La Camera ha votato ieri il decreto legge sulle tossicodipendenze, la nuova legge sulle droghe che prenderà il posto della contestata Fini-Giovanardi che recentemente è stata bocciata dalla Corte costituzionale (anche se non è il contenuto che è stato bocciato, ma le modalità della approvazione: fu infatti inserita in un decreto che conteneva anche altri provvedimenti). Il decreto legge è passato con 335 voti favorevoli e 186 contrari, oggi toccherà al senato. Tra le principali novità il ritorno della distinzione tra droghe pesanti e droghe leggere e il ripristino delle tabelle sanitarie. Il decreto contiene quattro punti tra cui il consumo e la cessione di sostanze stuepfacenti e psicotrope, e i medicinali cosidetti off label. Nella nuova legge si dice sì al consumo di medicinali off label, che andrebbero inseriti nella lista 648 cioè dei medicinali che possono essere consumati “per indicazione, dosaggio, frequenza di somministrazione, durata o via di somministrazione diversi rispetto a quelli per cui sono autorizzati”. Gli stupefacenti invece vengono ridistributi nelle tabelle, circa 500 sostanze, e definite le sanzioni. Le droghe pesanti e le droghe leggere in pratica. Nella seconda classificazione ci sono tutte le cannabis, mentre le droghe sintetiche per struttura chimica o effetti tossicologici riconducibili al tetraidrocannabinolo il principale principio attivo della cannabis sono inserite nella prima tabella quella delle droghe pesanti. La detenzione e l’acquisto per uso personale non ha più rilevanza penale, con sanzioni amministrative inferiori. Per le droghe pesanti da due mesi a un anno, per le leggere da uno a tre mesi. Non c’è un limite di “modica quantità” per uso personale, toccherà al giudice fissare il tetto. Il piccolo spaccio invece sarà punito con il carcere da sei mesi fino a quattro anni e una multa da mille a 15mila euro. Non ci sarà dunque custodia cautelare in carcere e l’arresto sarà deciso dal giudice in in caso di flagranza di reato. Vengono poi reintrodotti i lavori di pubblica utilità invece della detenzione a discrezione del giudice.