sono queste alcune delle battaglie che dovremo fare durante il semestre italiano e nei cinque anni di legislatura del Parlamento europeo.
Noi del Nuovo Centrodestra non vogliamo meno Europa, vogliamo più Europa, quella che Alcide De Gasperi chiamava “La nostra patria Europa”, la patria del diritto, la patria dei diritti, la patria delle certezze sull’uomo e sulla donna, la patria della famiglia come fondamento e speranza per il futuro di una società, la patria degli imprenditori che creano lavoro, la patria delle identità e delle diversità perché la patria del dialogo come incontro dell’altro, l’altro non più come nemico ma come opportunità.
Dico grazie sin d’ora a chi vorrà accompagnarmi in questa sfida: con i suoi consigli, con la sua partecipazione attiva, con le sue obiezioni utili a costruire o semplicemente anche con il semplice gesto del suo voto.
Maurizio Lupi