La richiesta di arresto dell’onorevole del Pd, Francantonio Genovese, è stata approvata da Montecitorio con 371 sì, 39 no e 13 astenuti. Alcuni no sono arrivati da Pd e Forza Italia. Genonese è accusato di associazione a delinquere, truffa, riciclaggio e peculato e si è detto pronto a costituirsi. Beppe Grillo ha commentato su Facebook: “Vinciamo noi! Li mandiamo a casa a uno a uno! Ora il deputato del Pd può essere arrestato! Fuori Genovese dal Parlamento”. Mentre Berlusconi ha sottolineato: “I nostri deputati hanno votato contro l’arresto, noi siamo garantisti sempre e comunque”. Ne abbiamo parlato con Mario Adinolfi, giornalista, blogger ed ex deputato del Pd.



Che cosa cambia dal punto di vista politico con l’arresto di Genovese?

Questo voto è una vittoria del Movimento 5 Stelle. Se non ci fosse stato il partito di Grillo in Parlamento, sarebbe sicuramente stato rinviato. E’ un voto che arriva per la pressione esercitata sul Pd che non ha voluto consegnare uno strumento di propaganda in mano al M5S a dieci giorni dalle elezioni. Questo è un fattore che va considerato, perché quella del Pd non è stata una decisione pienamente autonoma. La decisione sembrava molto complessa, anche se va registrato un recupero di unità da parte del Pd che è stato favorito dal voto palese. Nello stesso tempo c’è la manifesta sensazione che il Pd tema queste elezioni europee, e che quindi stia facendo di tutto per evitare che Grillo prenda un numero di consensi troppo elevato.



L’esito di questa votazione, alle Europee avvantaggerà il Pd o il M5S?

L’arresto di Genovese risolve una grana a Renzi, evitando un problema che poteva essere molto serio per il Pd, e in questo quindi il centrosinistra ha un guadagno. Nello stesso tempo però c’è un aumento di consenso del M5S, che mostra l’operatività della sua presenza parlamentare.

All’ordine del giorno ieri era solo la questione morale, o anche il fatto che una parte del Pd sta cercando di mettere in difficoltà Renzi?

Come si è visto dall’inizio dell’avventura renziana, c’è un segmento del Partito Democratico che nei gruppi parlamentari è piuttosto forte e che gioca a mettere in difficoltà il premier. Forse Renzi avrebbe dovuto premere sull’acceleratore, portando un elemento di chiarezza molto netto all’interno del Pd. Magari anche spiegando che alcuni incroci del malaffare hanno riguardato, toccato o addirittura sfiorato nel precedente passato proprio le aree che sono contro di lui, e che lui rappresenta una cesura rispetto a questo passato.



In che senso Renzi deve premere sull’acceleratore?

Se fossi stato in Renzi avrei detto con estrema nettezza che Primo Greganti non passava di lì per caso, ma era un personaggio legato alla sinistra del Pd. E lo stesso discorso vale per le vicende dei finanziamenti a Filippo Penati, che riguardavano un’area molto precisa del partito, in quanto Penati è stato segretario di Bersani. Si tratta di realtà che sono state, sono e saranno ostili a Renzi. Premere sull’acceleratore significa anche evidenziare la propria disponibilità rispetto a un ambiente del Pd che ha qualcosa da farsi perdonare. Renzi avrebbe dovuto dire che era il momento di operare una cesura generazionale, rispetto a settori del Pd che sono stati toccati e innervati dal sistema del malaffare.

 

In questo modo Renzi non rischia di spaccare il partito?

Questo è un rischio che va corso. Renzi deve capire che il corpaccione del Pd va sferzato, e non accarezzato.

 

In questo processo che ruolo giocheranno le elezioni europee?

Se le elezioni europee non dovessero andare bene, e il Pd non prendesse almeno il 30% dei voti, Renzi si troverebbe in difficoltà. I gruppi parlamentari sono ancora ampiamente presidiati dai bersaniani, i quali potrebbero avere interesse a sottolineare che Renzi non rappresenta la cura giusta per i problemi del Pd. Se al contrario Renzi dovesse ottenere un ottimo risultato, gli consiglierei di mettere la parola fine a questa legislatura e andare a nuove elezioni, perché solo con gruppi parlamentari omogenei alla sua linea lui potrà portare avanti i suoi progetti.

 

Lei quali risultati si attende?

In questo momento il M5S registra una forte crescita di consensi, dovuta proprio alle ambiguità del Pd sia sul caso Genovese sia sul caso Expo-Greganti. Né Penati né Greganti sono stati espulsi dal Pd, ma soltanto sospesi cautelativamente di fronte ad accuse di clamorosa gravità. 

 

In caso di elezioni anticipate, ci sarebbero i tempi per approvare l’Italicum?

Non ce ne sarebbe bisogno, si potrebbe andare tranquillamente al voto con il “Consultellum”, però Renzi avrebbe l’opportunità di ridisegnare il gruppo parlamentare. Finché Renzi avrà un gruppo parlamentare che rema contro la sua linea, non potrà portare a casa i risultati che vuole ottenere. Anche se con il voto proporzionale scendesse al 35% dei deputati, in questo modo continuerà a governare insieme a Forza Italia e Nuovo Centro Destra, ma quantomeno potrà prendere in mano il gruppo parlamentare.

 

(Pietro Vernizzi)