Il no congiunto di Pd e M5S alla responsabilità diretta dei magistrati, chiesta da Forza Italia, brucia ancora al partito di Berlusconi. Eppure, il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri spiega a ilsussidiario.net che non si è trattato di una manovra politica, né che quel voto intende riaprire lo scontro ideologico che per vent’anni ha impedito una riforma della giustizia. Piuttosto si tratta di “lasciare da parte i pregiudizi e guardare alla realtà”. “Prevedere la responsabilità diretta del magistrato” – spiega Ferri – “senza dover prima intentare una causa nei confronti dello Stato, non garantirebbe ai cittadini un magistrato imparziale, terzo e quindi credibile”. Ma non per questo i giudici non devono rispondere dei loro errori. La soluzione? Un giudice collegiale.



Sottosegretario Ferri, qual è il significato politico della presa di posizione di Pd e M5S contro il ddl sulla responsabilità civile dei magistrati presentato da Forza Italia?
Ritengo che bisogna essere cauti prima di attribuire un qualche significato politico al voto congiunto del Pd con il M5S. Infatti martedì scorso, il Pd inizialmente si era limitato a chiedere un rinvio solo al fine di una più ampia riflessione sulla tematica della responsabilità civile. Lo stesso Pd aveva in precedenza ritirato gli emendamenti modificativi dell’art. 1, cioè di quell’articolo la cui soppressione è stata criticata dal centrodestra.



Perché la responsabilità diretta è sbagliata?
La professionalità dei magistrati sta a cuore a tutti perché vuol dire garantire ai cittadini un magistrato imparziale, terzo e quindi credibile. Per ottenere ciò non va dimenticato che il magistrato che sbaglia o che si è comportato non correttamente viene valutato anche sotto il profilo della responsabilità penale, contabile, disciplinare. Proprio su quest’ultimo aspetto peraltro può essere aperta una seria riflessione perché i cittadini devono avere la certezza di avere sempre di fronte un magistrato preparato e capace. Ciò detto, per quanto riguarda la responsabilità civile dobbiamo lasciare da parte i pregiudizi e guardare alla realtà.



Cosa significa per lei?
Prevedere la responsabilità diretta del magistrato, senza dover prima intentare una causa nei confronti dello Stato, così come escludere il vaglio preventivo di ammissibilità o procedibilità, possono essere soluzioni normative assai rischiose perché i magistrati fanno un lavoro che, per sua natura, porta fisiologicamente a scontentare molte persone: basti pensare ad un giudice civile che, ogni volta che emette una sentenza, dà ragione ad una parte e torto all’altra e quest’ultima certo non sarà contenta di quella decisione.

Se si esponesse un magistrato alle richieste risarcitorie di tutte le persone che non hanno vinto una causa, non solo il magistrato dovrebbe dedicare alla propria difesa talmente tanto tempo da ridurre enormemente quello destinabile alla sua attività lavorativa, ma si correrebbe il rischio di giudici che, per paura di subire delle cause, tenderebbero a favorire nelle loro decisioni la parte processuale più facoltosa che può permettersi gli avvocati più bravi ed agguerriti e che potrebbe più facilmente intentare una causa contro di loro. Invece, i cittadini hanno bisogno di un giudice autonomo ed indipendente che non sia indotto a mettersi dalla parte del più forte.

Ma un magistrato dovrebbe o no rispondere dei suoi errori? Come?
Ovviamente anche i magistrati devono rispondere dei loro errori. Ma la disciplina dei procedimenti civili relativi alla loro attività lavorativa deve tenere conto delle specifiche peculiarità del loro lavoro, nel quale, dinanzi ad un provvedimento giurisdizionale, fisiologicamente una parte del processo può ritenersi ingiustamente danneggiata e per ciò stesso spinta ad intentare una causa contro il magistrato. Questo non significa che il tema della responsabilità civile dei magistrati non debba essere affrontato. E non sono contrario a prevedere l’istituzione di un nuovo giudice collegiale, che potrebbe essere composto da personalità di indiscusso prestigio, come gli ex presidenti della Cassazione o gli ex giudici della Consulta, e che potrebbe avere la funzione di operare un filtro preventivo di procedibilità per le cause civili intentate per far valere la responsabilità civile dei magistrati.

Ritiene che la scelta di discutere il ddl in commissione durante la campagna elettorale sia stato un errore?
Su un tema così sensibile come quello dei rapporti tra politica e magistratura, e quindi anche sulla responsabilità civile dei magistrati, l’attualità della campagna elettorale non aiuta a trovare soluzioni ragionevoli e condivise.

È possibile una riforma della giustizia condivisa da Pd e Forza Italia o si tratta di una chimera?
Penso di sì, che sia possibile. Ma bisogna evitare approcci influenzati da pregiudizi e da contrapposizioni, ci si deve muovere in un’ottica pragmatica di ricerca della soluzione migliore per i cittadini e per l’efficienza della giustizia. Si rischia che l’esatta valutazione del problema venga distorta dal risalto massmediatico che viene dato alla questione e dall’annoso contrasto tra politica e magistratura. Basti pensare che i dati relativi alle azioni civili intraprese ci parlano di sole 29 azioni intentate nel 2011 e di sole 25 cause proposte nel 2012 (dati della Presidenza del Consiglio): questo a conferma del fatto che, al di là dell’esito di queste cause, anche il “bisogno di giustizia” in questa materia è assai contenuto.

Quanto è ancora forte oggi il legame tra Pd e magistratura?
Non credo che vi siano legami organici tra partiti politici e magistratura. Penso semmai che vi siano stati e vi siano delle influenze di tipo culturale a cui parte della magistratura fa riferimento e si ritrova. Ciò che è comunque essenziale evitare è qualunque forma di valutazione politica che interferisca sul piano giudiziario.

Da quando Berlusconi si trova ai servizi sociali, la posizione di Forza Italia sulla giustizia è diventata più intransigente o più aperta al confronto?

Non ho notato cambiamenti nella linea politica di Forza Italia su questo tema.

Ritiene che la posizione di Pd e M5S sia compatibile con la procedura d’infrazione aperta dall’Unione europea sulla responsabilità civile dei magistrati?
Contrariamente ad alcune affrettate interpretazioni, la Corte di Strasburgo non ci ha chiesto di introdurre la responsabilità diretta del magistrato. La Corte di giustizia europea si è limitata a chiedere di prevedere una responsabilità dello Stato in caso di violazione manifesta del diritto dell’Unione.

Renzi sta solo cercando di mediare, o ha dimostrato di essere allineato con le posizioni tradizionali della sinistra più vicina ai magistrati?
Il Presidente Renzi è concentrato sui problemi che il mondo della giustizia si trova ad affrontare, segue con attenzione le dinamiche parlamentari ed è aperto al confronto per cercare di varare opportune riforme che possano risolvere tali problemi. Il servizio giustizia necessita di riforme urgenti ed importanti.

(Pietro Vernizzi)