“Quanto è avvenuto in Italia nell’estate 2011 è ciò che Habermas definirebbe ‘un dolce colpo di Stato’. I Paesi del Nord Europa sottoposero il nostro governo a una tensione senza precedenti perché non avevamo voluto firmare un programma di aiuti a Grecia, Spagna, Irlanda e Portogallo in cui eravamo chiamati a contribuire in misura sproporzionata rispetto alla nostra esposizione al rischio finanziario”. A rivelarlo è Giulio Tremonti, all’epoca ministro dell’Economia, che espone in modo dettagliato le sue tesi nel libro “Uscita di sicurezza” edito da Rizzoli. Una versione dei fatti non molto diversa da quella del presidente uscente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, secondo cui nel 2011 “l’Italia è stata veramente vicina all’abisso”, in quanto “c’era chi voleva metterla sotto la tutela del Fondo Monetario Internazionale”, anche se “per fortuna non è successo”.



Che cosa ne pensa di quanto affermato dal presidente Barroso su quanto avvenne in Italia nell’estate 2011?

Condivido in parte quanto ha affermato Barroso, anche se sull’ “orlo dell’abisso” non c’era l’Italia in quanto tale bensì l’euro nel suo insieme. In Europa dal 2008 al 2011 si sono manifestati in sequenza due fenomeni subprime. Il primo è stato di origine americana, ma ha prodotto effetti devastanti sui bilanci della “core Europe”, cioè sui Paesi del centro-nord Europa che avevano investito sui titoli tossici di oltreoceano.



Che cosa ha permesso all’Europa di uscire da questa crisi?

Secondo i dati della Commissione Ue, di cui Barroso è a conoscenza, l’importo complessivo degli interventi di salvataggio è stato pari a 800 miliardi di euro, probabilmente sottostimati. Come chiaramente indicato nel numero 72 dei “Quaderni giuridici” della Banca d’Italia, nessun intervento in salvataggio è stato necessario in Italia.

Quindi è arrivata la seconda crisi subprime…

Quest’ultima, tipicamente europea, si è manifestato nel 2010 con le crisi “sovrane” di Grecia, Spagna, Portogallo e Irlanda. Si è verificata l’esplosione di una crisi bancaria che veniva da lontano, e in particolare dall’euforia incontrollata conseguente all’introduzione dell’euro. Per chi ricorda il Faust di Goethe, i “biglietti alati” hanno cominciato a volare da nord verso sud e sud/ovest alla ricerca di alti rendimenti in Grecia, Spagna, Portogallo e Irlanda. Qui hanno finanziato Olimpiadi, piscine, Mercedes e la seconda vita al sole dei popoli del Nord, per esempio attraverso le cementificazioni spagnole. L’Irlanda è diventata portaerei per banche off-shore, e così via. Quando fallisce il debitore, fallisce anche il creditore, cioè le banche del centro-nord Europa già duramente colpite dai subprime americani. Come è forse noto, le perdite non si fermano sui confini nazionali. Sommando l’arrivo del subprime dall’America con l’esplosione del subprime europeo, di cui la seconda crisi è stata del tutto ignorata e non controllata dalla Bce, è stato messo il sistema europeo in una crisi drammatica.



 

Quali sono state per l’Italia le ripercussioni di questa crisi?

L’Italia non è mai stata coinvolta dai due subprime, e in particolare non è stata toccata dal secondo che è esploso nel sud e sud-ovest dell’Europa, ma si è originato nel centro-nord. Il primo subprime è stato gestito usando i bilanci pubblici, il secondo stampando moneta della Bce. L’Italia, totalmente esterna a questi fenomeni, è stata chiamata attraverso il Fondo Salva Banche a pagare conti altrui. E’ avvenuto un transfert di responsabilità dai Paesi del centro-nord verso e contro l’Italia. Nessuno ci ha spiegato per quale motivo, se l’Italia era così in crisi, il Consiglio dei capi di Stato e di governo, ancora il 31 luglio 2011, ha approvato il programma italiano senza riserve, anzi con lode.

 

Posto che l’Italia non era sull’orlo dell’abisso, chi aveva interesse a spingerla nel precipizio?

Come prevedeva la linea Juncker-Tremonti, nella prima metà del 2011 il governo Berlusconi ha tenuto una posizione favorevole nei confronti del Fondo Salva Stati, in quanto ciascun Paese era chiamato a contribuirvi in ragione del Pil. Le tensioni sull’Italia si verificano perché il nostro governo non intendeva contribuire a pagare il 18% del Fondo Salva Banche, dal momento che eravamo esposti solo per il 5%

 

Quindi c’è stata una sorta di ritorsione nei confronti dell’Italia perché non voleva piegarsi agli interessi dei Paesi del Nord?

E’ evidente. Lei la storia la può raccontare in due modi: può fare una storia antropomorfa, cioè quella sul cucù, oppure una storia imposta dalla dura legge dei numeri. Se fossero state esposte al 5%, la Germania e la Francia non avrebbero pagato il 18% a favore dell’Italia. Serviva un governo diverso, che è venuto e ha firmato ciò che volevano i Paesi del centro-nord Europa.

 

Intende dire il governo Monti?

Proprio così. Se lei legge i giornali oggi, dicono che la fiducia, gli spread e l’occupazione sono tornati ai valori del marzo-giugno 2011. Chi c’era nel 2011 in Italia? C’era il governo Berlusconi… Appunto. Non voglio dire che tutta andava bene, ma non posso accettare la teoria della catastrofe che ci viene a raccontare Barroso. La realtà è una diversa meccanica di forze, quello che Habermas ha definito “un dolce colpo di Stato”.

 

(Pietro Vernizzi)