“Sto con Chiti ma anche con Renzi”. Gianni Cuperlo, sfidante dell’attuale premier alle Primarie 2013 del Partito Democratico, si smarca così alla domanda sul disegno di legge di riforma del Senato che rischia di spaccare il Pd. Il governo ha presentato un decreto per modificare la Costituzione in modo da ridurre il numero dei senatori e renderli non più elettivi. Quindi Chiti, un pezzo grosso del Pd insieme ad altri 22 senatori, ha sfidato Renzi, che oltre a premier è anche segretario del partito, proponendo che Palazzo Madama rimanga elettiva. Una mossa che non è piaciuta ad Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd, schierata con Renzi. Mentre il senatore del Pd, Nicola Latorre, pur esprimendo apprezzamento per la proposta di Chiti lo ha invitato a ritirare il disegno di legge e a presentare le sue proposte sotto forma di emendamento al testo del governo. Ironia della sorte, il senatore Chiti è all’estero e non può ritirare il ddl, obbedendo alla disciplina di partito, perché “in altre faccende affaccendato”. Al cronista de ilsussidiario.net che lo interpella risponde con garbo: “Mi dispiace. Sono a Strasburgo e sono impegnato nell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa”. Cuperlo almeno risponde all’intervistatore, ma quando gli si chiede se la questione della riforma del Senato rischia di portare a una scissione del partito riattacca frettolosamente, spiegando al giornalista: “Lei è molto gentile ma anche molto insistente”.



Onorevole Cuperlo, che cosa ne pensa del ddl presentato dal senatore Chiti?

Non ho letto il testo dell’articolato, ed è quindi difficile dare un giudizio approfondito. Conosco Chiti da tanti anni, ed è una delle persone più rigorose nella discussione sulle riforme istituzionali. Quindi non dubito che il ddl sia stato pensato e ponderato con uno spirito costruttivo. Mi sembra ragionevole la posizione che ha espresso la presidente Finocchiaro. C’è un disegno di legge, proposto dal governo, che è incardinato su alcuni paletti. Quattro quelli più importanti: il nuovo Senato non esprimerà più un voto di fiducia al governo; non parteciperà all’approvazione della legge di bilancio; non sarà elettivo elettivo; non saranno previste indennità per i componenti. Valuto in modo positivo che ci sia un dibattito molto aperto sulla nuova configurazione che assumerà il Senato, in un’ottica migliorativa di entrambe le riforme presentate, quella del governo e il disegno di legge di Chiti. In quest’ottica ritengo che anche quello del senatore Chiti sia un contributo prezioso al dibattito in corso.



Oltre a rappresentare un contributo al dibattito, la proposta del senatore Chiti ha anche un significato politico per l’equilibrio del Pd?

Ho già risposto a questa domanda. Il senatore Chiti è una delle persone più attente alle politiche di riforma istituzionale e ha messo a punto una bozza che va nella direzione di partecipare a questo confronto. Poi nel merito la scelta spetterà al gruppo del Pd al Senato, in una logica emendativa al testo presentato dal governo. Va tenuto conto in particolar modo della possibilità che il ddl sottoscritto dal senatore Chiti insieme ad altri 22 parlamentari sia migliorativo rispetto al decreto del Consiglio dei ministri.



 

E’ possibile che una parte dei senatori del Pd voti la sfiducia a Renzi?

Se si vota la sfiducia a un governo di cui si è parte sostanzialmente si rinuncia a fare parte di quel partito. La fiducia al governo non è una variabile indipendente, quindi non mi pare che si sia aperta questa prospettiva all’orizzonte. C’è una discussione molto seria, molto impegnativa sulle riforme istituzionali ed è bene che ci si confronti sul merito.

 

La coesione interna del Pd continuerà a essere una certezza?

Lei è molto gentile ma anche molto insistente. Noi in questo momento stiamo votando, ho risposto cortesemente e adesso direi che possiamo finire.

 

(Pietro Vernizzi)