Portando Putin a un consiglio Nato nel 2002 ho posto fine alla guerra fredda: lo ha dichiarato Silvio Berlusconi al programma Mix24 di Giovanni Minoli. Dichiarazione che farebbe sorridere, se non implicasse quello strettissimo rapporto che da tempo è instaurato tra il leader di Forza Italia e il presidente russo, tanto che Berlusconi, sempre nel corso dello stesso programma, ha aggiunto: “Putin ha ragione in Ucraina e l’Europa e altri paesi si stanno comportando con leggerezza e sbagliando”. Viene da chiedersi, alla luce delle dichiarazioni dell’ex ministro del tesoro americano sul fantomatico complotto del 2011 che avrebbe posto fine al governo Berlusconi, se sia stata proprio l’amicizia con Putin una delle molle di questo complotto. Ilsussidiario.net lo ha chiesto al giornalista del Corriere della Sera Dario Fertilio.
Il complotto europeo anti Berlusconi di cui tutti parlano, secondo lei che cosa nasconde in realtà? Può l’amicizia con Putin essere stata una delle motivazioni?
Distinguiamo complotto e complotto. Se intendiamo un complotto per far fuori Silvio Berlusconi in quanto politico non omogeneo al gruppo dirigente della Ue, allora non c’è stato. Sono state altre le motivazioni che hanno spinto a farlo fuori, usando un linguaggio certamente esagerato.
Quali?
Queste motivazioni non erano certo personali, ma si riferivano a una crisi molto seria che stava vivendo l’Italia in quel periodo, crisi che minacciava di trascinare con sé tutta l’Eurozona.
Dunque un complotto c’è stato o no?
Ma non era dovuto a Berlusconi in quanto tale, bensì alla mancanza di riforme di struttura da parte del governo italiano per ridurre il deficit. Un vuoto tale da immobilizzarci nella stagnazione, attirando inevitabilmente le speculazioni, come sempre succede in questi casi. L’Italia come paese obiettivamente più fragile, ne era vittima. Se vogliamo proprio usare il termine complotto per dire quel che si è fatto al fine di allineare un paese riottoso, effettivamente allora complotto c’è stato.
Adesso Berlusconi chiede una commissione di inchiesta…
La spiegazione che ne fa lui fa parte della propaganda elettorale.
E l’amicizia di Berlusconi con Putin quanto ha contato? Che idea ha lei di questo rapporto che oggi Berlusconi rinnova con evidente entusiasmo?
In questo rapporto, fatto di un sostegno a Putin che Berlusconi rinnova, ancora una volta si è vista e si vede come la politica di Berlusconi sia estremamente miope e priva di alcuna cultura veramente politica.
In che senso?
In sostanza Berlusconi ha teso la mano a Putin come un imprenditore avrebbe potuto farlo con un imprenditore amico di un altro paese. Questa è una visione del tutto a-politica, che poi è costata a Berlusconi anche l’isolamento. E’ chiaro che una cosa è avere rapporti stretti con la Russia come fa la Germania, leader della linea morbida nel caso dell’aggressione della Russia verso l’Ucraina, altra cosa è sostenerla politicamente a prescindere dalle azioni di Putin, come fa Berlusconi.
Qual è allora il motivo di questo sostegno?
Mi sembra che Berlusconi non abbia compreso la natura reale del potere di Putin e del putinismo in Russia.
Cioè?
La Russia sta vivendo il passaggio da un regime autoritario, quale poteva essere nel 2010, a una visione del tutto totalitaria, che per sua natura deve certificare il proprio potere con la forza. L’equivoco di Berlusconi con Putin è lo stesso avuto con Gheddafi. Da imprenditore molto navigato, Berlusconi coglie le opportunità di aperture commerciali ma senza riflettere sulle implicazioni politiche; ma in questo modo provoca dei disastri, come abbiamo potuto vedere.
E’ esagerato dire che Forza Italia stia alla Russia di oggi come il Pci stava all’Unione Sovietica?
Credo sia esagerato. Mentre il Pci era ideologicamente omogeneo all’Urss nel senso che aderiva ai principi fondamentali del marxismo-leninismo, Forza Italia non sa nemmeno cosa sia il putinismo. Che mantiene all’esterno la struttura del comunismo con l’inno sovietico, l’espansionismo, la guerra patriottica, e invece all’interno è di tipo nazional socialista.
Ci spieghi meglio.
Il non avere problema a versare del sangue, il considerare che dove c’è un russo c’è la Russia. Un’ideologia già vista ai tempi di Milosevic nell’ex Jugoslavia, che adesso si ripresenta con una minaccia però più forte per tutta l’Europa. Forza Italia non si rende conto di questa minaccia, dando vita a un equivoco pericoloso per lei stessa e per l’Italia. Finisce per essere un partito pro-russo che non coglie il senso di quello che sta accadendo, come allo stesso modo ai tempi dell’Unione Sovietica e del Reich nazista molti non avevano colto la portata di quei totalitarismi e continuavano a illudersi di poter avere con essi buoni rapporti.